
Buongiorno! Avete passato bene il Natale? Per me è stata una giornata assolutamente atipica, se confrontata con la routine degli ultimi quindici anni. Come vi ho già anticipato, quest’anno non abbiamo ospitato noi il grande pranzo che vede riunite le famiglie mia e di mio marito, con annessi e connessi. Devo dire che, per una volta, fare l’ospite (per quanto con pignatte al seguito) non è stato male. Certo, mi è dispiaciuto rinunciare a preparare le mie amate tavole, ma tutto sommato potersi pienamente godere la festa ha avuto il suo perché.
Una delle conseguenze più piacevoli di questa situazione è stata la possibilità di regalarci una vera colazione di Natale, ben diversa da quelle mordi e fuggi degli anni scorsi, all’insegna del “mangiare di corsa e poi fuori tutti che mi serve la cucina libera”.
Niente di lussuoso o eccessivamente impegnativo, visto il trionfo culinario che ci attendeva: abbiamo preparato come sempre in cucina, con i soliti biscotti per il figlio abitudinario, la spremuta fresca che non manca mai sulla nostra tavola, lo yoghurt del marito golosone, la frutta per la figlia e il tè per la sottoscritta. Unico strappo alla regola, una bella fetta di pandoro: dovete sapere che per me aprire i dolci di ricorrenza prima della data da festeggiare è un autentico sacrilegio, quindi aprire il pandoro vuol dire che è proprio arrivato il Natale!

Per la tavola, ho scelto ancora il mio servizio tedesco, tutto sui toni tradizionali del rosso, bianco, verde e oro: semplice, ma caldo e natalizio al punto giusto!

Come decorazione, il centrotavola della Vigilia che, per essere fatto in casa con le mie manine maldestre, mi ha dato parecchia soddisfazione.

Il pranzo è andato come doveva andare: ottimo e abbondante, con quel giusto mix di tradizione e innovazione che tanto mi piace in queste situazioni. Non ho foto della tavola, visto che con ero a casa mia, ma posso dirvi che era davvero bella: tovaglia bianca di famiglia con ricami a intarsio opera della bisnonna (la modernità di ha dato tanto, ma altrettanto di ha tolto), piatti bianchi e bicchieri a stelo in stile francese, piccole decorazioni in lana, legno e bacche rosse. Perfetto ovunque, e ancora di più nella casa di campagna che ci ha ospitati.
Ora mi aspetta qualche giorno di ferie, che userò per rilassarmi e riposarmi un po’. Con me, anche il blog si prende una piccola pausa, ma niente paura: torneremo assieme prestissimo per parlare di Capodanno e, con l’arrivo del 2016, riprendere la serie delle “Brocante folies!”. Come diceva il saggio, il meglio deve ancora venire!
A prestissimo, DB
bella la tavola della colazione natalizia, certo che una colazione così presuppone una sveglia piuttosto presto sennò poi come si fa a metterci dentro anche il pranzo?!?! noi per questione di tempi e orari si fa colazione tardi quindi in genere nei festivi saltiamo il pranzo di netto per arrivare alla cena. eh lo so sono abitudini un po’ strane ma il consorte fino a qualche mese fa la sera lavorava e cenava tardissimo – mezzanotte e oltre – quindi tutto seguiva a ruota.
ad ogni modo sempre per la serie “tu sei stata il mio faro e la mia ispirazione” (e ho deciso che dovevo rendere colazione e cena dei momenti di relax) fra ottobre e novembre ho rigirato tutta la disposizione dei mobili del soggiorno (ehm una delle mie passioni… se una collocazione non mi aggrada la cambio) dove aver spostato il mio angolo studio, ho delocalizzato anche quello del marito e nel soggiorno finalmente libero ho anche ricavato un mini spazio per tavolo da due. devo dire che sono molto soddisfatta e lo usiamo parecchio, sia per colazione dei festivi che per la cena, devo ancora perfezionare alcune cose ma sono dettagli. 😀
perché spiego tutto ciò? perché prima facevamo quasi colazione in piedi. la cucina non ci piace, non ci troviamo bene, per motivi che nessuno dei due riesce a spiegare. in cucina si cucina e basta.
comunque vorrei essere tua figlia e avere una mamma che la mattina mi imbandisce una tavola così… 😀
Beh il concetto di “presto” è sempre relativo: diciamo che la colazione festiva è verso le 9.30-10, il pranzo è sempre verso le 13.30 quindi facciamo abbondantemente in tempo ad archiviarla 😉
Il tavolino per due mi pare un’ottima idea.Anch’io detesto mangiare in cucina ma per ragioni di comodità me lo faccio andare bene: ho provato a portare almeno la cena in sala ma lì sono costretta a usare la tovaglia e con il problema della celiachia vuol dire cambiarla quasi tutte le sere quindi… no grazie!
Sul fronte tavola imbandita riferirò alla figlia che, da brava adolescente, ovviamente si lamenta sempre che “non c’è niente di buono” 😦
ciao Donna Bianca, è la prima volta che ti scrivo, ma avevo letto dei tuoi post sul blog di Csaba dalla Zorza. Mi ero chiesta che fine avevssi fatto e con piacere ti ho trovata qui. Ti leggevo allora con piacere e continuerò a farlo qui nel tuo spazio. Mi piace quello che scrivi, come lo scrivi. Non sei ripetitiva, trovi sempre nuovi spunti di conversazione e crei nuove immagini anche sullo stesso argomento, e questo ti assicuro è qualcosa che anche i bravi e famosi a volte nn sono capaci di fare, insomma diventano noiosi xchè ripetono sempre le stesse cose, quindi brava!!!
Ora una domanda: qual’è il nesso fra dover cambiare sempre la tovaglia e la celiachia?
ciao e a presto
gisella
Ciao Gisella, benvenuta e grazie dei complimenti: cercherò di non deluderti 🙂
Quanto alla domanda, è presto detto: se un celiaco è molto sensibile alle contaminazioni (come è purtroppo nel caso di mio figlio), basta mangiare con una posata che ha toccato della farina (banalmente “persa” da un panino appoggiato sul tessuto o volata via spezzando pane o grissini o tagliando una torta) per stare male. Quindi, per quanto di glutine in famiglia ne giri poco, preferisco non correre rischi e non usare due volte la stessa tovaglia.
grazie x la spiegazione!😊