Pensieri, Ricevere

Evoluzione o decadenza? Piccola riflessione su blogging & pubblicità

jo-condor-dettaglio“Buongiorno amiche! Giornata magnifica, perfetto affrontarla con un bel caffè Chettazza, il mio preferito del momento, che bevo ovviamente nella mia nuova mug a quadrettini pastello di GarageduPlanet. E dopo il caffè, la mia beauty routine con i prodotti Sedhentro, indispensabili per una pelle sempre giovane. Un velo di trucco, ovviamente utilizzando il favoloso make up Fiko (avete visto i nuovi rossetti? Io ne vado pazza, li ho tutti!). Poi via di corsa con la mia nuova borsa Paperina Squak: mi aspetta uno splendido appuntamento con i noti stylist Amaro & Gabbato, per raccontarvi in anteprima la loro prossima collezione”. 

Ci avete fatto caso? Ormai i post delle “social” più seguite, siano sui blog, su Instagram, su Facebook  o su Snapchat, sono tutti così. Guai a scriverglielo nei commenti (si offendono a morte) ma queste in gergo giornalistico si chiamano “marchette”, e sono di fatto sponsorizzazioni più o meno occulte. Perché in gergo giornalistico? Perché è una strategia commerciale un tempo tipica degli organi di informazione, dove le pubblicità travestite da articolo erano un fenomeno piuttosto diffuso. Un esempio? Trovarsi in cronaca il resoconto dell’apertura di un nuovo locale o del negozio di un determinato brand. Insomma, un modo subdolo per catturare l’attenzione del potenziale cliente, facendolo sentire una persona informata anziché un pollo da spennare.

Oggi, per fortuna, è un comportamento vietato, almeno ai giornalisti: le “marchette” adesso si chiamano “redazionali”, e devono essere inequivocabilmente distinguibili dalle notizie.

E’ invece sempre più diffuso sui social network, dove purtroppo non ci sono regole e quindi le aziende hanno mano libera nel rifornire i personaggi più seguiti con prodotti di ogni tipo, spesso associati a compensi in denaro. In cambio, richiedono comportamenti che variano dai più corretti (post dichiaratamente sponsorizzati) ai più ambigui, vuoi facendo credere che il prodotto presentato sia frutto di un libero acquisto, vuoi con il cosiddetto product placement: in pratica, mi faccio vedere al parco giochi coi miei bambini (o al giardinetto col cane, o a spasso con la nonna) mentre “casualmente” sorseggio una bibita dalla marca ben in evidenza, oppure mentre prendo un caffè al bar con i miei nuovi occhiali supergriffati in bella vista di fianco alla tazzina.

A scanso di equivoci: non ho niente contro chi guadagna grazie al web (oddio, in realtà avrei qualcosina rispetto a chi sfrutta a fini commerciali i propri bambini, ma questo è un altro discorso e magari ne parleremo un’altra volta), e se non avessi la fortuna di campare egregiamente grazie al mio lavoro forse un pensierino ce l’avrei fatto. Non vi nascondo anche che se il signor Wedgwood (ma anche il signor Spode, o il signor Burleigh) bussasse alla mia porta per offrirmi un servizio da 24 da presentare sul mio blog prima di dire di no ci penserei due volte.

Credo inoltre sia importante distinguere il blog/profilo social del professionista che lo usa per promuovere il suo lavoro da quello del privato qualunque. Nel primo caso infatti l’intento commerciale è dichiarato e palese, e i followers lo sanno, o dovrebbe saperlo: chi si illude che l’attore o il grande chef raccontino davvero i fatti loro ai fans, direi che è un pochino ingenuo.

Ben diverso è il caso di chi si presenta come ragazza/o della porta accanto che condivide esperienze personali quando in realtà si presta ogni volta che può al gioco della sponsorizzazione occulta: perché in questo caso, c’è poco da fare, si prende in giro la gente. Così come la si prende in giro quando si dichiara che, pur se si tratta di collaborazione, l’opinione che si presenta ai follower (guardacaso sempre entusiastica) è sincera. Andiamo, chi ci crede? E’ ovvio che nessuna azienda offrirà mai lavoro a qualcuno che non recensisce positivamente i prodotti, quindi è evidente che chi vuole raccogliere contatti commerciali deve garantire un ritorno di immagine positivo. Provate a chiederlo ai blogger più famosi: vi risponderanno che loro selezionano accuratamente i prodotti da sponsorizzare scegliendo solo quelli che li convincono. Ecco, ditemi i nomi dei prodotti che avete rifiutato di promuovere e vi crederò: altrimenti, per me questa è una frottola bella e buona.

Tutto questo per dire che mi mette sempre più tristezza vedere come si sta riducendo il mondo del blogging, uno spazio che era bello perché libero, ricco di inventiva, originalità e spirito critico. Ora è ridotto una palude, dove è quasi impossibile distinguere sincerità da realtà “addomesticata” a fini commerciali, e dove tanti, troppi post sono solo imbarazzanti taglia e cuci del comunicato stampa aziendale (anche perché, altra cosa interessante da sapere, le aziende vogliono vedere in anteprima e approvare i testi dei post sponsorizzati: alla faccia della spontaneità e della libera espressione).

Non so voi, ma io ho visto evolvere in questo senso tantissimi blog che seguivo: il che, per quel che mi riguarda, li ha resi illeggibili. E’ come guardare ore di pubblicità inframezzate, ogni tanto, da una scena del film: insopportabile, almeno per me.

E mi chiedo: ma sono io che sono strana, o anche altri avvertono lo stesso disagio rispetto a questa evoluzione? Mi piacerebbe capirlo.

33 pensieri su “Evoluzione o decadenza? Piccola riflessione su blogging & pubblicità”

  1. Ho letto la vostra riflessione e pendo che Ci sono tanti blogger che sono disoccupati oppure studenti e anche io ho notato un aumento di articoli dove i blogger scrivono opinioni e recensioni di prodotti sia alimentari , cosmetici , per la casa , editoria , libri eccetera . Io sono fotografa di strada e non faccio pubblicità a nessuna azienda ma ho ricevuto via mail proposte per recensire prodotti nel mio blog e mi sono rifiutata perché le aziende non ti pagano e ti regalano solo dei campioncini o prodotti in omaggio per testare positivamente gratis . Per me é sfruttamento , se devo fare una recensione le aziende devono pagare , la pubblicità é l’anima del commercio . Ciao 😊

    1. Quello che segnali è un altro aspetto della questione: aziende che chiedono pubblicità praticamente gratuita. Secondo me, un motivo in più per pensarci mooolto bene: vale davvero la pena “mettersi sotto padrone” per due campioncini?

      1. Ne faccio a meno dei campioncini , non vorrei che la mìa casa diventasse come in quei programmi ” sepolta in casa ” con cose che non mi servono 😛 Dolce notte

    1. Il problema sta diventando evitarli… Il contagio si espande più veloce della peste, perché se non sono marchette sono tentativi di farsi notare dalle aziende (“vedi? Uso il tuo prodotto!dai fammi lavorare per te!”) e allora cambia poco 😦

  2. Hai proprio ragione, ho in mente in particolare 3 blog che seguivo molto 4-5 anni fa, e che ho totalmente abbandonato perché sono diventati il regno della marchetta. E le machette non si fermano al blog ma continuano sugli altri social… e con la pubblicità, io cambio canale 🙂

  3. mi sono molto molto divertita a leggerti. la faccenda sta diventando veramente imbarazzante e devo ammettere che fino a qualche mese fa ci cascavo anche io come una polla. specie con le youtuber che guardo la sera per farmi venire sonno 😀
    il problema è che le aziende fanno delle campagne quindi capita che ops casualità tutte parlino dello stesso prodotto infilandolo nei loro preferiti del mese, nella beauty routine, nell’ingrediente preferito per i dolci, etc.
    oggi è difficile sfuggire, giorni fa ricevo una newsletter di una che mi piace che parla in modo carino della sua storia di ragazza occhialuta e dei trucchi per stare meglio (è una che fa consulenza di immagine) e poi zacchete tre giorni dopo la vedo su IG con altre youtuber e blogger all’evento di una marca che presenta occhiali. ci son rimasta male devo dire.
    ieri sera ho guardato il video di una nota che è stata a Milano – da Roma – per un evento, praticamente la presentazione di una linea di solari. le hanno regalato i solari e una borsa. ma la domanda è? perché, che ci guadagna? le pagano il viaggio? la pagano con i solari? bohhhhhhh
    il percorso inverso comunque non funziona, nel senso che io stessa (sto cercando uno sponsor per una mostra) ho provato ad agganciare una nota azienda, alla mail hanno risposto sgarbatissimi non capendo fra l’altro la richiesta, allora ho provato con dei tag su IG ma non ho ottenuto risultati. 😦

    1. Ti capisco, mesi fa il gioco non era così spudorato, ormai non se ne salva una… e comunque spero ci guadagnino più di qualche solare e un soggiorno pagato, perché così la vedo dura definirlo “un lavoro”!
      Sul percorso inverso non so che dire: temo che per entrare veramente nel giro ci si debba appoggiare a qualche agenzia, il che immagino sia anche parecchio vincolante.
      Per venire poi all’episodio che racconti, una risposta sgarbata fa sempre passare dalla parte del torto: persino se, per tua sfortuna, fossi stata la centesima del giorno che chiedeva una sponsorizzazione. Hanno fatto davvero una brutta figura 😦

  4. ciao Donna Bianca anch’io a volte ho provato fastidio nel leggere in alcuni blog prodotti e nomi di certe marche…. la riflessione però è un attimo diversa direi. Alcuni personaggi noti hanno attività lavorative e poi hanno il loro blog….. quindi direi che il blog è un aiutino per allargare il loro giro d’affari e per farsi conoscere. Non ci trovo nulla di male onestamente e come è successo ultimamente ad una food writer nota, molte persone si sono scatenate dicendo qualsiasi cosa. Mi sembravano un pochino invidiosette oltre che veramente villane. Sicuramente tu nn appartieni a quest’ultime, ne sono certa visto che leggo il tuo blog da un po e lo trovo interessante x molti versi ma questo post, a dire la verità, nn mi ha fatto impazzire….
    gisella
    p.s. la food writer in questione era Csaba dalla Zorza ma credo lo sapessi già. Buona serata

    1. Infatti mi sembra di aver chiarito molto bene che i blog dei professionisti fanno caso a se perché hanno dichiaratamente scopo pubblicitario, e che in questo non c’è niente di male. La mia riflessione riguarda chi approfitta della buona fede dei suoi follower per far passare messaggi pubblicitari retribuiti come consigli amichevoli basati sull’esperienza personale: sinceramente, lo trovo meschino…
      Quanto a Csaba, non la seguo più da molto tempo, ma il suo blog è sempre stato dichiaratamente una vetrina per promuovere il suo lavoro, quindi non vedo il problema 😊

    2. scusa gisella ma questo della critica=invidia è un luogo comune del web ed è anche ora di fare basta. a me per dirla tutta Csbaba dalla Zorba non mi fa impazzire, troppo secca, troppo finta, troppo perfetta solo per la stampa, ricette che non vengono (esperienza diretta), ma se mi accusi di invidia ti dico che hai proprio sbagliato direzione. sono una persona dotata di normale senso critico e osservo le note stonate (per me), ma questo non ha proprio nulla a che fare con l’invidia.
      fra l’altro a me il tennis mi annoia a morte.

      1. L’invidia è un sentimento che esiste, inutile negarlo, ma viene usata un po’ troppo spesso per mettere a tacere ogni voce fuori dal coro. Tanto per fare un esempio concreto: se dico a una persona (educatamente, si intende) che non mi bevo la storia della tinta da fare in casa come suo spontaneo regalo alla mamma perché altre venti blogger/youtuber/instagrammer hanno postato la stessa identica cosa nell’arco di due-tre giorni, sono invidiosa? Dai, su…

      2. marina, quanto ardore… nn sarai invidiosa, ma ho detto quello? Spessissimo (ovviamente nn in tutti i casi) il fatto che solo alcuni raggiungano un obbiettivo nella vita (in qualsiasi ambito nn solo lavorativo) è motivo di fastidio, quindi spesso le persone diventano acide, forse nn invidiose ma acide sicuramente.
        Il tennis? Se ti annoia nn lo guardare….. fortunatamente nn siamo tutti uguali

        1. scusa solo una domanda – citando la dowager countess of Grantham – “ma il tempo che risparmi non mettendo la o in mezzo a non, esattamente come lo usi?!?!?”.
          e l’osservazione sul tennis era connessa alla questione dell’invidia, ovviamente.

      3. ops, Marina invece di farmi appunti sul fatto che nn metto la o, nn ti hanno insegnato che “a me mi”” nn è italiano corretto, per essere una blogger direi che è abbastanza “gravino”

  5. Per me è solo questione di abitudine…ci siamo abituati (in un primo momento) alla pubblicità durante i film…alla pagine di pubblicità (ormai superano i contenuti) nelle riviste, alla pubblicità nella cassetta della posta, a quella per telefono, poi si arriva al punto che si preferisce leggere un libro, o smettere di comperare quella rivista o staccare il telefono(come ho fatto io) è questione di abitudine…finché ci sta bene accettiamo, finché non ci pesa, finché non ci sentiamo presi in giro, finché comunque ci rallegra il contorno che vediamo…poi non c’è niente di male a lasciar perdere….dopotutto siamo un pubblico e la pubblicità è nata per noi, se poi una blogger smette di piacermi perché ciò che pubblica non mi interessa più, come dicevo, non c’è niente di male a lasciarla perdere. Tutti i tempi vengono…

    1. Sono d’accordo,,e credo anche che questa strategia alla lunga si ritorcerà contro le aziende e anche certe blogger perché quando si esagera la gente si stufa. Non è un caso che a questo meccanismo si presti soprattutto su chi, come le fashion / beauty blogger, ha un pubblico prevalentemente di ragazzine, che certi meccanismi non li conoscono e – ahimè – ci cascano in pieno. Il che, onestamente, mi dà ancora più da pensare…

      1. Ok ma alla fine dov’è la differenza?
        Perché dovrebbe essere peggio o meglio l’una piuttosto che l’altra? E comunque si sente benissimo a chi è indirizzato il tuo post.

        1. Beh, se la pubblicità occulta è vietata ovunque tranne che sul web, un motivo ci sarà…
          Poi per carità ognuno la penti come vuole, per fortuna siamo in democrazia.
          Ps interessante l’ultima frase. A chi sarebbe rivolto il post secondo te? Perché io l’ho scritto pensando ad almeno 5/6 blog che seguivo in passato, e mi colpisce pensare che tu lo ritenga rivolto personalmente a qualcuno.

  6. no scusate un momento. l’informazione è una cosa la pubblicità è un’altra. io sono una blogger da gennaio 2009, ma leggo blog e ci studio sopra almeno da dieci anni. qua non si parla di blogger che hanno degli sponsor più o meno velati ma di persone che ci prendono bellamente per in giro facendo finta che siano tutte loro scelte personalissime e che hanno testato il prodotto pagato con i loro soldi. eh no!
    ma come dicevo sopra siccome ormai il fenomeno dilaga e le agenzie sono allupatissime basta essere un pochino accorti per capire dove tira il vento poiché le campagne sono periodiche e se tuuuutteeeeee usano un certo shampoo o una certa farina magari il dubbio ti viene. specie su youtube che sta veramente diventando la fiera delle prese in giro.
    credo che comunque si sia innescato un meccanismo perverso di prodotti/visibilità/sponsor/omaggi e non ho idea di come andrà a finire.
    comunque siccome con Donna Bianca spesso ci confrontiamo in privato – non sulle blogger idiote ma sulle nostre amate potteries inglesi – vi posso assicurare che essa a tutt’altro pensava. fra l’altro Csaba – che a me piace poco perché bo’ mi pare finta e ho visto delle ricette assurde in tv e orrore ha servito il tè con il servizio dell’emporio cinese sotto casa – bisogna dire che non espone più di tanto i figli mentre ce ne sono alcune che li stanno trasformando in inconsapevoli e ignare star del web (e anche qui ci sono due rigide scuole di pensiero, chi manco il nome mette tipo Elasti-Claudia del Lillo, e chi praticamente li ha fatti diventare modelli di moda bimbi).
    davvero fatevi un giro su you tube e capirete, specie nel settore beauty e lifestyle c’è da avere paura.
    nel food direi che si stanno eliminando da sole anche perché ormai le aziende vanno sul sicuro e su quelle molto molto note o seguite.

    1. Sul tema dei bambini prima o poi scriverò qualcosa, è veramente spinoso. Per adesso dico solo che Claudia De Lillo può piacere o meno, ma le va riconosciuto di aver saputo trarre vantaggi professionali dalla fama guadagnata sul web senza svendere il blog: poi non dire i nomi dei figli aveva senso quando scriveva sotto nick, perché una volta svelata la sua identità si sa benissimo anche chi sono i suoi figli…

  7. Ammetto di averci messo un po’ a capire perché alcune lettrici fossero convinte che questo post parlasse di Csaba Dalla Zorza che, poveretta, non c’entra proprio niente con quello che ho scritto: semplici riflessioni generali su un cambiamento che sta investendo in maniera massiccia il mondo del blogging. Poi ho dato una scorsa ai suoi social e credo di aver capito che l’equivoco sia nato da una polemica sulla sua pagina FB che riguardava proprio il tema dei post sponsorizzati: niente di più sbagliato, perché quella di Csaba è sempre stata pubblicità palese, mentre l’oggetto del mio ragionamento sono le collaborazioni occulte, e la deriva pubblicitaria di quelli che erano piacevoli e originali blog personali.
    Del resto, se avessi qualcosa da dire a Csaba non lo scriverei qui ma sul suo blog, come facevo in passato, quando ancora la seguivo.

      1. si certo probabile? Donna Bianca ed io abbiamo parlato sempre molto chiaramente. ad ogni modo se volete vi faccio una lista lunga come il catalogo di Leporello sulle blogger/youtuber che hanno adottato il sistema della pubblicità occulta mascherata da “ohhhhh grande scoperta”.
        certo ci sono le eccezioni tipo una signora delle mie parti che su youtube propone delle ricette basiche ma molto interessanti e quando mostra gli ingredienti copre sempre le etichette con le marche. apprezzo molto, se vi devo dire. Il suo canale si chiama “Fatto in casa da Benedetta” non glamour come Csaba ma a me piace.

        1. La conosco, è bravissima: ricette semplici, tradizionali e un sacco di idee carine.
          Per il resto non so che dire: magari provate a seguire qualche blog in più, così forse vi sarà più chiaro cosa volevo dire.
          E con questo per me la discussione su questo ridicolo equivoco si chiude. Sono orgogliosa di questo blog perché è uno spazio pulito: se qualcuno pensa di divertirsi venendo a sollevare polvere, sappia che non gli sarà permesso.

      2. concordo con te Katia.
        Donna Bianca nn mi diverto a sollevare polveroni se l’appunto era diretto a me, anzi ti dirò di più come tu nn frequenti più alcuni blog lo stesso farò anch’io
        Una buona giornata

        1. L’appunto era generico: se qualcuno viene qui sperando di guastare il clima pacato e cortese che ha sempre contraddistinto questo blog con accuse infondate e illazioni sgradevoli non troverà soddisfazione. Capisco che sul web lo stile pollaio sia molto diffuso, ma non è né sarà mai il mio. Volete continuare a credere che ce l’abbia con una persona in particolare che, lo ripeto per l’ennesima volta, non ha niente a che vedere con una riflessione generale su un fenomeno dilagante che interessa moltissimi blog? Più che dirvi che avete clamorosamente frainteso, non so che fare.
          E ora, gentilmente, passiamo oltre. Grazie

  8. alla domanda che ci hai rivolto evoluzione o decadenza… concordo sul fatto che siamo di fronte alla decadenza … baci baci baci

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