
Non ricordo in che romanzo (forse L’età dell’innocenza di Edith Warton?), si ricordava come una signora elegante non indossasse mai un abito appena acquistato, ma lo lasciasse “decantare” un po’ nell’armadio per essere sicura di non essere vestita all’ultima moda, cosa che evidentemente appariva come l’antitesi del buon gusto.
Non arrivo a tanto, ma ho ugualmente una profonda antipatia per tutto ciò che “devi” avere per essere all’ultimo grido, specie se messo tutto assieme: non fosse altro che perché questo ti rende banale che più banale non si può, e non solo per quanto riguarda l’abbigliamento. Ci pensavo oggi dopo un deprimente giretto per i più famosi siti di, diciamo così, homedecor. Tutto uguale, tutto omologato, una tristezza unica. Tristezza che si è moltiplicata scorrendo Instagram e persino (ahimè) Pinterest, dove pure imperano le tre-quattro tendenze del momento, quasi che fossero l’unica possibilità esistente. Il che mi ha suscitato un moto di ribellione, e spinto a compilare un elenco delle imperdibili mode del momento che, giuro, non mi avranno.
Il tutto bianco. Adoro la luce e non posso quindi non amare il bianco, ma detesto la totale assenza di colore. Capisco il bianco assoluto in paesi dove la luce è poca e il sole ancora meno, ma santocielo, viviamo in Italia, dove sole e luce non si negano a nessuno: che bisogno abbiamo di rinchiuderci in stanze che sembrano uscite da un ospedale psichiatrico? Io passo, grazie.
L’ananas soprammobile. Ancora non ho capito da dove salti fuori questa ossessione, ma a quanto pare se non hai almeno un ananas (preferibilmente dorato o argentato) in bella mostra tra camera e salotto sei clamorosamente out. Io, modestamente, lo sono.
Fantasie e colori anni Settanta. Qui, lo ammetto, entrano in gioco i miei traumi infantili: se ci sono anni che sono stati orrendi in tutto e per tutto, sono stati gli anni Settanta. Ritrovarmi immersa in triangolini e altre fantasie optical declinate nei colorini della Seicento di mia mamma e/o delle piastrelle dei bagni della scuola, no grazie.
I piatti di melammina. Altro rigurgito degli anni Settanta, infatti noi ne avevamo ben due servizi, uno per il campeggio e l’altro per i picnic di quanto noi figli eravamo piccoli. Inutile, per quanto se ne vedano con fantasie deliziose, non riesco a farmeli piacere. Mangiare nella plastica? Ho già dato, grazie.
Il finto archeo-industriale. I pezzi originali, se collocati nel giusto contesto, sono bellissimi. Ma quando si tratta di oggetti di nuova produzione no grazie, chiamiamolo pure “Industrial Chic”, ma sempre quello resta: cinesate a gogò che hanno sostituito le loro omologhe di cui era in massima parte costituito lo Shabby Chic. Alla larga!
Il vassoietto di ardesia. Quando ho visto i primi ho pensato: che carini! Poi è arrivata l’invasione, e mi è venuta l’allergia. Senza contare il fatto che, se sono davvero di ardesia, pesano tantissimo e sono fragilissimi: un abbinamento che decisamente non mi attrae.
La mano mozza. Sì, proprio quella che di legno che in teoria dovrebbe servire come modello per gli studenti di arte. La si vede ovunque, come portagioielli (e ancora passi) ma soprattutto come soprammobile. A me fa impressione. Niente da fare, passo.
Le finte memorie di famiglia. Capisco che, soprattutto se si ama uno stile un po’ classico, le foto della trisnonna in crinolina siano un gran bel vedere, così come i pezzi superstiti di vecchi servizi da tavola. Trovo invece tristissimo spacciare per tali gli oggetti recuperati in giro per mercatini. Anche qui, no grazie: sono quello che sono, nel bene e nel male, e mi va bene così.
I mobili “shabbizzati”. Questa è una moda che in realtà sta un po’ passando, ma mi inquieta comunque, soprattutto quando a venire laccati di bianco (aridaje!) e antichizzati più o meno abilmente sono meravigliosi mobili d’epoca, colpevoli solo di non essere “all’ultima moda”. Girando per mercatini, non sapete quanti ne piango.
Le stampe motivazionali. Avete presente? Sono quelle stampe che riportano frasi e motti che dovrebbero farci riflettere o darci la carica: hanno grafiche ricercate, sfondi e dettagli in colorini pastello e sono rigorosamente in inglese. Una la trovo carina, due ancora possono andare, una casa che ne ha appese in ogni dove mi fa sentire imprigionata in un Bacio Perugina, e per di più senza cioccolata. Passo.
E voi? Avete mode imperanti che proprio non riuscite a farvi piacere o, all’opposto, vi siete innamorate di uno dei dettagli di cui sopra e volete provare a convertirmi? Lo spazio nei commenti è aperto!
condivido praticamente tutto e come te trasecolo ogni volta che vedo in giro sui blog e su youtube tutti gli oggetti/manie/colori che hai citato. ma la cosa che mi lascia di più basita è che se inizia una tutte le altre vanno dietro a ruota. comunque l’altro ieri sono stata alla Maison du Monde e triangolini nordici vade retro anche perché il VERO nordico non è affatto quello e basta farsi un giro fra le foto della casa di Victoria di Svezia per capirlo e sotterrarrsi dalla vergogna.
comunque si il libro è L’età dell’innocenza e anzi ne consiglio l’acquisto, magari risparmiando su un vaso con i triangolini 😉
confesso solo di avere valutato l’altro ieri i piatti di melamina per il terrazzo che portare su e giù per una rampa di scale i miei piatti inglesi anche no… ci devo riflettere e vorrei un colore sobrio. i bicchieri invece sono bellini per il fuori e ne ho preso uno come bicchiere da spazzolino e dentifricio per il bagno.
Temo che “piatti in melammina” e “colore sobrio” siano due concetti antitetici. Se follia deve essere, buttati! Tanto temo che per quanto siano di qualità, non avranno durata tale da stufarti 😉
Condivido tutto quello che hai detto tranne un punto, l’ardesia… Forse ancora per i miei fumi febbrili non ho capito bene se intendevi piatti o proprio vassoi… Io ho dei piatti 6 grandi quadrati che potrebbero fungere anche da sotto piatti e 6 piccoli rettangolari… Sono fantastici quando vuoi impiattare in modo coreografico anche piatti molto semplici… Io li uso anche solo per me e mio marito.,.un antipasto e bel piatto unico e la cena scenografica e’ garantita baci baci baci ale
Ma infatti l’ardesia è bella, è il fatto di vederla improvvisamente ovunque con tutti che te la presentano come se l’avessero scoperta solo che mi innervosisce… comunque io ho visto prevalentemente vassoietti, già i sottopiatti mi sembrano più intriganti. Foto?
Passo….
Eh però almeno una che si sacrifica per il gruppo ci vorrebbe: non ce la fai proprio a procurarti un bell’ananas d’oro e poi dirci cos’ha portato di bello nella tua vita 😉 ?
Per quanto riguarda l’abbigliamento il bianco totale mi piace molto d’estate, con la pelle abbronzata, lo trovo affascinante.
La moda anni ’70 mi piace molto non tutta però, almeno a me che sono molto bassa non sta bene qualunque cosa, anche se all’ultimo grido.
Solitamente indosso ciò ce mi fa sentire bene.
I mobili, piango anche io quando giro i mercatini e mi pare di riconoscere perfino i tipi di persona che gli acquistano per renderli completamente chic, orrore! Un’altra storia sono i vecchi mobili, quelli di poco valore, che non stanno più bene comunque.
Una cosa che la moda non avrà mai da me: sono i tatuaggi.
Bellissimo articolo!
Sono d’accordo, un conto è rinnovare mobili in stile, altro massacrare pezzi originali. Eppure molti non sembrano notare la differenza 😦 😦 😦
Ciao cara DB sono stata anch’io da Maison du Monde come Marina la settimana scorsa…sono uscita con due confezioni di candele. Mi sembra un perfetto mix di cinesaglia e Ikea…a prezzo più alti, certo poi cercando bene si trova qualcosa di carino…come qualche cuscino particolare per il divano ad es o il terrazzino! Lo stile nordico mi piace solo vederlo in foto…in casa mia mi piace la versione decisamente più classica e non il bianco di sicuro, troppo freddo davvero per i miei gusti. Per la moda anni settanta, spero passi presto anche per l’abbigliamento, proprio non mi piace nulla, i pantaloni a zampa aiutoooo…da piccola poi tutte le case avevano lo stesso arredamento, i mobili in quel color marroncino lucido orribile brrr :(!
Buona giornata Luisa
ahahaha anche tu ricordi il marroncino lucido delle case anni ’70?!?!? ma come possono pensare di farlo tornare di moda? io ricordo anche le carte da parati oscene con i disegni marroni, gialli e arancioni (gli stessi di certi abiti) le lampade arancioni, la plastica ovunque. un orrore diffuso che si può rivedere nei film dell’epoca. ok è vintage ma è anche brutto, come sono brutti e pesanti certi mobili tardo Rinascimento o neo gotico vittoriano.
Ecco io ho dormito quasi vent’anni in un letto con la testiera in tessuto a disegni bianchi marrone e arancioni: non avete idea degli incubi! Ma vi pare che mi sfiora anche solo il pensiero di averci ancora a che fare???
ps e vogliamo parlare dei lampadari che sembravano fatti coi bicchieri di plastica? Aaaaaaargh!!!
Ah, e adesso vado su Amazon e mi ricompro L’età dell’innocenza 😉
Io ho una maglia con disegni optical di questa sobria fantasia ma con un paio di pantaloni e una giacca beige o marrone scuro e una sciarpa arancione mi piace ma dormirci in effetti… Gli anni 70 non erano un periodo molto bello né per le forme né per i materiali meglio lasciarli dov’erano ….quanto all’età dell’innocenza mia madre segue lo stesso criterio per non far riconoscere la provenienza dei vestiti ….avevo una signora dell’alta società in casa e non me ne ero accorta….
😉
No la carta da parati…davvero oscena…per anni mia zia l’ha tenuta in tutte le stanze e mi dava un senso di soffocamento, poi per fortuna è arrivata la muffa 🙂 e via :)!
I mobili che fanno rivedere come pezzi di design bhe io non li prenderei neanche se me lo regalassero, davvero non trovo niente di bello così come anche gli elettrodomestici dell’epoca…abbiamo mantenuto solo una radio bianca di quelle lunghe, non so se avete presente, presa dai miei in Germania, credo abbia la mia età, funziona ancora ed è l’unico oggetto a cui sono legata grazie alla musica che ho ascoltato in tutti gli anni a casa dei miei.
🙂