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Arte della tavola. Capitano, mio capitano…

©acasadibianca
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Quest’estate, credo per la prima volta nella mia vita, non ho visto il mare. Niente, nemmeno una mezza giornata nei lidi qui vicino. Un vero record, che ammetto onestamente di non aver vissuto benissimo.

Ma si sa, tutto non si può avere, e questi mesi sono stati già abbastanza ricchi di occasioni speciali. Ho quindi deciso di togliermi la voglia di mare (o forse farmene venire di più, non sono ben sicura) aderendo al solito progetto mensile del gruppo sull’arte della tavola che frequento su Facebook.

Tema del mese, una tavola nautica o marina. Ho scelto entrambe le possibilità, e oggi vi presento la prima, appunto a tema nautico. E’ stata preparata assolutamente per gioco, complice una quanto mai opportuna trouvaille in uno dei miei soliti mercatini. Ci ho costruito intorno una storia che deriva dalle tante letture di soggetto avventuroso che hanno accompagnato la mia infanzia, e di cui ogni tanto ritrovo qualche eco nei romanzi che popolano il mio presente.

©acasadibianca
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Ho immaginato un veliero, una delle tante navi commerciali che facevano la spola tra l’Inghilterra e le Indie Orientali. E’ la sua ultima notte in rada prima di prendere il largo per il lungo viaggio che, se Dio vorrà, la porterà nelle terre del tè e delle spezie.

©acasadibianca
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Il capitano ha convocato al suo tavolo tutti gli ufficiali. Le acque tranquille del porto consentono un’apparecchiatura impeccabile. Un sottopiatto d’ottone, piatti della migliore porcellana. I bicchieri di cristallo e le posate di sheffield e vermeil scintillano alla luce tremula delle candele.

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Il viaggio sarà lungo, e di questo diario di bordo ancora intonso non resterà una pagina libera.

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Il dispaccio che descrive la missione è ancora nel suo tubo: il capitano lo leggerà a fine cena, offrendo ai suoi ufficiali il bicchiere della staffa.

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Sarà il momento delle decisioni, e forse, della malinconia.

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E ci vorranno giorni perché il nostro ufficiale si decida a sbarazzarsi di quel minuscolo mazzolino che ingentiliva la tavola, ultimo ricordo dei rigogliosi giardini d’Inghilterra e di quella dama che lo aspetterà fedele, con gli occhi pronti a brillare di fronte alle meraviglie che le riporterà dalla sua avventura.

9 pensieri su “Arte della tavola. Capitano, mio capitano…”

  1. Sono giorni in cui mi sento svuotata, e come spesso succede i tuoi post mi riconciliano con la vita, nel suo lato più piacevole.
    La tua tavola è bellissima, come ti ho già scritto sulla pagina delle apparecchiatrici: hai creato un allestimento di grande eleganza, ricco di dettagli, e la storia che racconti fa sognare. Sento il profumo di romanzi bellissimi dietro a questa mise en place 🙂
    Sono molto belle anche le posate e il legno del tavolo… ma su questi piattini non ci racconti qualcosa di più? Provenienza? Sono proprio raffinati.

    1. TI ringrazio delle tue parole, in questi momenti sembra tutto così assurdo che trovare anche un minuscolo spazio di sollievo vuol dire tanto. Per me per prima questo blog è proprio un minuscolo angolo di pace, lontano dalla confusione e dai tanti problemi della vita quotidiana: sono contenta che lo sia anche per chi mi legge 🙂
      Quanto ai piattini, sono bavaresi, anni Cinquanta / Sessanta e li ho trovati qualche settimana fa in un mercatino dell’usato: sei piattini con tre decori diversi e un piatto da dolce più grande. Immagino sia il solito nipote che butta la roba della nonna per riempirsi la casa di piatti di plastica a triangolini 😕

      Ps sul fronte romanzi, se ti piace il romanzo di ambientazione storica ti consiglio – se già non la conosci – la “trilogia dell’Ibis” di Amitav Ghosh: tre romanzi ambientati nelle Indie Orientali ai tempi della guerra dell’oppio. Assolutamente affascinante!

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