Ricevere, Stile

Qualcosa di cui (s)parlare, o della buona conversazione

Talk Bubble by SpekulatorCome noto, ci sono alcuni argomenti di conversazione che il galateo vorrebbe assolutamente proibiti nelle occasioni conviviali. Temi come il denaro, la politica, il sesso, persino il cibo sono considerati tabù: insomma, praticamente tutte le cose che interessano a tutti, e su cui tutti avremmo qualcosa da dire!

Naturalmente non parliamo di frequentazioni intime, ma di quelle situazioni in cui ci si ritrova con persone che si conoscono poco o con cui non c’è molta confidenza, e dove il terreno della conversazione va affrontato con saggia cautela. Il problema è che il confine tra cautela e banalità è drammaticamente sottile: e come sappiamo tutti, nulla è più fastidioso che trascorrere una serata noiosa, discettando di argomenti insulsi che non interessano a nessuno.

Personalmente credo che gli argomenti davvero proibiti siano davvero pochi. C’è però senza dubbio un modo sbagliato di affrontare le conversazioni, e non solo a tavola: ammettiamolo, conosciamo tutti qualcuno con cui diventa fastidioso anche parlare del tempo che fa! Questo non significa però mettere all’indice qualunque argomento potenzialmente scivoloso, anzi, quando capita di trovarsi in mezzo ad un dialogo di questo genere, trovo sinceramente scortese trincerarsi dietro un sostenuto silenzio: a quel punto è più appropriato partecipare, magari contribuendo a mantenere la conversazione entro i confini del garbo e della buona educazione.

Per restare ai temi più scottanti, non sarà difficile, di questi tempi, che la conversazione finisca per toccare l’argomento denaro. Parlarne è volgare? Dipende. Se è per ostentare il proprio benessere o, peggio, la propria furberia in faccia a chi sta meno bene, senza dubbio; se è per condividere in modo educato e rispettoso preoccupazioni e osservazioni sulla situazione economica generale, non si vede perché non farlo.

Idem per la politica: non solo non trovo sconveniente parlarne, al contrario, auspico che questo tema ritorni di interesse (ed impegno) sempre più diffuso. Il che ovviamente non significa dare vita a risse degne del più infimo talk show, né dire solo ciò che si ritiene debba essere considerato buono e giusto: sarà più che sufficiente esprimere le nostre opinioni senza mancare di rispetto al prossimo, anche se sostiene l’esatto contrario di  quello che pensiamo noi. Si chiama semplicemente democrazia.

Per finire, gli argomenti che sfiorano la sfera più intima. Ecco, questi sarebbe proprio meglio evitarli, ma nel caso, massima delicatezza! Assolutamente bandite indiscrezione e volgarità, guai a fare domande personali, così come a lasciarsi andare a eccessive confidenze su se stessi o, peggio, a pettegolezzi su terze persone. Attenzione anche alle battute spiritose sull’argomento, comprese semplici freddure che dicono e non dicono: non tutti le apprezzano, anzi, a molti danno decisamente fastidio.

16 pensieri su “Qualcosa di cui (s)parlare, o della buona conversazione”

  1. Io ho il TERRORE delle serate banali, noiose. Quando si parla di niente. Una delle cose che mi è più sgradite è quando si toccano argomenti di attualità scabrosi (omicidi eccetera) e personalmente io non ho nulla da dire, anzi, spesso ne so pochissimo perché come tipo di eventi mi turbano molto. E poi, al contrario, quando faccio osservazioni di tipo politico la risposta è un “mah” e una scrollata di spalle :/ Quando si è con le conoscenze, non gli amici, e le compagnie di cortesia e a volte d’obbligo è davvero difficile barcamenarsi!

    (io sono tra quelle cui le battute di un certo tipo dan fastidio. Per non parlare di quelle a sfondo razzista. Sono molto comuni in ambienti maschili e a volte tocca far finta di niente, soprattutto in ambito lavorativo)

    1. Ecco, “far finta di niente” è proprio qualcosa che non mi riesce, ed è per questo motivo che una cena con amici, a cui si erano aggiunti conoscenti di una delle coppie, è sfociata in rissa verbale: d’altra parte la persona in oggetto era l’incarnazione di tutto ciò che è scorretto, non solo dal punto di vista del galateo, ma anche da quello della buona educazione e del buon senso. Specifico che su una tavolata di dieci persone conosceva solo due coppie, ed ha esordito con: io adoro i gioielli, questo che ho al dito è un diamante da 150 mila euro…adoro andare per vetrine e dire “il mio è più grosso!”…e fin qui…poi ha concluso il tutto con “gli immigrati mi fanno schifo, dovrebbero affondare nei barconi”, il tutto in questi termini, senza nemmeno sapere chi hai di fronte (tipo, nel nostro caso, un ragazzo con una sorella adottiva di colore). A quel punto, inutile a dirsi, qualche risposta a tono le è arrivata, anche perchè se l’è decisamente cercata: se entri in certi discorsi con persone che non sai come la pensano affronta il tutto in maniera soft, tasta il terreno, anche perchè se ti ritrovi, come nel suo caso, con una tavolata che la pensa in maniera opposta alla tua, poi ne paghi le conseguenze.

      1. Vi dico solo che mio marito, vedendo il mio occhio assassino, a un certo punto mi ha detto “vai a fumare una sigaretta!”…beh, io non fumo!!!

  2. @Lepaginestappate: le serate banali sono l’incubo di tutti coloro che hanno un minimo di pensiero critico, direi. Poi per carità, capisco che quando non ci si conosce i discorsi partano per forza dal generale, ma di argomenti ce ne sono comunque a bizzeffe: per fortuna non mi è mai capitato che qualcuno portasse il discorso sulla cronaca nera, mi darebbe davvero fastidio, con quell’insistenza morbosa sui dettagli più truculenti che trovo sia un’intollerabile intrusione nel privato di chi non può difendersi. Idem per le battute volgari, sessiste e razziste. Sai cos’è? In generale, si è proprio persa la capacità di dialogare civilmente con il prossimo, è tutta una gara a chi urla e a chi spintona di più. Insopportabile, davvero.

    @Dinah: se per la prima parte della performance della “signora” in questione c’era solo da ridere (sono perfida, lo so, ma credo che mi sarei divertita moltissimo a darle corda), sulla seconda una bella stoccata gliel’avrei assestata anch’io. Comunque il tuo racconto sarebbe da incorniciare e regalare a tutti quelli che ancora credono che ricchezza e signorilità vadano a braccetto…
    Ah, dimenticavo: tuo marito è un grande 😉

    1. In effetti c’era da ridere per la prima parte…ti dirò perchè: la “signora”, ricca di famiglia, mantiene di sana pianta il marito che non lavora, nonostante questo disse: “ho educato bene mio marito: sa che mi piacciono i gioielli costosi e me li regala sempre!”…avrei voluto dirle: “ma davvero? che fortuna, chissà che lavoro fa tuo marito per potersi permettere dei gioielli così!” ovvero: facile regalarti gioielli costosi se tanto paghi tu!!!…ma mi sembravo troppo perfida…certo se avessi saputo prima come la pensava sugli immigrati non glielo avrei risparmiato, ma purtroppo le due cose sono andate in ordine inverso, e dopo era tardi…

  3. Ricordo come fosse ora che quando mi sposai appena ventenne il mio dubbio fu…e se invito a cena qualcuno di cosa parliamo? La paura di non avere argomenti interessa ti mi ha accompagnato per un bel po’ ma sinceramente anche adesso alla fine sono sempre gli stessi…il lavoro e i problemi. ….La politica non mi interessa…..quali possono essere allora gli argomenti giusti ad un incontro con persone mai viste prima? C’e’ un passepartout?

  4. A rigore, dovrebbe essere la padrona di casa che, facendo le presentazioni, sottolinea le possibili affinità tra gli ospiti per avviare la conversazione: tipo “Elena, ti presento Lucia, che come te è appassionata di cucina / giardinaggio / cani / football americano / francobolli cinesi” o che so io.
    Da evitare ovviamente le affinità per così dire negative, genere “Andrea, questo è Paolo, e come te ha appena perso il lavoro / la moglie / la mamma”, insomma tutto ciò che può creare un’atmosfera mesta o negativa.
    L’avvio di una piacevole conversazione è uno degli ingredienti indispensabili alla riuscita di una serata: anche per questo preferisco l’aperitivo in piedi all’antipasto seduti, perché l’atmosfera informale e la libertà di movimento che lo caratterizzano aiutano molto ad “ingranare” 🙂

  5. Qualche anno fa, vengo invitata ad una cena di lavoro insieme ad una mia carissima amica, che ritrova fra gli invitati il suo primo fidanzatino – quello dei 15 anni – con cui erano rimasti in ottimi rapporti anche se non si vedevano da un sacco di tempo.
    Grande contentezza iniziale, e poi lei fa: Ah! che bei ricordi, le merende a casa tua di pomeriggio, con tua nonna e le sue favolose torte! E lui: Umh, è morta. Lei, mortificata : No! Mi dispace, non lo sapevo! Lui, impassibile: Sì che lo sapevi, mi hai anche mandato un telegramma! Lei, oltre ogni limite: Ma sei sicuro??? E’ stata certamente un’altra Valentina.
    Ecco, non so cosa darei per avere questa straordinaria …faccia tosta. O è solo sincera mancanza di memoria? Noi intanto ancora ridiamo! A parte lo scherzo, la vacuità e la mancanza di humor delle conversazioni ordinarie è spesso davvero deprimente. Saper conversare, con brio, trovando il modo di manifestare personalità senza eccedere è in realtà molto difficile. Per un’ispirazione, guardo il David Letterman Show. E’ un’ora di pura e semplice buona conversazione. Chissà se i testi sono sceneggiati, o se davvero c’è ancora chi sa conversare con leggerezza!

    1. In parte penso siano sceneggiati, nel senso che le gag e i temi di fondo non possono non essere condivisi, visto il calibro degli ospiti: ma non basterebbe senza un conversatore brillante come il nostro Dave, che sa condurre il suo interlocutore in un dialogo piacevole e leggero come una danza. Un dono non comune: quanti dovrebbero imparare da lui, anche dalle nostre parti 😉 !

      1. La conversazione di Letterman ha anche un altro pregio: mi distrae talmente che mentre la ascolto riesco anche a condurre le mie tornate di stiratura serale! Senza, sarebbe veramente insostenibile!

  6. Vi racconto la cosa peggiore che mi è capitata: ad una cena di amici (di mio marito) le gentili consorti (una incinta e l’altra madre di due bimbi) hanno parlato per tutta la cena della depressione post partum di una loro conoscente e di come e perchè la persona in questione non riusciva a tirarsene fuori. Peccato che per me fosse la prima uscita a due mesi esatti da un atroce aborto al 4° mese dela mia prima desideratissima gravidanza e loro lo sapevano…Ho ricacciato indietro le lacrime per tutta la sera, cercando inutilmente di volgere la conversazione su altri temi, magari più banali. Alla fine sono sbottata, ho detto loro che evidentemente non sapevano che esiste anche la depressione post aborto e le ho mandate a quel paese, alla faccia del galateo. Sono stata pesante, ma hanno capito la lezione.

    1. Terribile Elinor, non sai quanto mi dispiace: non c’è davvero da biasimarti per la tua reazione, con la loro insensibilità (e maleducazione: non si passa la serata a sparlare di persone assenti, a maggior ragione questo mette evidentemente a disagio gli altri ospiti) se la sono ampiamente meritata.

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