Sto seguendo in questi giorni l’iniziativa di due giovani blogger che si stanno cimentando in una serie di post sulla decorazione della tavola. Poiché come sapete amo e pratico la materia da quando ero poco più di una bambina, mi sono permessa di suggerire che, su una tavola dove si prevede di servire del vino, sarebbe buona cosa predisporre il doppio bicchiere. La blogger mi ha risposto di aver scelto consapevolmente di non metterlo perché voleva dare alla tavola un tono estremamente informale, e che per questo stesso motivo usa un solo bicchiere sia in famiglia che con gli amici più intimi.
La risposta mi ha dato da pensare, anche perché non è la prima volta che mi sento fare questo discorso. Mi sono quindi convinta che troppo spesso si cada nell’equivoco di credere che, nel preparare la tavola, certe attenzioni siano frutto di convenzioni superate e quindi vadano evitate se non si vuole passare per esagerati o, peggio, spocchiosi. In realtà – e se ci pensiamo un attimo, è assolutamente evidente – per buona parte le regole di base dell’apparecchiatura prima che a un criterio di forma rispondono ad un criterio di sostanza, e hanno molto più a che vedere con il ben gustare il cibo che non con la volontà di creare una tavola impegnativa.
Mi spiego meglio. Per restare all’esempio da cui siamo partiti, il doppio bicchiere serve semplicemente a far sì che l’acqua sappia da acqua, e il vino da vino: esattamente lo stesso principio per cui non si mangiano primo, secondo e dolce nello stesso piatto. Anche la differente forma dei pezzi che compongono un servizio, vuoi di piatti, posate o bicchieri, corrisponde a un criterio funzionale. In qualche caso (pensiamo banalmente a piatto piano e fondina) il perché è assolutamente evidente, in qualche altro (vedi le tante forme dei bicchieri da vino, o di alcuni particolari tipi di forchetta) magari richiede un minimo di conoscenza in più: però ha sempre – sempre! – un suo preciso perché.
Poi sia chiaro, possiamo avere mille motivi per rinunciare a qualche elemento: possiamo non avere certi pezzi perché difficilmente li useremmo e magari non sapremmo neanche dove metterli, come possiamo averli ma decidere di non metterli in tavola perché in quel momento siamo di fretta o semplicemente non ne abbiamo voglia. Il mondo mica casca se serviamo acqua e vino nello stesso bicchiere: basta sia chiaro che metterli entrambi non vuol dire rendere formale la tavola, ma solo offrire a noi stessi e ai nostri eventuali ospiti il modo di gustare al meglio ciò che beviamo.
Mhhhhhhhh…
Solo un bicchiere? Ahi ahi ahi!
Mi viene in mente un dialogo cui io e mio marito abbiamo assistito in metrò sei anni fa.
Traduco. Il primo quindicenne fa all’altro: “Mi reggi questo che mi devo dare una sistemata?” L’altro osserva l’amico che si tira su i pantaloni e risponde: “Noooo!Ti metti ancora le mutande, non ci posso credere! Ma che sei antico!”
Ecco! Noi che abbiamo ancora le papille gustative a suggerirci che il vino nell’acqua, l’acqua nel vino, non si può! Che è: siamo antichi?
Antichissimi 😦
Eppure puo’ succedere di risultare eccessivi mettendo due bicchieri o la doppia posata….secondo me e’ meglio adeguarsi la tipo di ospite….se e’ un po’ “zotico” eviterei sciccherie di questo genere…non apprezzerebbe….insomma i ceti sociali sono molto vari. Io comunque che non sono una bevitrice di vino se mi trovo con un solo bicchiere chiedo espressamente il.secondo per l’acqua proprio perche’ il vino mi piace sappia di vino e l’acqua di acqua….se mi accontentano bene(in genere sono amici) alttimenti lo assaggio direttamente dal bicchiere di mio marito. Quanto alle posate e’ raro che la metta doppia tra persone di casa ma ho un amica che me la chiede esplicitamente se scordo di mettergliela e io l’accontento senza indugio.
Guarda, la doppia posata si può anche considerare una sciccheria (ma anche lì: dipende da quel che servi da mangiare), ma per i bicchieri è proprio questione di non rovinare il vino annacquandolo e di lasciare all’acqua il suo compito, cioè non solo dissetare ma anche “pulire” (brutto termine, lo so) il gusto permettendo di assaporare appieno quello che si mangia.
Come spesso accade, è più che altro il modo in cui si presentano le cose che fa la differenza.
Un bacio e… ci sentiamo presto 😉
Condivido, il doppio bicchiere è assolutamente irrinunciabile anche nel quotidiano. Senza cadere nel ridicolo dei moderni vinattieri che si fanno ritrarre con gli organi olfattivi interamente immersi in ipertrofiche cantimplore, nella scelta e proposta dei bicchieri direi che si tratta di trovare un corretto abbinamento tra forma e contenuto, per godere appieno di quest’ultimo. Anche senza ricorrere alle specifiche norme ISO sulla forma del calice, certamente un vino rosso necessita di una forma più tondeggiante (per concentrare il vino al centro della lingua, dove percepiamo la sapidità e il grado tanninico) rispetto a quella per il vino bianco, per il quale è meglio che il liquido arrivi a tutte le papille, onde coglierne le delicate sfumature.
E questo è solo un esempio, perchè il tema sarebbe amplissimo.
Sarebbe meraviglioso poter avere il giusto bicchiere per ogni tipo di vino: purtroppo nessun altro articolo per la tavola occupa così tanto spazio e, almeno nel mio caso, costringe a semplificare all’osso la dotazione.
Tuttavia, poiché ti ricordo che nell’immaginario di questo blog tu hai le fattezze di Roger Moore dei tempi di “Attenti ai quei due” e vivi nel castello del nonno del piccolo Lord, dopo questo tuo intervento non si può non immaginarti circondato dai tuoi cani (ce li hai i cani, vero?) mentre sorseggi un pregiato vino rosso osservandone i riflessi cangiare al ritmo con cui le fiamme guizzano nel camino.
Cani? Un cane, fedele.
Un cane da caccia ? Ti immagino con uno spinone italiano …
Dici? Nel mio immaginario il nostro è circondato da una muta di setter (rigorosamente inglesi)…
(Bentornata anche a te: com’è che siete tutti così silenziosi, ultimamente? Voglia di letargo? Io moltissima…)
Sono silenziosa , ma ti leggo sempre con molto piacere … E devo dire voglia di letargo tantissima !
Non so a chi possa interessare, comunque è un Welsh Springer Spaniel… (ma senza pedigree: perché mi piace anzi pensare che ci sia qualche traccia d’altre razze).