A sorpresa, anche l’ultimo dell’anno lo abbiamo passato in collina. Tornati fugacemente in città dopo sei giorni di pace eremitica, siamo rimasti talmente frastornati dal traffico e dalla confusione da decidere seduta stante di scappare di nuovo.
Ovviamente, senza la benché minima preparazione, il tutto è andato un po’ così. Il menu è stato ridotto a mitissimi consigli, praticamente una cena normale: unica concessione festaiola, un antipasto a base di crostini al salmone e paté di foie gras, peccaminosa passione del figlio piccolo; per il resto ci siamo goduti un normalissimo risotto allo zafferano, delle scaloppine al brandy accompagnate da finocchio gratinato e un’insalata di valeriana, noci e chicchi di melagrana, e come dolce dei profiteroles al cioccolato fondente. Allo scoccare della mezzanotte abbiamo gustato i tradizionali dodici chicchi d’uva, rimandando cotechino e lenticchie al giorno successivo, quando come d’abitudine siamo andati a festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo a casa dei miei genitori.
Anche la tavola, che avevo pensato con tanta cura, è stata preparata in versione ridotta, ovvero con quello che si poteva trasportare da una casa all’altra senza diventare matti, visto che in pratica siamo stati via meno di ventiquattr’ore. Ho caparbiamente mantenuto i colori che avevo pensato, cioè bianco e oro, ma ripiegando su una versione decisamente “sportiva” della tavola che avevo in mente.
Quindi niente tovaglia col pizzo, viste le insormontabili differenze di dimensione tra la tavola di città e quella di campagna, a favore di una semplicissima tovaglia in lino bianco rifinita con un orlo a giorno. Niente piatti col filo d’oro e bicchieri di cristallo, e men che meno posate d’argento: ho usato i piatti di porcellana bianca, le posate d’acciaio e i bicchieri in vetro già visti sulla tavola di Natale.
Solo la decorazione si è abbastanza salvata: ho lasciato ancora nel cassetto i miei angioletti, che aspetteranno pazienti tempi migliori, e preparato dei segnaposto dorati in sintonia con lo specchio centrotavola che – se pur grandicello per la tavola di campagna – ho voluto comunque portare con noi.
Purtroppo ho dovuto rinunciare al candelabro (troppo fragile da trasportare) che avevo pensato di mettergli al centro, per riflettere per tutta la stanza il bagliore delle candele: ho ripiegato su un piccolo lume dorato, che se pur grazioso non ha ovviamente potuto creare lo stesso effetto. Per finire, visto che eravamo solo in quattro e quindi non avrebbero creato alcun fastidio, ho sparso per la tavola qualche piccolo addobbo dorato.
L’effetto finale è stato abbastanza diverso da quello che era il progetto originale, ma ne sono rimasta comunque soddisfatta: e voi, come avete festeggiato l’arrivo dell’anno nuovo?