Ricevere, Stile

C’è posto per te, o dell’ospite in visita

Ricevere può anche voler dire accogliere qualcuno che, per uno o più giorni, condividerà con noi e la nostra famiglia vita e spazi di casa. E’ una circostanza particolare, da gestire con molta delicatezza, perché la convivenza che se ne crea è indubbiamente impegnativa; se poi è mal gestita dall’una o dall’altra delle parti può creare spiacevoli tensioni e persino qualche dissapore.

Iniziamo quindi col dire che a casa altrui non ci si invita, mai. Diciamo anche che l’ospite, per quanto possibile, va scelto con giudizio, evitando persone con aspettative e abitudini inconciliabili con le nostre. Infine, ricordiamo sempre l’ospite è un ospite, non un domestico o un baby sitter: se invitiamo qualcuno lo facciamo per il piacere della sua compagnia, non certo per metterlo a lavorare.

Come organizzarci dunque per vivere l’esperienza al meglio? L’ideale, ovviamente, sarebbe avere una stanza dedicata: fortuna di pochi, al giorno d’oggi. Se siete tra quelli, avrete davvero pochi problemi: basterà un letto con lenzuola fresche di bucato da preparare per l’occasione (evitiamo di tenerlo pronto, perché comunque la biancheria si sciuperebbe), asciugamani puliti ben distinguibili da quelli di famiglia, spazio in armadi e cassetti per riporre le proprie cose e un piccolo tocco di benvenuto personalizzato, come una rivista, dei fiori, un sapone profumato, qualche cioccolatino. Leggo in giro che sarebbe preferibile non fare il letto ma lasciare le lenzuola in bella vista, perché l’ospite sia certo che non sono state mai usate. Non sono d’accordo: a parte il fatto che le lenzuola fresche di bucato si vedono e si sentono, mi sembra davvero imbarazzante che la padrona di casa si metta a fare il letto di fronte all’ospite, o peggio che quest’ultimo se lo debba fare da solo.

Diverso il discorso se non abbiamo una camera dedicata, e l’ospite deve adattarsi ad una brandina o a un divano letto. In questo caso, se non vogliamo trasformare la casa in una comune hippy, il letto andrà preparato un attimo prima di coricarsi e disfatto subito dopo il risveglio. Ovviamente, se viene sistemato in un ambiente chiave della casa, l’ospite avrà cura di non pretendere di andare a letto alle 21 e di non svegliarsi a mezzogiorno: allo stesso modo, i padroni di casa cercheranno di ritirarsi ad un’ora decente, e se appena possibile eviteranno di mettersi in movimento all’alba. Andrà inoltre fornito all’ospite uno spazio sempre accessibile dove riporre cambi d’abito e altri oggetti personali.

Se ne abbiamo la possibilità, lasceremo all’ospite un bagno dedicato, ovviamente ordinato e attrezzato di fresco (si veda quel che dicevamo qui). In caso contrario, né padroni di casa né ospite pretenderanno di monopolizzare per ore l’unico servizio di casa, e lo lasceranno sempre in perfetto stato.

Per quanto riguarda i pasti, l’ospite dovrà ovviamente adattarsi agli orari della famiglia, e se decide di mangiare fuori avvertirà sempre e per tempo. Se in casa c’è un animale domestico, non potrà certo pretendere che venga esiliato per fargli posto: se non ne gradisce la presenza, non gli rimarrà che declinare l’invito.

Per finire, un breve cenno all’intrattenimento. Personalmente sono per concedere all’ospite la massima libertà: chiavi di casa e via andare. Si proporrà, ovviamente, qualche uscita assieme di interesse del nostro ospite, ma senza pretendere di monopolizzare tutto il suo tempo. Se però abbiamo a che fare con qualcuno che si aspetta di essere scarrozzato in lungo e in largo per tutto il tempo della sua permanenza, vale il principio iniziale: lo si invita solo se ciò è compatibile con la nostra quotidianità. In caso contrario, meglio evitare.

3 pensieri su “C’è posto per te, o dell’ospite in visita”

  1. Ciao,
    ben ritrovata!
    Gli ospiti in casa sono per me un grande piacere, con i dovuti accorgimenti a cui hai fatto ben riferimento tu. Un argomento che mi sta particolarmente a cuore è quello relativo al pranzo o alla cena a casa (sarà deformazione professionale). Provengo dalla scuola di mia madre che ha sempre trattato l’ospite con particolare attenzione in questo senso, chiedendo preventivamente cosa è gradito e cosa no, cercando di assecondare il più possibile i suoi gusti. Io, però, non sono mai stata d’accordo. Mi piace rendere felici i miei ospiti, ma a casa mia, soprattutto se si decide di trascorrere con me qualche giorno, secondo me l’ospite ha il dovere di adattarsi, soprattutto a tavola. Lo credo fermamente, perchè ho la presunzione di pensare che potrebbe uscirne arricchito e poi perchè io a casa sua farei così. Saranno i numerosi scambi culturali che ho fatto nella vita, soprattutto all’estero, ad avermi insegnato che è giusto comportarsi in questo modo. Nessuno mi ha mai chiesto cosa volessi a colazione o a cena. Mia madre, con i ragazzi che venivano da noi invece lo ha sempre fatto (sarà forse un problema di noi italiani?).
    Ricordo un ospite (fortunatamente non mio ma a casa di un’amica) che era andato a comprarsi lo zucchero semolato, perchè dalla mia amica c’era solo quello di canna. Casi umani a parte. Mi sembra giusto non presentare ad un ospite un alimento che non gli piace a pranzo e a cena, per due giorni consecutivi, ma il patto è che gli alimenti non graditi devono essere un paio, diciamo tre al massimo 🙂 Questo stesso discorso vale a parer mio quando si organizza una cena, se si deve stare ad assecondare i gusti di ognuno, non se ne esce più…
    cosa ne pensi?
    Grazie e a presto!

    1. Ben ritrovata anche a te!
      Diciamo che mi sento a metà strada tra te e tua mamma 🙂 . Sono assolutamente d’accordo sul fatto che una casa non è un albergo, nè tantomeno un ristorante, e quindi non si può certo pretendere un menù à la carte. Credo però altrettanto fermamente che l’essenza dell’ospitalità stia nel mettere il più possibile l’invitato a proprio agio: e qui si, noi Italiani non siamo secondi a nessuno, ma più che un problema credo proprio che lo definirei un pregio.
      Poi certo, è chiaro che non ci si può far schiavizzare da un ospite che si rivela un rompiscatole patentato. Qui però entra in gioco la buona educazione dell’ospite medesimo: ecco perché ho scritto che conviene scegliere con cura chi invitare 😉

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