Dialoghi tra una signora di città e un gentiluomo di campagna, Ricevere, Stile,

Dialoghi tra una signora di città e un gentiluomo di campagna. 3. Servire il tè

Writing by Mattox

Donna Bianca: L’ultima volta ci si era lasciati con l’intento di riparlare di come si serve un tè. Come dicevo, per me il tè è un appuntamento veloce durante la settimana, ma curato in ogni dettaglio nel week end, e spesso condiviso con gli amici: una tavola ben apparecchiata, un bel servizio di tazze, almeno una torta e dei dolcetti.  Non mi dispiace abbinare anche qualcosa di salato, ma ammetto che non lo faccio sempre.

Blasé: Cominciamo con il tè “solitario” (o per i famigliari), perché anche questo necessita del rispetto di rispettare alcune regole: il gentiluomo non è forse colui che usa la pinza per lo zucchero anche quando è da solo? Innanzitutto la regolarità dell’appuntamento, a scandire la giornata e a creare una semplice occasione per scambiare due parole o commentare con tranquillità i giornali. Quindi nessuna tovaglia, ma tazze, piatti e posate, lattiera e zuccheriera, decorosi tovaglioli di carta, oltre al pane da abbrustolire, burro, marmellate.

DB: Oddio, il tuo tè familiare equivale praticamente al mio con inviti: a questo punto ho paura di chiederti come proponi un tè formale… Comunque la presenza o meno della tovaglia dipende dalla tavola: sulla mia è indispensabile, troppo delicata.

B: So che non sarebbe appropriato evitare la tovaglia, ma amo il contatto diretto con il legno della tavola. Di certo è da valutare con maggiore attenzione nel caso di un’occasione più formale. Per quest’ultima, tanto per cominciare non ricorrerei certo ai modelli di inviti proposti da Donna Letizia: oggi come oggi rischieremmo solo il ridicolo. Sicuramente i punti di appoggio dei servizi e degli apparati siano coperti da una tovaglia a piacere, adeguata allo stile che vorremmo dare all’occasione. L’importante è che si abbandoni quella orribile prassi dei tè serviti in salotto, su piccoli tavolini di appoggio. Il tè, seppure non comporti dei posti precisi a tavola (sarà anzi opportuno, soprattutto se gli ospiti sono numerosi, che ci siano diversi punti tra cui muoversi),  lo si gusta solo se si può comodamente goderne assieme a quanto lo accompagna senza dover fare gli equilibristi per tenere sollevati tazza, piattino, piatto con una fetta di torta e forchettina…

DB: Su questo sono d’accordo: non sopporto la scomodità e precarietà del tè sul divano, accompagnato da dolcetti di dimensioni e quantità lillipuziane. Mi fa tanto vecchia zia zitella (e anche un po’ taccagna).

B: In questo permettiamoci, sapendo benissimo di farlo, di violare certe regole che non permettono di gustare appieno il tè: decoro e signorilità non deve voler dire trasformare un piacevole convivio in un rigido cerimoniale. Sull’orlo della poltrona ci siederemo quando berremo il tè in compagnia della regina d’Inghilterra. Prima di allora vediamo di non tediare e tediarci.

DB: Mmmh, regina d’Inghilterra, dici ? Al momento non ce l’ho in agenda… Comunque c’è poco da fare, solo un contesto confortevole permette di godere, assieme al tè, di quanto deve accompagnarlo: dolci di sostanza, appunto, con qualche tocco salato.

B: Ovviamente nel tè formale non ci possiamo certo limitare a pane e marmellata: una scelta di ottime torte fatte in casa e qualche pane dolce sono il minimo da offrire. Non manchiamo tuttavia–  violando ancora qualche regola – di stupire i nostri ospiti proponendo abbinamenti insoliti, soprattutto per quel che riguarda il salato: un tè affumicato, per dire, si sposa benissimo con dei crostini al baccalà.

DB: Quest’ultimo suggerimento è veramente azzardato, non so se avrei il coraggio di proporlo. Ma chissà, mai dire mai…

 

9 pensieri su “Dialoghi tra una signora di città e un gentiluomo di campagna. 3. Servire il tè”

  1. Carissimi,
    la lettura dei vostri dialoghi è davvero un piacevolissimo appuntamento, e siccome sapevo già dal post precedente che avreste di nuovo parlato del té, vi aspettavo!
    Quanto sono contenta di vedervi d’accordo su un té seduti a tavola, con un bel piano d’appoggio su cui si mangia qualcosa e si aspetta il momento magico in cui ha raggiunto la temperatura giusta per berlo! (Sì: per me è tutto in un attimo: penso che passato quel punto il té non avrà mai più lo stesso sapore. Così, berlo fa dell’attesa questione di attenzione). Per accompagnarlo, mi piace poco una torta soffice. Preferisco i biscotti: corposi, densi, se non proprio croccanti, sia da sola che in compagnia. Ecco, a proposito di bere il té per sé, sarò sincera, e vi dico subito che inorridirete: Niente pinze per lo zucchero (che non aggiungo), niente tovaglie… niente tovaglioli… solo io, la mia stupenda tazza di porcellana con bordo sottile (sempre la stessa) un sottopiatto di sughero decorato del nostro amico svedese (verité oblige) , e davanti a me il pc per lavorare, o un libro da leggere o, la mattina presto, il giornale. Ecco, lo so: non fa chic. Ma è la verità, e senza questo momento le mie giornate non sarebbero le stesse!
    La colonna sonora stavolta è di Sakamoto e la prendiamo in prestito dal film di Bertolucci “Il té nel deserto”, of course!
    Grazie, e alla prossima!

    1. Non so il nostro Blasé, ma io non inorridisco per niente, anzi, spesso il mio tè solitario è esattamente come il tuo: lo zucchero però lo metto, ma con il cucchiaino; in compenso niente latte né tanto meno limone.
      Sul fronte dolci, oltre a biscotti e pasticcini (alle mandorle, su tutti) una bella torta non mi dispiace. Per il tè le mie preferite sono le crostate alla marmellata e i dolci soffici ma non troppo: plumcake, muffins, scones… Non amo invece l’abbinamento con le torte alle creme, le trovo eccessivamente stucchevoli: ma è questione di gusto personale.

  2. Ovviamente la pinza per lo zucchero è una metafora (o, nel caso, una metonimia?). La descrizione del tè della nostra cara amica musicofila è la perfetta descrizione del piacere puro, che si raggiunge una volta eliminati tutti gli orpelli.
    Concordo anche sulla scelta della tazza: ciascuno deve individuare la propria e poi non abbandonarla mai.

    1. E’ vero! non ci avevo riflettuto: Blasé ha perfettamente ragione. Si tratta di un momento di piacere puro, per questo ci tengo tanto. Mi ha svelato un mistero che nascondevo dietro scuse improbabili (“fare colazione”). Ecco. Invece il bello è che è un momento in cui mi curo SOLO di me, nel silenzio della casa quasi deserta al primo mattino -l’unico già sveglio è mr. Olive, micione di famiglia-, prima di cominciare a correre ! E anche sulla tazza è bello trovarsi d’accordo. E’ la stessa da otto anni, ci siamo incontrate all’estero, ha fatto quattro traslochi, e solo a guardarla quante cose mi ricordo! Diciamola tutta: Si chiama té, ma in realtà è una bevanda a reazione poetica!!!
      Buona fine domenica

        1. Concordo… La monogamia verso la tazza da te (preso in solitudine ) e’ un qualcosa di sacro , vedo con piacere che condividete questo punto di vista… Torte , biscotti per la quotidianità il salato lo lascio come possibilità quando fai un te alla domenica pomeriggio con gli amici… Anch’io sono del partito niente limone niente latte niente zucchero… Ma adoro quei negozi dedicati al te dove trovi diversi tipi di cristalli di zucchero… Inutile dire che da brava compulsiva dello shopping quali sono ne ho uno svariato assortimento baci baci baci ale

          1. Mmmmh ne ho visto un intero scaffale giusto la settimana scorsa, ma ho stoicamente resistito… fino alla prossima incursione in quel negozio, direi 😉

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