Se fino ai tre anni è difficile pensare che dei bambini possano mangiare in autonomia, da questo momento le cose decisamente cambiano.
E forse, visto quanto detto nella premessa, vi stupirà sapere che tanto sostengo la presenza dei bambini alla tavola quotidiana quanto caldeggio che, nelle occasioni, si prepari uno spazio solo per loro: insomma, il contrario di quello che un certo galateo (francamente un po’ datato) suggerirebbe, cioè far mangiare i bambini da soli nel quotidiano, e alla tavola dei grandi nelle occasioni speciali. Il perché è presto detto. Considerato che ormai moltissimi bambini frequentano l’asilo nido, e dai tre anni quasi tutti vanno alla scuola dell’infanzia, è assolutamente normale per loro – ed anzi desiderato – condividere il momento del pasto con dei coetanei. Non solo. Predisporre uno spazio dedicato dove i piccoli possano mangiare tutti assieme (ovviamente ancora con il sostegno degli adulti) libera i grandi, consentendo loro di vivere in maggiore serenità l’appuntamento conviviale, e rasserena anche i bimbi, che si sentono meno “sotto esame” e soprattutto non devono sottostare ai tempi di un pranzo tra adulti.
Si potrà a questo punto scegliere tra confermare l’appuntamento a buffet che già abbiamo visto perfetto in presenza di piccolissimi, come – se il numero lo consente – azzardare una cena seduti. In entrambi i casi, sarà necessario provvedere ad allestire uno spazio di altezza adeguata: al noto mobilificio svedese (ma anche in moltissimi ipermercati) si trovano tavolini a misura asilo completamente smontabili e a prezzi accessibilissimi. Se prevediamo un mini-buffet, un tavolo sarà più che sufficiente; se invece l’idea è di mettere seduti i piccoli ospiti, dovremo procurarci anche sgabellini o seggioline.
Il principale problema dei buffet è di riconoscere le proprie cose per evitare di scambiarle. E se per i grandi si può sperare in memoria e attenzione, per i piccoli servono altre strategie. Anche si volessero utilizzare stoviglie usa e getta, non si può pretendere – né è auspicabile – che un bambino di tre anni cambi bicchiere a ogni sorso: e poiché pochi bambini a quest’età sanno leggere, nemmeno un cartellino con il nome risolverebbe il problema. E allora? Se non abbiamo stoviglie di tanti colori diversi (ancora mobilificio svedese, ma anche altrove), la soluzione sta in una parola: stickers! Si, quei piccoli adesivi in plastica che si trovano ormai ovunque, in fogli con almeno venti soggetti diversi: allegri, colorati e facilmente comprensibili, consentono ad ogni bambino di identificare senza dubbi le sue cose, evitando sia scambi inopportuni che altrettanto inopportuni sprechi.
E se li vogliamo mettere seduti? La tavola andrà apparecchiata con gusto e cura, ma ovviamente a misura di bambino piccolo. Quindi niente tovaglia (rischierebbero di tirarsi tutto addosso), piatti e bicchieri infrangibili ma possibilmente non di carta (scomodi e soprattutto instabili), posatine della misura giusta, il tutto sempre utilizzando le medesime strategie anti scambio già suggerite poco sopra.
Ovviamente non si potrà pretendere che dei bambini di quell’età stiano tranquillamente seduti per tutta la cena: sarà quindi il caso di servirli per primi, presentando le pietanze già tagliate a piccoli bocconi, aiutandoli dove necessario ma senza assillarli e privarli del piacere di stare assieme. Se ci sono bambini più grandicelli, responsabilizziamoli: è sorprendente la dolcezza con cui (magari non tutti, ma molti) sanno prendersi cura dei più piccoli, aiutandoli con gesti semplici come versare da bere o mettere nel piatto. E considerato che per i bambini il fratello/cugino/amico più grande è sempre un idolo, il potere dell’esempio si farà sentire.
Sempre per la mia esperienza, è abbastanza inutile impegnarsi a preparare piatti particolari: i gusti di un bambino sono semplici, e soprattutto quando si trova con gli amichetti la sua priorità è giocare, non mangiare! Quindi una pastasciutta, una cotoletta o dell’affettato, delle verdure crude da sgranocchiare e un dolce altrettanto semplice li faranno più che felici.
Appena finito di mangiare, li si lascerà andare a giocare, mentre i grandi, finalmente liberi dalle più stringenti incombenze genitoriali, potranno a loro volta accomodarsi a tavola e godersi il resto della serata.
buongiorno a tutte! mi sento di condividere in pieno! ho un bimbetto di 4 anni, figlio unico e senza cugini vicini, e adoro organizzargli feste, merende, momenti di condivisione con amichetti di asilo e figli di amici, e adotto sempre la strategia “al tavolo speciale” con tovaglie a tema ( compro quelle di plastica, io le odio ma sono colorate coi loro personaggi preferiti, e le fisso al tavolino ‘svedese’ con il biadesivo) e ci abbino tovaglioli e bicchieri.
il menù? hamburger o wurstel, patatine o piselli, ketchup e pane morbido. fanno soli anche i più piccini e poi per una volta il junk food non uccide nessuno no? 😉
claudia
Santissime parole! L’essenza della convivialità è passare tempo in piacevole compagnia e gustando cose che piacciono. E cosa può significare questo a quattro anni, se non amichetti e hamburger fatti dalla mamma? Mi sembra un ottimo inizio: per tutto il resto ci sarà tempo 😉
Superato da tempo questo problema ormai e fracamente ora come ora mi sgomenta un po’ avere dei marmocchi per casa perche’ la suddetta non e’ piu’ a misura di bambino, infatti mi e’ capitato in un paio di occasioni di dover tenere sotto stretta sorveglianza i figli di qualche ospite occasionale perche’ oltretutto la mia casa non e’ molto grande e le occasioni per far danni non mancherebbero! A tal proposito come comportarsi se si invita una coppia che ha un solo figlio piccolo, diciamo sotto i 5 anni? Non e’ che lo posso mettere ad un tavolino dedicato tutto da solo e farlo stare al tavolo dei grandi sarebbe un problema perche’ come e’ gia’ accaduto non vi dico le acrobazie per afferrare bicchieri con stelo e piatti che seguivano in scivolata la tovaglia alla quale lui si aggrappava! Per adesso ho risolto evitando l’invito fino alla data del diploma di liceo!
Mmmmh, vediamo… procurarsi una gabbietta
? Ovviamente scherzo: certo, se il bimbo è uno solo va per forza fatto sedere a tavola coi grandi: ma se è così piccolo non mi farei grossi problemi a preparargli un posto tavola “ad hoc” con piatti infrangibili e bicchiere basso. Il vero problema può essere la sedia: stare in equilibrio su una pila di cuscini, come spesso succede in queste circostanze, può essere causa di molti disastri. Lì però sono i genitori che si dovrebbero attrezzare: ai tempi, io giravo con dei comodissimi rialzi (tipo questo) da appoggiare sulla sedia che mi hanno sempre risolto le situazioni, sia a casa d’altri che nei (rari) locali.
Anche io sono per le tavole separate, anche perche’ non voglio privarmi del piacere di apparecchiare per i grandi come piace a me. Per i piccoli 1 o 2 tavolini svedesi, tovaglia plastificata (ma di cath kidston, con tessuto comprato aclondra) e piatti in melammina colorati. Posate: fino a un annetto fa di plastica tutte di colori diversi, ora sono passata a quelle in acciaio nel formato da dolce. Per il menu proprio settimana scorsa avevo preparato scaloppine e patate al forno…. Tutto buttato, troppe distrazioni eppoi ogni bimbo e’ davvero abituato ai “suoi” sapori e fa fatica a scostarsene. La prossima volta focacce e salumi! Tra l’altro anche piu’ veloce.
Per i bimbi che io chiamo “molesti” c’e’ poco da fare, spesso e’ colpa dei genitori che non li gestiscono. A 5 anni pero’ mi sembra grave fare ancora grandi disastri. Suggerisco di attrezzarsi con qualche bel DVD… A mali estremi estremi rimedi
Hai ragione, un bambino di cinque anni ormai dovrebbe riuscire a stare a tavola senza combinare guai: poi sta ovviamente a chi lo conoscere valutare l’opportunità di affidargli stoviglie preziose e di tenerlo a tavola per ore. Se non è il tipo, molto meglio farlo mangiare in modo rapido e poi lasciarlo andare sul divano a vedersi un bel film 🙂
Adesso voi penserete che sto esagerando ma quella sera dopo averlo sistemato alla fine sul divano quel bambino per poco non riusci’ a sporcare anche quello perche’ ebbe un attacco di vomito e ando’ ben per un pelo! 😦
A voler essere buoni, possiamo pensare che fosse così tremendo perché non si sentiva bene. Altrimenti, non possiamo che concludere che i suoi dovrebbero lavorare un (bel) po’ sul suo modo di stare a tavola e, più in generale, a casa degli altri: tra il piccolo Lord e Attila ci sono ragionevoli vie di mezzo 😉
C’hai azzeccato in pieno!!! Secondo il parere mio e di mio marito non è che siano il massimo i suoi genitori in quanto a gestione educativa(si può dire?) 😉
Purtroppo in molti pensano che certe abitudini si correggeranno miracolosamente da sole, o verranno altrettanto miracolosamente corrette a scuola 😦 Ma in realtà non ci vuole molto: conosco persone che non uscivano più di casa perché i loro pargoletti (abituati all’anarchia più assoluta, e non solo nello stare a tavola) crescendo erano diventati assolutamente ingestibili; quando si sono resi conto che bastava dire qualche bel “no” (perché di quello si tratta, mica di inventarsi chissà che strategie educative), la faccenda è cambiata completamente. Perché è vero, i bambini sono bambini e vanno guardati con indulgenza, però… vanno guardati 😉 !
Sono d’accordo con voi. E penso che, per lo più, quando dei bambini sono cosí la colpa non é loro, ma esclusivamente dei genitori: i piccoli sono il nostro prodotto nel bene e nel male (a parte casi patologici, assai rari).
Buon fine sett a tutti, io vado a preparare cioccolatini da portare ad una cena cui sono stata invitata questa sera
Appunto. Certo, c’è anche una componente caratteriale (ci sono bimbi più tranquilli e altri più vivaci), ma vivacità e assenza di controllo non sono sinonimi. Il punto è che dire “si”, o addirittura non dire niente, è molto più facile e veloce che dire “no”: e questo, purtroppo, non riguarda solo educare alla tavola…
Buona cucina, e buona serata 🙂