
Secondo e ultimo post dedicato al viaggetto estivo tra Canada e Stati Uniti. Come vi avevo già anticipato, tra una scarpinata e l’altra non ci siamo fatti mancare il momento “shopping compulsivo”. E del resto, potevo forse attraversare l’Oceano per tornare a mani vuote? Certo che no!
Accantonato per ovvie ragioni di spazio e di peso il sogno di portarmi a casa potteries ed affini (per esempio la strepitosa brocca natalizia che vedete qui a fianco, e che sogno ancora adesso) ho ripiegato su oggetti più trasportabili ma non per questo meno sfiziosi.
Non è stato facile, perché ci sarebbe stato da portarsi a casa il mondo: ho finalmente rivisto una vera cultura dell’arte della tavola che qui, con tutto quello che – passatemi il termine – ce la tiriamo con il cibo, è sparita, o quantomeno fatica a sottrarsi a quella impersonale sudditanza alla moda da cui sembra sempre più difficile affrancarsi. Che peccato, ci sono tante e tali meraviglie in giro! Tanto per dire, questo è un negozietto di Québec City:

Ma veniamo a noi. Iniziamo con qualche rivista sul ricevere e sul mio adorato rito pomeridiano del tè, che nei paesi anglosassoni gode di pubblicazioni periodiche dedicate e di tutto rispetto.

A seguire, un bel copriteiera natalizio: non è mai troppo presto per pensare alle feste di fine anno, vero?

Sul fronte “mai più senza”, un set di quattro mini termometri da carne individuali scelti dal marito fanatico del barbecue, per una perfetta cottura che accontenti il gusto di ogni membro della famiglia (dove, per la cronaca, si passa dalla cottura “vampiro” a quella “carbon fossile”).

Il calendario più bello del mondo, e una guida ai pennuti est-canadesi.

Ma il vero danno l’ho fatto a New York, allo shop del Moma, dove come articoli per la casa c’era da perdere la testa. Ecco la mia scelta: cucchiaini da tè sui toni pastello, un vaso da fiori che sarà perfetto come centrotavola per un’apparecchiatura minimale e, dulcis in fundo, uno scenografico candelabro in plexiglas.

Per adesso ve lo mostro inscatolato, perché credetemi, merita di essere fotografato su una tavola adeguata alla sua bellezza. Saprò rendergli giustizia? Non ne sono sicura, ma prometto che ci proverò…
Nooooo il copriteiera nooooooo. Comunque hai ragione, noi arte della tavola ZERO. Magari la zia ti fa le lasagne più buone della terra ma le cuoce nella vaschetta di alluminio 😱😱
Non ho capito se sei inorridita per il decoro natalizio per il concetto di coprieiera. Nel primo caso posso capire, nel secondo invece sappi che io mi sono convertita da quanto ho la casa in collina: lì il tè si raffredda in un amen e sinceramente non trovo niente di più sgradevole del tè tiepido, quindi… ho iniziato a fare di necessità virtù 😉
Siamo noti nel mondo per essere cultori del bello, noi italiani, ma in giro sembra dominare la sciatteria, e a tavola pure 😦
Il calendario è delizioso, sono curiosa di vedere il candelabro in tutto il suo splendore.
Ma infatti questa cosa non la capisco. Vantiamo manifatture di livello altissimo, alcune antiche e prestigiosissime, e le abbiamo fatte fallire praticamente tutte. E per cosa? Per i piatti svedesi in ceramica da due soldi o, peggio, di plastica a quadrettini? E non credo sia nemmeno un discorso di spesa, visto che qui parliamo di articoli che ti durano una vita, non del cellulare ultimo grido che costa come un bel servizio di paitti da 6 persone ma dopo un anno è da buttare 😦
Che peccato, davvero…