Bambini, Occasioni, Ricevere

Bambini in società. Riflessioni a margine di una notizia

Lo so, come sempre arrivo con l’ultimo treno. Se ne è già parlato e straparlato, in ogni dove e in ogni tono. Ma prima di dire la mia su un tema francamente delicato, ho preferito pensarci un po’.

La notizia ha tenuto banco per giorni: un ristoratore ha deciso di vietare l’accesso al suo locale (una normale trattoria, non un cinque stelle Michelin) a bambini di età inferiore ai cinque anni, e in ogni caso a carrozzine e passeggini. Sembra che il divieto sia in vigore da un paio d’anni, ma è finito sulla stampa solo adesso e come noto ha suscitato un putiferio: chi ha applaudito la decisione, chi l’ha trovata scandalosa, chi ha tirato in ballo il solito odioso confronto bambini-cani, insomma tutti hanno detto la loro. A questo punto, ci metto anche i miei two cents.

Cominciamo levandoci subito il pensiero più grosso. E’ accettabile un divieto del genere? A mio avviso, assolutamente no. Non è accettabile perché il principio “il ristorante è mio ed entra solo chi voglio io” vale se hai un club privato con accesso solo ai soci, non un locale pubblico. Sarebbe ritenuto accettabile vietare l’ingresso a, che so?, donne, omosessuali, neri, cristiani o – visto che non si desiderano carrozzine – disabili? No di sicuro, e chi ci provasse probabilmente riceverebbe ben presto la visita della forza pubblica.

Se volessi pensare male, direi che il nostro ristoratore ha solo cercato un modo per togliersi di torno clienti poco redditizi: è noto che un bimbo piccolo occupa lo stesso posto di un adulto, ma spesso si accontenta di piluccare dal piatto di mamma e papà, il che vuol dire un cliente pagante in meno. Ma siccome non voglio pensare male, lascio stare il caso specifico e vado al nocciolo della questione.

E il nocciolo della questione è, a mio modestissimo avviso, l’imperante incapacità di sacrificare anche minimamente le proprie esigenze in favore di quelle altrui. Ecco quindi – per restare al nostro tema – da una parte chi non vuole bambini intorno perché li considera a prescindere una fonte di disturbo, dall’altra chi tende ad imporli sempre e comunque.  Impossibile, si capisce, che lo scontro tra questi due mondi non generi abbondanza di scintille.

Però c’è poco da fare: nessuna delle due parti ha completamente torto e nemmeno completamente ragione.

Partiamo dai primi. Inutile negarlo, i bambini urlanti e incapaci di stare a tavola, che infilano un capriccio dietro l’altro o, peggio, corrono tra i tavoli e le gambe dei camerieri mentre i genitori, serafici, non fanno una piega, sono un fenomeno diffuso. Ma questo non significa che tutte le famiglie siano così: grazie al cielo, ci sono ancora genitori attenti e bambini educati, che però sono sempre bambini. Ed è qui che dovrebbe entrare in gioco la tolleranza. Un po’ di pazienza e di empatia dovrebbero consentire a chiunque di sopportare per qualche minuto un piccolino che protesta un po’, e avere comprensione per i suoi genitori che avranno pur diritto, una volta ogni tanto, ad uscire a mangiarsi una pizza anche se non possono contare su nonni e baby sitter.

E veniamo ai secondi. “Bambinocentrici”, li si definisce, quei genitori che al grido di “sono bambini!” vanno ovunque col pargolo al seguito, lasciandolo il più delle volte allo stato brado, incuranti del fatto che molte reazioni estreme di questi piccoli sono semplicemente causate dal loro ritrovarsi in situazioni intollerabili per atmosfera, orario o semplicemente durata.

Scusate la franchezza, ma chi si comporta così tutto è tranne che bambinocentrico: all’opposto, è talmente egocentrico da pretendere che sia il bambino a sopportare atmosfere, orari o semplicemente durate intollerabili per la sua età pur di non rinunciare anche solo transitoriamente alle proprie abitudini. Perché credetemi, avere bambini non significa chiudersi in casa per dieci anni: si tratta di scegliere con un po’ di testa dove andare e dove no. E magari, visto che si parla di mangiare fuori casa, di spendere un po’ di tempo e di fatica per insegnare a questi piccoli a stare a tavola almeno il tempo di mangiare una pizza: un’impresa non certo impossibile, credo. Anzi, ora che mi ricordo, ne avevamo anche già parlato: chi vuole, può curiosare qui.

12 pensieri su “Bambini in società. Riflessioni a margine di una notizia”

  1. Ciao cara DB sono d’accordo con te per quanto riguarda il punto dell’egocentrismo. Molti conoscenti infatti pensano che il bimbo deve adattarsi alle loro esigenze, necessità (uscire tutte le settimane anche se il bimbo non è in forma mah). Ecco io non ce la faccio…non vado fuori per forza fino a tardi e poi far dormire i piccoli cottissimi sulle sedie dei vari locali :(! Sarà che i miei piccoli sono sempre bravissimi quando andiamo fuori e giocano anche con delle “sciocchezze” tra di loro e ho sempre ricevuto commenti positivi dai vari commensali (esco sempre gongolante dai vari pranzi e cene :-D). Non so come mi comporterei in quelle situazioni di super agitazione ma sono felice di sapere che otteniamo questo comportamento dai nostri bambini non dietro minacce e fustigazioni se si alzano dal tavolo, ma gli è sempre venuto spontaneo, naturale fare così fin da piccoli e d io e mio marito rimanevamo piacevolmente sconvolti i primi tempi …certo poi a casa, a tavola stanno seduti giusto il tempo di mangiare e scambiare due ma proprio due chiacchiere al volo :)! Nei locali manca decisamente l’educazione e questo non è certo colpa dei bambini, che fanno appunto i bambini e se nessuno li riprende e da determinate regole, per loro si può fare tutto…anche passare tra le gambe camerieri ;)!
    Buona giornata
    Luisa

    1. Perfettamente d’accordo. Anch’io sono uscita tranquillamente coi bambini anche piccolissimi e non ho mai avuto problemi, ma ho anche selezionato con cura tempi e occasioni. Insomma sì alla cena tra amici, ma alle sette di sera e non alle nove e mezza. Sì ai matrimoni, ma alternandosi nell’intrattenere il pargolo e salutando quando si intravvedevano i primi segni di cedimento.
      In compenso ho sperimentato più volte l’esclusione dei bambini a prescindere, e mi ha dato molto fastidio. Inutile dire che certi luoghi e certe persone non ci hanno più visti 😉

  2. Ciao Bianca
    Ti racconto un episodio di qualche tempo fa
    Eravamo a cena in un locale con un’altra coppia di amici senza figli quando tre bambini (mi pare di ricordare circa sugli otto .dieci anni) che avevano appena finito di mangiare patatine fritte con le mani si sono avvicinati al guardaroba per giocare a nascondino e si sono infilati tra i cappotti nell’indifferenza generale…
    Io mi sono avvicinata e ho chiesto loro di non toccare il mio cappotto con le mani e loro mi hanno riso in faccia mentre i genitori non si accorgevano di niente, dall’altra parte del locale e il gestore si eclissava.
    Mio marito mi ha anche detto che rischiavo di farmi rimproverare dai loro genitori perché avevo loro rivolto la parola…
    In quel periodo ero nella fase siccome non ho figli miei non voglio sopportare quelli altrui (la volpe e l’uva? forse..) ma come futura madre adottiva spero di poter portare mio figlio in posti adatti a lui e nei tempi adatti a lui e di non trovarmelo escluso a prescindere.
    Certo un bambino non deve rovinare la serata ad un intero locale come invece spesso accade e questo deve aver portato all’insofferenza del gestore e di molti clienti ..
    Il problema è che spesso i genitori sono privi di educazione e per questo incapaci di educare i figli

    1. Il problema è che educare i figli costa fatica, e oggi nessuno sembra avere voglia di farne: e questi (e molti altri) sono i risultati. Ma non è escludendoli che si risolve il problema, perché questi bambini ineducati diventeranno adulti, e il mondo che ne risulterà non sarà bellissimo, temo 😦

      1. Condivido pienamente quello che dici moltissimi genitori vogliamo avere i figli senza fare sacrifici, se devo dirti la verità non sopporto più le persone menefreghiste. Succede anche con gli anziani, fino a che i genitori gli servono, vieni a tenermi il bambino mamma, vieni a pulirmi casa, va tutto bene poi quando il genitore ha bisogno di loro corre sempre il figlio meno menefreghista che ha aiutato sempre i genitori e non ha chiesto mai niente in cambio. Scusate lo sfogo! !!!ma questa cosa mi tocca particolarmente

          1. Il problema è poi che oltre a non pensare ai genitori, tutti devono pensare pure hai problemi suoi. I Problemi suoi si limitano a chi gli tiene il bambino, perché lei vuole fare la vita da single avendo una famiglia e a messo al mondo sto bambino solo per incastrare il padre e perché arrivata a 40 anni senza aver mai rifatto nenche il suo letto,doveva fare qualcosa di eclatante con la conseguenza che sto bambino è come se non avesse i genitori e quindi verrà educato proprio come i bambini di cui parlavi. Hai visto che storie si sentono! ! E non ti ho raccontato le”parti migliori”. Fammi stare zitta che è meglio! !!;-)

  3. Sarà che stiamo facendo davvero di tutto per aver un bambino che proprio non ne vuole sapere di arrivare , sarà che abbiamo amici con figli di tutte le età ( chi ha iniziato prima verso i 30 ora ha figli all’inizio dell’adolescenza gli altri in età scolare e gli ultimi cuccioli hanno appena iniziato l’asilo) ma io questo, lo vedo come un falso problema… I figli dei nostri amici sono sempre venuti con noi ovunque… È’ naturale da piccolissimi si tendeva a fare più cene in casa di uno o dell’altro e per esempio anche a quest’ultimo dell’anno eravamo 3 coppie adulte e 2 bimbi di 3 anni a casa nostra… Ma la pizza o l’agritirismo sono sempre stati mete abbordabilissime al sabato sera … Genitori e noi amici ben volentieri ci prestiamo per distrarre i bimbi… Del resto ricordo anch’io da bambina di essere andata quasi sempre con i miei genitori… Certo non a cene lunghe o troppo importanti( anche perché si annoierebbero) ma a cene con amici … Ben vengano i bimbi 💗💗💗

    1. Ps al mio matrimonio avvenuto 4 anni e mezzo fa quando buona parte dei miei amici avevano pargoli avevamo l’animatore per loro… Così loro si sono divertiti e i miei amici si sono rilassati 😜

      1. Hai detto la parola magica: “distrarre”. Non c’è bambino che stia tranquillo se nessuno gli riserva attenzioni. Non serve mica molto eh, basta raccontare una storia, fare un disegno… Poi per carità, i piccoli giamburrasca ci sono comunque: ma in un contesto protetto sono l’eccezione, e non la regola 🙂

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