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Invitare, essere invitati

Nel momento in cui si decide di organizzare qualcosa a casa propria, dal semplice caffè pomeridiano alla super cena, il passo iniziale è lo stesso, cioè scegliere data e ora. Si, perché se c’è una cosa assolutamente da evitare, in questi casi, è mettersi a chiamare in giro e chiedere “vorrei invitarti, quando ti andrebbe bene?”: il rischio è infatti di ottenere mille risposte diverse, magari piene di “se” e “ma”, tali da mandare in tilt anche l’organizzatore più flemmatico. Molto più saggio proporre una data prestabilita, ovviamente con congruo anticipo (diciamo non meno di dieci, quindici giorni nelle occasioni informali, anche un mese per quelle formali) e tenendosi comunque pronti a uno spostamento se una parte importante degli invitati non fosse disponibile.

Scelto il giorno, si pone il problema di come contattare gli ospiti. Per la mia filosofia (semplicità e niente stress), se riceviamo in casa l’invito scritto da mandare per posta o consegnare a mano è d’obbligo solo in due occasioni, che si situano agli estremi opposti: le festine dei bambini e gli eventi eccezionali, come compleanni o anniversari “speciali” e cene di rappresentanza. Per tutto il resto, che di solito costituisce la stragrande maggioranza delle occasioni, è più che sufficiente ricorrere al semplice telefono, o anche – perché no? – a sms o e-mail, che sono più disinvolti dell’invito postale ma hanno lo stesso vantaggio, cioè dare a chi li riceve il tempo di meditare la risposta in tutta tranquillità.

L’invito dovrà riportare ogni elemento necessario: data, ora, luogo, occasione, se si prevedono altri ospiti, se si ha in mente di servire delle pietanze particolari. Se lo mandiamo via mail o sms, si concluderà annunciando una prossima telefonata per definire i dettagli, che – qualora non sia l’invitato a farsi vivo per primo – faremo seguire un paio di giorni dopo: così facendo, daremo all’ospite il tempo di pensarci, consultarsi con i familiari, ed eventualmente poter declinare senza imbarazzi reciproci. A viva voce avremo anche cura di raccogliere informazioni in merito ad eventuali allergie e intolleranze, delle quali dovremo tenere obbligatoriamente conto, a costo di rivoluzionare completamente il menu che avevamo previsto: è un problema molto serio, e non ci si può davvero scherzare!

Chi riceve l’invito dovrà rispondere il prima possibile, diciamo al massimo entro due-tre giorni. Una risposta affermativa si potrà anche anticipare con  un semplicissimo messaggio, genere “Grazie, ci saremo senz’altro!”, cui seguirà comunque un contatto telefonico. Se invece si decide di declinare, è d’obbligo la telefonata. Starà a questo punto a chi invita decidere se prendere semplicemente atto della cosa e promettere un nuovo invito per il futuro, o se spostare l’appuntamento. Unica certezza è che, una volta data una risposta, soprattutto se affermativa, l’ospite non potrà cambiare idea se non per motivi veramente importanti: niente bidoni dell’ultima ora, insomma!

Immancabilmente, a questo punto della faccenda, l’ospite si sente in obbligo di chiedere se può portare qualcosa. A rigore, la risposta del padrone di casa dovrebbe essere un cortesissimo diniego. E’ questa, secondo me, una regola ferrea, come è altrettanto di rigore che l’ospite arrivando trovi tutto pronto, e non venga messo ad apparecchiare o a spignattare, e nemmeno a collaborare al riordino.

Come ogni regola, però, anche questa può avere le sue eccezioni, purché il contesto sia di grande confidenza: in questo caso, nulla vieta che – in accordo con i padroni di casa – l’ospite arrivi con un dolce o una bottiglia, e persino che dia una mano a tavola o in cucina. Se confidenza e accordo preventivo non ci sono, però, meglio evitare iniziative che potrebbero in qualche modo interferire con l’organizzazione della serata. Ma poiché è altrettanto scortese presentarsi a mani vuote, come cavarsi d’impaccio? Ne parleremo presto in un apposito post.

17 pensieri su “Invitare, essere invitati”

  1. Parole sante….io e mio marito siamo in pieno disaccordo su questo: io, come te cara donna bianca, non concepisco l’idea che l’invitato porti cibi o vini, metterebbe in grande disagio la padrona di casa che avrà preventivamente studiato tutto al meglio cercando di dare un senso logico ed un’armonia a tutto… come cavarsi d’impaccio e non arrivare a mani vuote? semplice banale ma sempre gradito I FIORI!!!! mandati prima dell’arrivo dell’invitato stesso in modo da dare tempo alla padrona di casa di collocarli …antico, già visto noioso? ma perchè? E’ cosi bello avere dei fiori in casa… vuoi essere meno banale ? un piccolo oggetto che sai che la padrona di casa gradirebbe… magari un CD, se ne conosci i gusti musicali, un libro, ma anche un oggetto un pò strano magari dalla forma sfiziosa per la cucina … del genere mi piacerebbe comprarmelo e prima o poi lo farò ma il prima o poi alla fine non arriva mai….al contrario nel clan di mio marito biosogna arrivare muniti di dolce o vino…la trovo una follia… per i dolce :oltre al fatto che il dolce è la firma di una cena e dovrebbe spettare DI DIRITTO alla padrona di casa il rischio è di trovarsi 2 o 3 invitati che nella migliore delle ipotesi portino 2 o 3 torte da dover comunque assaggiare per non fare torto all’una o all’altra…(nella peggiore delle ipotesi paste comprate in pasticceria ma giuro questo mio marito non riuscirà a farmelo fare nemmeno sotto tortura) e per quanto riguarda il vino… cosa fai lo apri subito mandando all’aria quell’abbinamento su cui ti eri documentata e su cui magari avevi impostato tutta la cena?…o la metti via…e cosi i tuoi ospiti penseranno di non aver azzeccato i tuoi gusti? INVITATI PORTATE FIORI !!!!!!!!!!!!!!scusate se mi sono dilungata ma questo argometo è in casa mia molto sentito e causa di tafferugli quasi ad ogni invito fra me e mio marito…baci baci baci ale

    1. Resisti, Ale, resisti!!! Quanto ai fiori e alle alternative possibili a dolce e – peggio ancora, sono d’accordo – vino da pasto, ci torniamo prestissimo! Tieniti pronta 😉

      1. Una bottiglia di olio di propria produzione, magari con etichetta personalizzata, è uno dei doni ideali: non obbliga a farne un uso immediato e anzi, il suo uso centellinato nel tempo prolunga idealmente il legame tra gli ospiti. Come trattenersi dall’invito delle sue fresche fragranze, sprigionate da una patata calda o dal pane abbrustolito, quando nell’aria i torchi scricchiolanti ne annunciano l’arrivo?

          1. No, solo un piccolo esperimento su queste moderne forme di comunicazione, subito eliminato: ma si vede che tengono traccia di ogni strada percorsa. Non tedierò alcuno con mie personali elucubrazioni. Eppoi, diciamolo, sono anche troppo pigro per rispettare troppe scadenze: mi bastano quelle imposte dallo scorrere delle stagioni.

    2. Io ai fiori preferisco una pianta, anche piccola (anzi meglio) perchè non ho molto spazio ma mi chiedo, quanti di noi fanno inviti così formali? In genere a casa mia si invita e si è reinvitati sempre tra persone che si conoscono bene, parenti ed amici e il problema non sussiste, ci si mette daccordo prima su cosa portare e alle volte fa anche piacere non dover pensare al dessert o al vino d’accompagnamento! quando capita invece un invito più speciale mi piace portare un libro di cucina-dono che io apprezzerei moltissimo- e comunque almeno una bottiglia di vino, alle volte anche un passito così non intralcia le scelte della padrona di casa.

      1. Anch’io invito quasi solo parenti e amici, ma ciò non toglie che mi piaccia organizzare il pranzo da cima a fondo: e da quel che leggo, non sono l’unica 🙂 Poi è ovvio che ci siano le volte in cui va benissimo che l’ospite arrivi col vino o con la torta: l’importante, come dicevo, è mettersi d’accordo prima e, se la padrona di casa dice che non è necessario perché ha già pensato a tutto… fidarsi 😉 !

  2. Mi sento un alieno. Io dal mondo in cui sono cresciuta di inviti scritti e formalità sono fuggita e non ci tornerei nemmeno se mi pagassero a peso d’oro… e il dolce quando non richiesto mi sembra in una situazione di totale disaccordo tra padrona di casa e ospite, come dire: io vorrei ma gli ospiti sono quelli che sono… o le persone non sono molto educate o forse pensano di essere troppo in confidenza rispetto alla realtà dei fatti… Non vorrei che il commento sembrasse polemico, è solo che il punto “ospiti-padrona di casa” del commento di alessiam mi suscita un grande punto di domanda, tutto qui…

    1. La formalità può essere soffocante, sono d’accordo, e infatti la evito accuratamente: l’importante è non confonderla con la buona educazione, perché di quella, al contrario, secondo me non ce n’è mai abbastanza 🙂 .
      Quanto al presentarsi a pranzi e cene portando d’iniziativa un dolce o del vino, è un’abitudine davvero molto diffusa e dura a morire, proprio perché non è percepita come una potenziale scortesia, anzi, tutto il contrario. Per carità, non è certo una tragedia, ma confermo che secondo me sarebbe da evitare: ci sono tanti altri modi per ringraziare di un invito!

  3. Secondo me una scatola di cioccolatini o di gelatine va benissimo, i fiori li trovo complicati e poi chi si sogna di spedirli prima della cena, dai siamo realisti….
    C’è gente che porta dei dolci home-made, tipo marmellate o biscotti, che, se confezionati con un certo gusto, possono risultare originali e graditi.
    Una volta mi hanno regalato un libro di ricette esotiche, molto apprezzato.

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