Come forse vi ho già raccontato, mi sono sposata in dicembre, giusto quindici anni fa. Uno dei regali più graditi e inaspettati (sia per il donatore che per il regalo) è stato un Presepe, della nota marca altoatesina celebre – per capirci – per i suoi angioletti.
Erano anni che a casa sia mia che di mio marito il Presepe non si faceva più: fretta e animali domestici dispettosi (gatto di qua, cane di là) avevano infatti progressivamente fatto abbandonare a entrambe le famiglie questa bellissima ma impegnativa tradizione. Tutti e due, però, avevamo tra i più bei ricordi d’infanzia la magica confusione dei preparativi, coi rispettivi padri (nessuno dei due esattamente dalle mani d’oro) impegnati a, diciamo così, brontolare nel tentativo di comporre rocambolesche strutture fatte con cassette della frutta e fogli di giornale accartocciati che, una volta ricoperte di carta da pacchi e muschio, si sarebbero magicamente trasformate in un paesaggio perfetto.
Finita questa fase preparatoria, arrivava finalmente il momento dei bambini: si apriva la scatola che conteneva le statuine (da me, una vecchia cassetta in legno da liquori), ed eccole lì, tutte assolutamente anonime nel loro foglio di carta velina bianca. A quel punto si scatenava la corsa a chi trovava i pezzi più belli. L’agnellino! San Giuseppe! Il pescatore! La donnina col pane! Il bue! L’asinello! Inutile dire che la “preda” più ambita era Gesù Bambino, anche perché chi lo trovava poi pretendeva anche il privilegio di metterlo nella mangiatoia la notte di Natale, con conseguente rissa furibonda a base di “tu l’hai messo anche l’anno scorso”, “tu hai già appeso gli angioletti” e cose così.
Insomma, l’idea di ricreare per la nostra famiglia questo clima caotico e bellissimo ci piaceva da morire, e così abbiamo colto l’opportunità offerta da questo regalo e ci siamo messi d’impegno: acquistiamo sempre i nuovi personaggi e quindi la nostra Natività domestica è in perenne crescita, perciò ogni anno ribaltiamo la sala per farle posto studiando sempre nuove soluzioni per farci stare tutto. Una faticaccia, lo ammetto, ma ampiamente ripagata dal rileggere sul viso dei nostri figli lo stesso sguardo incantato che avevamo noi da bambini quando, a lavori finiti e pace familiare ricomposta, si spegnevano tutte le luci della stanza lasciando brillare solo il Presepe.
Quest’anno, onde evitare di vedercelo devastare da un cucciolo saltellante, ci siamo rassegnati all’idea di farne una versione decisamente ridotta su una mensola, cosa che dispiace moltissimo a tutti e quattro, molto più del mettere l’albero sul terrazzo: ma pazienza, per una volta si può fare. L’anno prossimo Ninni sarà cresciuta, e tutto tornerà come prima (o almeno, lo spero).
E voi, lo fate il Presepe? Grande, piccolo, di famiglia o moderno? Se qualcuno ha voglia di raccontare la sua storia, lo spazio dei commenti è aperto.
Il ricordo piu’ forte legato al presepe della.mia infanzia e’ quello.della.raccolta della “borraccina” come la chiamiamo noi che in realta’ altro non e’ che il muschio….ai miei tempi (quando si inizia ad usare questa frase vuol dire che siamo gia’ sul viale del tramonto…) si poteva ancora raccogliere nella vicina pineta….. adesso e’ vietato….ecco io associo questa cosa ai presepi di quel tempo ed e’ un piacevole ricordo….la “capannella” veniva fatta con corteccie di pino incastrate una sull’altra e lo stagno era sempre uno specchietto posizionato strategicamente tra il muschio….per il resto era abbastanza statico…Gesu’ era attaccato alla mangiatoia e veniva posizionato da subito tra il bue e l’asinello….Quando invece ho iniziato a farlo io per le mie figlie ci tenevo ad animarlo giorno.per giorno spostando i vari personaggi ma sopratutto avvicinando pian piano i Re Magi alla grotta e mi divertivo a vedere le bimbe che stupite mi chiedevano “Hai visto mamma si sono spostati!”….(che bello!)…nella mangiatoia mettevo del fieno e il bambin Gesu’ appariva non prima di mezzanotte sorprendendole anche in quell’occasione….o il giorno dopo. Quando son state piu’ grandi ho sperimantato presepi diversi…ad es. fatto su un tronco di mare….quets’anno voglio farlo piccolo su una radice di olivo….a proposito…ho trovato una soluzione alternativa per l’albero di Natale! Faro’ una fusione tra l’albero di mia madre vecchio, rado, spelacchiato ma alto 2mt e il mio smontabile e piu’ folto da 1,20mt. …Mi sento un po’ Frankeinstein un po’ Mc Giver…ma come si dice…La necessita’ aguzza l’ingegno!
Si si anche i miei genitori spostavano i Re Magi! Partivano la notte di Natale e si avvicinavano piano piano fino a raggiungere la capanna la mattina del 6 gennaio. A casa mia non riesco a farlo per ragioni logistiche, quindi i miei Re Magi escono dalla scatola solo per una giornata, insomma giusto il tempo di fare una capatina dalla Sacra Famiglia, e se ne tornano subito da dove sono venuti 😦
Sull’albero, complimenti per l’idea che mi sembra ottima: e comunque, che nostalgia Mc Giver! Un vero mito degli anni Ottanta, altro che Duran Duran 😉
Albero pronto e pronto anche il presepe…grande il primo, piccolo il secondo.(non si puo’ aver tutto dalla via!) ma non ci manca niente…Giuseppe e Maria sono ancora in cerca di un riparo(quindi all’aperto e senza grotta) i Re Magi stanno ascoltando Re Erode a lato della radice d’olivo…le pecorelle vagano qua e la sul “monte” assieme alle caprette e i pastori e ci sono pure 3 conigli che mangiano carote in una piccola tana dietro la catasta di legna tagliate da qualcuno che vi ha abbandonato pure la sega a nastro sopra…
Mentre montavo l’albero mi sono ritrovata con le mani molto sporche dalla polvere che era rimasta sui rami…mi chiedevo: MA COME SI PULISCE L’ALBERO DI NATALE ECO-NOMICO-LOGICO??? SI LAVA???
Brava! Qui è ancora tutto per aria: siamo stati in campagna nel fine settimana quindi gli addobbi sono rimandati a domani sera. Almeno, lo spero: il muschio si sta ancora asciugando in terrazza, speriamo che per domani sia pronto sennò è un bel guaio 😦
Sulla pulizia dell’albero, io vado brutalmente di spugnetta inumidita: non viene esattamente uno splendore, ma meglio che niente!