
Ecco un post che avevo in programma da un po’, ma il tempo è tiranno, il lavoro preme, i figli pure e così ultimamente tendo abbastanza al ritardatario. Spero mi perdonerete.
Un paio di fine settimana fa, complici previsioni del tempo a dir poco nefaste, abbiamo rinunciato a passare il week end in collina e invitato una coppia di amici con prole per un tè pomeridiano. Ovviamente, come spesso succede nell’ultimo periodo, le previsioni si sono rivelate completamente sbagliate: la domenica splendeva un sole stupendo, e il dispiacere per essere in casa anziché nel nostro amato non-giardino era davvero tanto.
Alla fine ho deciso, approfittando del numero ridotto di ospiti (i ragazzi si sono auto-liquidati con una fetta di torta e un bicchiere di succo di frutta, rifugiandosi poi in camera a chiacchierare con gli amici), di ricreare in casa l’atmosfera di un (quasi) vero “garden Tea”.

Sulla tavola non poteva mancare la tovaglia della bisnonna: non solo perché mi piace tantissimo, ma anche perché offre un’ottima base neutra su cui lavorare. Ho utilizzato anche questa volta il servizio in bone china bordato oro, semplice e leggero, e un mix tra argento e osate effetto madreperla. Come piattini da dolce, invece, ho voluto qualcosa che richiamasse appunto l’atmosfera di un autentico giardino inglese: e infatti sono porcellane inglesi, in teoria da decorazione, ma che non hanno controindicazioni all’uso alimentare.


In molti casi infatti i piatti di questo tipo (ne ho appena rotto uno bellissimo, pasticciona che non sono altro!) sono esplicitamente sconsigliati per l’uso alimentare. Nel caso ne aveste e voleste comunque utilizzarli, un piccolo trucco può essere quello di sovrapporvi dei piattini in vetro trasparente, facendoli di fatto diventare dei sottopiatti, ma comunque protagonisti della tavola.
Sarà nel caso opportuno evitare di servire dolci che richiedano un’azione energica per essere porzionati: i decori sono solitamente piuttosto delicati, e la frizione del piatto in vetro potrebbe danneggiarli. Diciamo che la cosa migliore sarebbe appoggiarvi delicatamente qualche dolcetto da prendere e portare alla bocca con le mani, senza fare pressione o, peggio, trascinare un piatto sopra l’altro.
A completamento dell’apparecchiatura, non potevano ovviamente mancare i bicchieri. Sempre per richiamare l’effetto giardino, ho scelto dei tumbler in vetro trasparente con un delicato ghirigoro verde, che ricorda un po’ una pianta rampicante.

Per finire, il centrotavola: in quasi totale assenza di fiori freschi, non ho potuto che riutilizzare le ortensie essiccate, abbinate alla mia passione di quest’anno, le zucchette bianche. Le ho sistemate su un’alzatina a due piani, in vetro: la foto non rende molto, ma l’effetto finale non era poi malaccio.

E il menu? Un tè rigorosamente nero, una buona torta alle nocciole senza glutine (prossimamente la ricetta), una spremuta fresca d’arancia: zero foto perché, appena arrivano gli ospiti, mi occupo di loro e quindi non riesco proprio a fotografare. Del resto, purtroppo o per fortuna, “ceci n’est pas un food blog”…
Buongiorno Bianca,
che bello trovare un nuovo post da commentare. Ieri sera non riuscivo a prendere sonno e mi sono letta sull’Ipad sei mesi circa del tuo delizioso blog. In pratica tu sei quello che io vorrei essere ma non riesco perché nel fondo non sono una ragazza precisa. mi piace tutto, la casa, la credenza liberty, la collezione di ceramiche, i piatti, le tovaglie. tutto. ammiro anche la tua cura nell’allestire le tavole dei giorni comuni e delle feste. insomma, complimentissimi e brava anche per l’impegno nel reiventare la tua cucina. ho visto che hai la macchina per il pane, io vorrei provare a prenderla perché mio marito la mattina vuole il dolcetto e sono stufa delle merendine industriali.
a presto
Marina
ps ho faticato a entrare con mia solita mail, quella che vedi è di servizio. non la usare nel caso mi dovessi contattare sono qui marina.minelli@libero.it
Ciao Marina, che bello averti qui!
Grazie infinite per i complimenti, davvero troppo generosi: comunque credimi, non è che serva essere poi così precise, è soprattutto questione di abitudine. Prova a cercare i post taggati “Volersi bene”, poi dimmi cosa te ne pare 😉
Sul fronte macchina del pane, ho un sentimento ambivalente. Da un lato, oggettivamente, è comoda: la sera metti gli ingredienti, programmi, e la mattina ti svegli col profumo di pane per casa. Però, come tutte le macchine che cucinano, ha le “sue” ricette e basta; alla lunga, la cosa si fa monotona, almeno per i miei gusti…
ps confesso che ogni tanto vengo a sbirciare il tuo blog: in effetti sono un’irriducibile repubblicana, ma c’è poco da fare, The Queen è sempre The Queen 😉
😀 ma io non sono monarchica e anche fra i miei lettori fissi ci sono pochi pochissimi monarchici duri e puri, noi siamo appassionati di storia da un lato, di gossip reale dall’altro e poi di genealogie e di gioielli reali. quello si tantissimo. 😀 stasera mi dedicherò ai tag volersi bene grazie per la dritta.
Eh i gioielli reali han sempre un loro perché 😉
ps e ti comunico che traviata da te 😉 sono andata a guardare il sito di Villeroy&Bosch, ma io adesso sono in fissa con altro. sono una collezionatrice seriale della Blue Italian di Spode con punte di etnico per l’estate in giardino anche se dall’estate scorsa abbiamo una terrazza sopra il tetto e mio marito si è fissato a fare lì le cene. la prima volta mi ha fregato e ho fatto su e giù credo 50 volte, dopo però basta e ho ridotto il servizio allo stretto indispensabile.
Il sito della Villeroy è pura istigazione a delinquere, in questo periodo 😦
Per il resto, solidarizzo vivamente: sono cresciuta in una casa con terrazza sul tetto, raggiungibile solo da pittoresca quanto strettissima scala a chiocciola. Inutile dire che, nonostante una spettacolare vista della città, di farci cene non se ne è mai nemmeno parlato: prevalentemente, la usava il gatto per prendere il sole 😉