Decorare, Menu, Ricevere, Stile, Tavola

Ricevere. Di pranzi domenicali, compleanni e delusioni culinarie

Domenica scorsa ho avuto ospiti a pranzo: si festeggiava un compleanno, e complice la giornata di splendido sole ho deciso per un menù ed una tavola che conciliassero un po’ la data da pieno inverno con l’aria quasi primaverile che si respirava all’esterno.

Ho quindi accontentato la mia voglia di artico apparecchiando per i grandi una tavola completamente bianca e  molto essenziale: tovaglia con leggero disegno a rilievo, piatti minimalisti in porcellana, lucidissime posate in acciaio e bicchieri trasparenti.

Come vedete, nessun segnaposto (eravamo appena in sei), e come centrotavola un cachepot color acciaio pieno di giacinti candidi e lievemente profumati. Purtroppo non ho trovato il tocco color ghiaccio che cercavo: o meglio, l’ho trovato, ma dopo. Diciamo che è un’altra storia, e ve la racconterò nei prossimi giorni.

Tornando a domenica, per il tavolo dei bambini ho invece scelto – complici i figli –  un’apparecchiatura tutta sui toni dell’azzurro, recuperando in fondo alla credenza i piatti in ceramica siciliana che di solito usiamo d’estate: una faticaccia, ma il tocco di colore è stato molto apprezzato dai miei giovani ospiti.

Il menu, su espressa richiesta del festeggiato, è stato tutto di pesce, e sempre sui toni del bianco: dopo un veloce aperitivo in piedi (per vari motivi ci siamo trovati abbastanza tardi, e i ragazzi erano a dir poco famelici) abbiamo gustato un risotto con i canestrelli e il limone, delle orate al cartoccio preparate in due versioni, un tortino di patate profumato alle erbe e un’insalata di finocchio e pompelmo. Ho preparato gli ormai classici panini morbidi all’olio, spariti in un attimo come al solito, e per finire ho servito un dolce che mi aveva molto incuriosito e che non vedevo l’ora di sperimentare, se pur con alcune varianti personali: la Baked Alaska.

Per chi non la conoscesse, la Baked Alaska è un dolce tipicamente americano, in sostanza un gelato con base di pan di Spagna rivestito di meringa morbida, appena fiammeggiata. Esteticamente, è meraviglioso, soprattutto per una cena invernale tutta in bianco: magari dorandolo un po’ meno di come ho fatto io, che avevo il cannello nuovo e ho un pochino esagerato con l’effetto lanciafiamme…

Il problema è che come gusto, ahimè, non ha convinto nessuno. Certo, alla fine del pranzo non ne è rimasta una fetta: d’altronde il ripieno, preso in una delle migliori gelaterie della città, era spettacolare. Il punto però è proprio questo: a giudizio unanime dei commensali, grandi e piccini, tolto il gelato resta poco. E si che di lavoro dietro ce n’è eccome: il pan di Spagna non è semplicissimo da fare, e come copertura avevo utilizzato la meringa italiana (ovvero quella che prevede la pastorizzazione dell’uovo, per evitare i rischi connessi al consumo dell’uovo crudo) ben più lunga e complessa da preparare di quella francese.

Insomma, tanta fatica per un dolce bellissimo da vedere ma che in sostanza è poco più che un modo scenografico per portare in tavola il gelato: lo ammetto, ci sono rimasta un po’ male. Per caso qualcuno di voi l’ha provato? Sarei curiosa di conoscere le vostre opinioni.

9 pensieri su “Ricevere. Di pranzi domenicali, compleanni e delusioni culinarie”

  1. Ciao Donna, complimenti per le tavole molto belle sopratutto quella dei grandi, da regina delle nevi direi…il dolce non l’ho mai provato forse perché non amo particolarmente il gelato nemmeno in estate…. Scenografico lo è comunque buon w.e.
    Daniela

  2. Condivido totalmente, come dolce è stata una delusione… non vale minimamente la fatica della preparazione….
    Ti leggo sempre con piacere, Irene

  3. Non l’ho mai fatta ma mi hai incuriosito….dimmi una cosa: ma hai bagnato un po’ il pan di spagna? E hai aggiunto anche le amarene? Mi pare davvero strano che possa deludere questo tipo ti torta…forse ci sarebbe bisogno di un po’ di liquore…

    1. Ecco brava, tra le cose da fare aggiungiamo la bagna al liquore: si, ho usato anche quella. Le amarene invece non le ho messe perché nella ricetta originale non ci sono e per quanto mi piacciano ho preferito evitarle (gelato, meringa, frutta sciroppata: troppo zucchero, a proposito di alimentazione bilanciata 😉 ).
      Il punto è che qualunque modifica tu aggiunga al ripieno sempre quello rimane: un gelato servito in modo ricercato. Diciamo che mi aspettavo qualcosa di diverso.

  4. Sinceramente non l’ho mai assaggiato,e dopo che ho letto la fatica che hai fatto nel prepararlo mi guarderò bene dal cimentarmici almeno per i prossimi cinque anni.Se scrivi che il dolce è tipicamente americano,bisogna considerare che il nostro palato è assai esigente, e quello che soddisfa le popolazioni oltre oceano spesso non coincide con i nostri gusti.E comunque dopo quelle bellissime tavole e il pranzo proposto (due versioni di orata al cartoccio?Amica mia,chapeau!),non avrei avuto il coraggio di esprimere un parere negativo sul dolce,che poi è stato spazzolato tutto,quindi tanto male non doveva essere. A me quel tipo di delusione dopo aver mangiato un qualsiasi tipo di dolce, viene quando mi propinano versioni moderne dei classici dessert. Un esempio per tutti :”scomposizione di tiramisù”.Una roba improponibile.L’ultima volta l’ho assaggiato qui: http://luigipomata.com/luigi/ristorante/default.asp.
    Dico io,il bello del dolce è proprio come più sapori si fondono in soluzioni sublimi,e tu mi proponi un piatto con dentro una palla al centro di crema,due miseri biscotti di lato,e un tortino al caffè ,in un angolo, dal sapore forte,e pure un po’ bruciato.Sarò all’antica, ma certe proposte offendono il mio palato,e pure la mia intelligenza visto il prezzo del dessert.Comunque ti garantisco che almeno il tuo si presentava benissimo,mentre le nuove “scomposizioni” fanno tristezza solo a vederle.

    1. Che dire, hai ragione: il gusto “ammericano” non è il nostro, i dessert destrutturati fanno tristezza, e i miei parenti sono ipercritici 😉
      Seriamente: anch’io detesto chi “reinventa” piatti che – diciamocelo – vanno benissimo così come sono: capisco che faccia tanta scena, ma inventare qualcosa di nuovo, no?

      Ps: comunque le orate al cartoccio sono quanto di più facile da fare al mondo: lì sì che si va via bene, poca fatica e risultato garantito!

  5. Belle tavole, bel menù, bello l’aspetto della torta…per il sapore….quando ci spieghi la ricetta? Cosi ognuna di noi potra provare a farla e capire se è davvero cosi deludente…a una super golosa come me sicuramente piacerà baci baci baci

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