Ognuno di noi ha qualcosa che “fa Natale”: un sapore, un profumo, un oggetto, che il più delle volte ci riporta agli anni dell’infanzia, a riti e tradizioni di famiglia, vissute o magari anche solo sognate.
Nei miei ricordi di bambina non c’è particolare memoria delle cene della Vigilia. E’ invece ben presente il ricordo del dopo, quando, indossato il cappottino più elegante, ci si recava tutti assieme alla Messa di mezzanotte. Nonostante la solennità del contesto, e la magia della musica e dei canti, il più delle volte – lo confesso – mi addormentavo a metà e, privilegio concesso alla più piccola, tornavo a casa in braccio a mio padre. Una volta arrivata ero però pronta a partecipare a quello che era il vero rito della notte di Natale: mentre tra sorelle ci azzuffavamo assai poco cristianamente per il privilegio di mettere Gesù Bambino nella mangiatoia, la nonna preparava una deliziosa cioccolata calda da gustare tutti assieme con grande gioia e complicità. Non c’erano regali: ai bambini aveva già pensato, la mattina del 13 dicembre, la generosa Santa Lucia, e il Natale restava dedicato solo al vero valore degli affetti. Quella cioccolata, servita nel servizio più bello, gustata tra mille coccole e giocando a riflettere nel cucchiaino d’argento le luci dell’albero e del presepe era però sufficiente a farci considerare perfetta quella notte magica.
Ora non vado più alla Messa di mezzanotte: altre tradizioni hanno preso il suo posto, compresa una cena della Vigilia che, nel gran giro delle feste condivise con parenti e amici, è l’unico momento tutto dedicato alla nostra piccola famiglia. La cioccolata calda, però, in qualunque momento della giornata sia servita, ha mantenuto per me quell’aura magica. Ecco perché la consiglio vivamente per un appuntamento pomeridiano, come alternativa più ricca e golosa al classico tè.
Se volete prepararla in casa, senza ricorrere alle classiche buste ma seguendo comunque una ricetta facile e velocissima, ecco come la faceva la mia nonna.
Ingredienti per una tazza: 125 ml di latte, 3 cucchiaini da tè di cacao amaro, 2 cucchiaini di zucchero bianco, da ½ a 1 cucchiaino di fecola di patate (secondo quanto vi piace densa), panna montata.
Mescolare cacao, zucchero e fecola in un pentolino; aggiungere il latte pochissimo per volta e man amalgamarlo perfettamente, in modo che non si formino grumi; mettere su fiamma medio-bassa e, mescolando continuamente, scaldare finché non si addensa.
E veniamo al servizio. Trovo che la cioccolata, servita ovviamente calda e fumante, sia un vero, piccolo lusso del palato, e come tale meriti di essere trattata. Se siete tra i fortunati possessori di un servizio da cioccolata (io no, purtroppo…) non esitate a utilizzarlo, servendo la cioccolata direttamente in tavola dalla sua cioccolatiera. In alternativa, andrà benissimo anche un servizio da tè, meglio se di tono chiaro, in modo da esaltare il colore bruno della bevanda: in questo caso porteremo però la cioccolata già nelle tazze. Una bella tovaglia, piccoli tovaglioli, qualche biscotto e delle meringhe mignon completeranno egregiamente l’appuntamento.
Un’ultima nota: la panna deve essere rigorosamente fresca, montata a regola d’arte e servita solo a chi la gradisce; da evitare assolutamente la pseudo-panna in bomboletta, sconsigliabile in generale – almeno secondo me – ma soprattutto in questa occasione, perché si liquefa immediatamente a contatto con il calore della cioccolata, creando un effetto estetico e di gusto veramente deprimente.
Piuttosto, se ne avete la possibilità, potete proporre la panna in bicchierini singoli da destinare a ciascun ospite, che potrà così decidere se trasferirla tutta nella tazza o sorbirla poco alla volta, accompagnandone un assaggio ad ogni cucchiaino di bevanda, e gustando così appieno il contrasto tra la fresca leggerezza della panna e il calore denso della cioccolata.
Ciao Donna Bianca, che bel post!!!! ti leggo sempre e con molto interesse…e con questo ultimo mi hai fatto ricordare…. i pomeriggi di Natale quando la mamma la preparava come merenda con il panettone…che sapore…oggi è sempre buona ma quella particolare magia…è sparita con l’infanzia
buona giornata Daniela
🙂
Per me il profumo del Natale è quello delle candele quando vengono spente. Quando stavo ancora coi miei genitori, prima di recarci dai miei zii per la cena della Vigilia all’ultimo piano della casa di famiglia, spegnevamo (per ovvie ragioni di sicurezza) le candele, e quello è diventato per me il profumo della Vigilia, e ogni volta che lo sento, anche in pieno agosto, ecco la magia del Natale!
La Vigilia poi è il momento delle festività che preferisco, siamo sempre stati una ventina di parenti tutti riuniti intorno alla tavola imbandita di prelibatezze, e anche oggi festeggiamo allo stesso modo, nella stessa sala, purtroppo con qualche nonno in meno e per fortuna con qualche marito/compagno e figlio in più.
Il giorno di Natale e quello di Santo Stefano invece li passo in un paesino vicino a Como, dai parenti di mio marito, anche lì una famiglia numerosa e tante squisitezze (al banchetto contribuiamo anche noi modenesi con lasagne e tortellini fatti in casa…).
C’è poi anche un suono che per me è assolutamente natalizio: il tintinnio delle giostrine azionate dal calore delle candeline rosse accese…avete presente di cosa parlo?
E per finire un sapore: che Vigilia è senza i cardi in umido???
Il tintinnio della giostrina dorata c’è anche nei miei ricordi 🙂
Sai che anche a me la cioccolata calda fa tanto Natale ? Mi ricorda quando , durante gli anni del liceo , aspettando la Messa di mezzanotte si beveva appunta una tazza di cioccolata fumante con gli amici e compagni di scuola . Mi hai fatto venire voglia di rifarla a casa con la tua ricetta … Grazie come sempre e buone feste di cuore .
Grazie carissima 🙂
Anche se non centra con l’argomento colgo l’occasione per chiedervi se avete letto e apprezzato “Celebrate in Venice” di Csaba, io l’ho ricevuto un paio di giorni fa, ormai l’unico che mi manca è “Fashion food Milano”, però mi ha un po’ delusa, “Country chic”, “Summer Holidays” e “La mia cucina in città” mi sono piaciuti molto (in quest’ordine), già con “Merry Christmas” mi sembrava ci fosse più fumo che arrosto, e sinceramente quest’ultimo arrivato non mi ha soddisfatta per niente, certi spunti sono interessanti e alcune ricette accattivanti, ma per la maggior parte mi sono sembrate ripetitive come tipologia e ingredienti già visti negli altri libri (misti di spezie e petali secchi, creme fraiche ovunque – che nemmeno so dove trovare!, solita pasta condita con caprino e poco altro). In più cose veramente semplici per un libro con quel costo: insalata di patate lesse e barbabietole, maionese (!), e addirittura, e qui mi sono cascate le braccia, la RICETTA del pinzimonio all’olio. Voi cosa ne pensate? Mi consigliate l’acquisto di “Fashion food Milano”?
Cara Dinah, nonostante adori in generale lo stle di Csaba perche’ le ricette sono facili e veloci, ma con un teist in piu’, ho notato ultimamente una certa ripetitivita’. Prima di acquistarlo io me lo studierei ben bene in libreria, visto che non e’ certo regalato.
Pare che la nostra Csaba stia lavorando a un libro sulla cucina economica, almeno da quanto ho caputo, vedremo se girera’ un po’ la barra del timone
http://Www.momsinthecity.it
L’ho sfogliato oggi in libreria. Belle foto, ma le ricette non mi hanno colpito: e infatti alla fine ho preso un libro sui biscotti di tre sconosciuti chef tirolesi 😉
Cara DB i tuoi post mi regalano minuti di quiete, grazie
Angela
Insomma, sono un po’ soporifera…
Vogliamo parlare del Christmas pudding? Spero che ci sia qualcuno che abbia gli ingredienti a macero da almeno un paio di giorni (forse oggi si è ancora in tempo, riducendo questa fase ai minimi termini accettabili).
Il mio ricordo è legato a questo dolce, che solo un luogo comune vorrebbe far passare per un mattone indigeribile. Ora per me il giorno di Natale non può dirsi compiuto senza un pezzo di pudding accompagnato, da quando ci si è avvicinati alla maggiore età – e anche se so che l’abbinamento non è dei più appropriati – da un whisky delle Highlands
Non lo conosco: ricetta?
La cioccolata con la panna….questo non me lo dovevi fare! Troppo buona, adesso sarò costretta a prepararmela in deroga a tutti i buoni propositi per non superare la barriera dei 12 kg di max aumento di peso in gravidanza! Il mio ricordo degli odori, ma più che altro dei sapori, legati al Natale dell’infanzia si riferisce ai dolci di cannella e zenzero che mi portava la mia zia tedesca ogni anno: non è che ne andassi matta (anzi, diciamo che ne faccio volentieri a meno anche da adulta), però mi evocano immediatamente l’immagine dell’albero addobbato e del presepe. Comunque io sono una fan del presepe,che dovrebbe essere rivalutato nel rispetto della tradizione cristiana. L’albero, bello quanto si vuole, è troppo pagano per i miei gusti.Tuttavia, non voglio perdere ulteriormente tempo, e vi posto la ricetta del Christmas Pudding, tratta dal libro di Pippa Middleton e letta su Vanity Fair:”Va preparato con almeno due gg. di anticipo. Mescolate 600 g. di frutta secca,125 g. di canditi, 1 mela grande grattugiata, un cucchiaio di noce moscata e uno di cannella in polvere, la scorza tritata e il succo di 1 limone, 150 g. di zucchero di canna,75 g. di ciliegie glacé tagliate a metà, una grande carota grattugiata, 150 g. di mandorle tritate, 2 cucchiai di melassa (in alternativa miele di castagno), 50 g. di farina,125 g. di margarina, mezzo cucchiaino di sale, 100 ml. di brandy, 25 ml. di birra inglese (ale) e 2 uova sbattute. Mescolate e lasciate riposare per 2 ore,o meglio per tutta la notte. Versate la miscela in una teglia per pudding da 1,2 litri. Coprite bene con un coperchio o con l’alluminio, posate la teglia su un treppiedi di metallo e cuocete in forno a bagnomaria in una grande pentola mezza piena d’acqua per 7 ore. Rabboccate l’acqua di frequente. Conservatelo al fresco (anche in frigo). Per riscaldarlo, cuocete a vapore per 1-2 ore oppure avvolgetelo nella pellicola trasparente, praticate dei buchi per lasciare uscire il vapore e mettete in microonde per 5 minuti. Lasciate riposare per 3 minuti prima di servire flambé con uno spruzzo di brandy.”
Premettendo che non garantisco sulla attendibilità della ricetta,e che arrivata alla sesta riga mi era già passata la voglia di prepararlo,spero sia conforme alla tradizione inglese. A me ,poi, Pippa proprio mi risulta indigesta e non vorrei che le sue ricette mi facessero lo stesso effetto…
Dunque, nell’ordine:
1 – Beh ormai sei arrivata agli sgoccioli, non sarà la cioccolata con panna a devastare la tua linea: certo, se ti accontenti di berne un numero limitato di litri
2 – I biscotti tedeschi speziati li infliggevano anche a me (niente zii ma un amico dei miei, lo stesso cui si deve la giostrina tintinnante); da bambina non li potevo proprio vedere, adesso invece mi piacciono molto: mi sono tedeschizzata con gli anni…
3 – Se la ricetta è questa, direi che la definizione di “mattone indigeribile” citata da Blasé mi sembra molto calzante. Attendiamo ovviamente un suo autorevole intervento in merito 😉
Ps ma sei bionda! Chissà perché, ti immaginavo rossa e riccia: sarà per i tuoi scritti peperini?
Sono una finta bionda, in realtà, ma siccome dicono che dopo i quaranta il biondo ringiovanisce……Mi piacerebbe tornare al mio colore naturale, ma con il mio viso paffuto rischierei di entrare dal parrucchiere con l’intento di sembrare Mara Carfagna e uscirne come copia di Paola Severino.Magari il pudding che cita Blasé è un tantino più leggero, oppure bisogna vedere quanto whisky delle Highlands ci beve sopra….
Beh, almeno tu puoi cambiare: su di me qualunque tentativo di variazione in tema di colore suonerebbe fasullo a miglia di distanza 😦
Su pudding e whisky delle Highlands, attendiamo sempre lumi: salvo che il nostro Blasé non sia partito per la sua baita solitaria, che peraltro io immagino una cosuccia tipo questa…
Potrei segnalarvi una ricetta edita in epoca vittoriana, da confrontare con quelle odierne che potete trovare qua e là. Confesso che dopo alcuni tentativi mediocremente riusciti sono tornato a far conto sul tradizionale rifornimento dall’Inghilterra da parte di vecchi amici di famiglia…
Scegliere una libbra di uvetta, una libbra di ribes, una libbra di strutto di manzo fresca, sbollentare e tritare due once di mandorle dolci e alcune amare, mescolare il tutto bene insieme con un chilo di farina setacciata; aggiungere lo stesso peso di mollica di pane bagnata nel latte e poi strizzata e mescolata con un cucchiaio fino a ridurla a un purè.
Tagliare in piccole parti due once di buccia di limone e arancia; aggiungere un quarto di grammo di spezie miste, un quarto di libbra di zucchero, otto uova sbattute, e mescolate il tutto con del latte dandogli la giusta consistenza di una pastella densa. Ricordare che il tutto non deve essere tagliato troppo sottile, o si deposita sul fondo. Versare due bicchieri di acquavite o brandy e lasciate riposare tre o quattro ore mescolando ogni tanto. Porre il tutto entro un panno, e cuocere in acqua per almeno 5 ore.
Al termine, si ribalta su un piatto, e si cosparge di zucchero e di brandy per flambare al momento di portarlo in tavola.
Quanto ai libri, mi permetto di suggerire alla nostra Donna Bianca di dedicare un post alle letture che trattino, o ben si accompagnino, alla tavola, al cibo e al ricevere. Da parte mia comincerei subito – ma col rischio di far torto a tantissimi altri – con un classico per la sezione dei romanzi come Dona Flor e i suoi due mariti, di Jorge Amado; mentre per la saggistica ricchissima di spunti è la Storia e geografia dell’alimentazione curata da Massimo Montanari e François Sabban.
Sulla ricetta confermo, non mi attira per nulla: anzi, lo confesso, alla libbra di strutto di manzo ho avuto un mancamento 😦
Quanto ai libri, è un’ottima idea: ci penserò su.
Quindi non ti sei ancora ritirato nella baita? Allora possiamo sperare in una descrizione dei tuoi preparativi natalizi: Christmas pudding a parte, ovviamente 😉
io l’ho provato diversi anni fa…e l’ho pure flambato! però non è stato apprezzato, troppo carico….non sono i nostri sapori…
Adesso ci sono!!! Sei Irlandese! 😉
Mmmmh, no, secondo me visto come scrive è decisamente italiano. Diciamo che dev’essere cosmopolita…
Che ridere ! Alla fine , da qualunque argomento si parta , finiamo immancabilmente per fantasticare su Blasé …. Io per esempio sono curiosa di sapere quali libri si porterà nella baita in mezzo al bosco …..
E’ vero, il buon Blasé è sempre nei nostri pensieri 🙂 Anch’io sarei curiosa di sapere quali libri accompagneranno il suo eremitaggio (ma poi, sarà veramente solo? mah…)
Secondo me saranno tutti saggi su argomenti che gli stanno a cuore: mi sembra il tipo che ama approfondire. Comunque me lo immagino seduto di fronte al camino, con il bicchiere di whisky in mano, mentre ascolta il brano “Mull of Kintyre”, che tra l’altro mi piace tantissimo e mi fa tanto atmosfera natalizia (dopo “O Tannenbaum”, cantato rigorosamente in tedesco) , ma che posso ascoltare non quanto vorrei, perchè dopo la terza volta il mio fidanzato dice che alla bimba non fa bene roba così noiosa.
Dì al tuo fidanzato che la bimba è perfettamente in grado di protestare. Mia figlia, quando attaccavo i miei adorati Eurythmics, mi massacrava di calcioni: guarda caso, appena cambiavo musica si calmava… e anche oggi, in effetti, abbiamo gusti musicali decisamente divergenti 😀
per me il sapore del natale è dato dalla torta di mandorle del “nonno tino” mio nonno che purtroppo non c’è più era classe 14 e stranissimo per quei tempi amava cucinare, fece di sua creazione questa torta meravigliosa che ricorda vagamente la sbrisolona mantovana, la tagliava appena sfornata a losanghe (poi sarebbe diventata troppo dura ) che poi poneva in modo da formare un albero di natale. ovviamente la ricetta è stata passata in famiglia e ne siamo gelosissimi ( è l’unica che egoisticamente non condivido mi sembrerebbe di tradire una sorta di segreto di famiglia). Mio nonno era veramente bravo a ricreare la perfetta atmosfera natalizia da quando lui non c’è più molte cose sono cambiate, lui è sempre stato il perno della nostra famiglia ( strano in una italia di solito molto mammo centrica) da quando mi sono sposata sto cercando di carpire questa pesante eredità facendo molte delle cose che lui faceva… torta di mandorle, mettere i regali sotto l’albero ma mettere anche molti scherzi sotto l’albero, fare tanti bigliettini con i nomi uno per ogni regalo metterli in una ciotole e poi estrarli la persona più giovane va a prendere il regalo e lo porta al destinatario e tante altre piccole cose….la cosa che però a casa mia crea maggiormente l’effetto natalizio….è l’odire del pan carrè ( chissà se si scrive cosi) bruciato… deve essere una eredità genetica …inziamo con i salumi poi si passa ai crostini al salmone… ma di solito la prima infornata di crostini bruciacchia sempre un pò …era cosi da mio nonno, da mia zia da mia mamma e anche lo scorso anno da me….l’imperfezione è una dote di famiglia… da me lo scorso anno saltò anchè la luce perchè avevo 2 forni accesi contemporanemente e i maledetti faretti della cucina tutti accesi…. ma questa è un’altra storia …baci baci baci ale
Ale, che bel racconto! E’ proprio vero, certe tradizioni diventano tali proprio perché intrise di quella magia che può nascere solo dall’amore vero, puro e disinteressato. Fai bene a tenere in famiglia la ricetta del nonno: è un autentico tesoro 🙂
Bello questo post che rievoca i piacevoli ricordi del Natale! Sono quelle sensazione che poi ci si porta dietro per tutta la vita.
La cioccolata, soprattutto quella fondente è la mia “droga”. Anche io la faccio qualche volta, più o meno come la tua nonna, e devo dire che quando la assaporo provo momenti di pura felicità!
Ne approfitto per augurarti Buone Feste!!!!
Franca
Grazie carissima 🙂 . Ma per gli auguri-auguri, se avete modo di passare da queste parti, vi aspetto lunedì.
Se penso al mio Natale da piccola mi viene subito in mente il buccellato casalingo che preparava mio nonno, insieme alla sua favolosa torta di ricotta, di cui purtroppo si è persa la ricetta. Adesso vivendo da expatriates la cassata divide il piattino da dessert con il Christmasa pudding (senza strutto però, quello “moderno” vegetariano) reso ancora più pesante dall’aggiunta di Brandy butter cream, che a detta di un nostro amico inglese, proprio non può mancare. Mia mamma però riesce sempre a portarci dei buccellatini di paese che ci fanno tanto pensare a quelli del nonno.
A questo punto si impone la ricetta della Brandy butter cream 🙂
Noto comunque che in molti dei nostri ricordi natalizi ci sono i nonni e le loro ricette, e questo mi fa una particolare tenerezza.