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Storie di un tempo passato. Di errori di percorso, luoghi comuni e nuove consapevolezze

Da piccola non avevo il permesso di portare i capelli lunghi. Correvano i luminosi anni Settanta, i bambini si vestivano e pettinavano da bambini, e ciò voleva dire spazzola per i maschietti e caschetto, lunghezza massima alle spalle, per le femmine. Mia madre non transigeva: e io guardavo con molta invidia a Valeria, unica di tutta la scuola a portare lunghi capelli (biondi, per di più) trattenuti da un elegante cerchietto.

a casa di Bianca, ortensie, fiori, flowers, pink flowers

Arrivata alla scuola media, ho finalmente potuto amministrare liberamente le mie chiome, e i capelli sono diventati lunghi, lunghissimi! Poi sono arrivati gli anni Ottanta – tempo di permanente, mito delle top model e tagli a carré – e sono andata in crisi: mi sentivo fuori moda, proprio obsoleta. Così un pomeriggio, armata di foto della mia top preferita (Inès de la Fressange, per la cronaca) sono andata dalla parrucchiera e ho intimato: “Taglia”!

Mai errore fu più clamoroso. Un po’ che la parrucchiera era poco talentuosa, un po’ che non sono esattamente la sosia di Inès de la Fressange, il risultato fu disastroso: mi ci vollero mesi per riprendermi, gli stessi necessari perché i capelli tornassero ad una lunghezza accettabile.

Dopo quella volta non ho osato tagliarli corti per un numero imbarazzante di anni. Poi sono arrivati gli “anta”, e con loro una più profonda coscienza di sé, e la voglia di esprimere una nuova femminilità, più consapevole e più mia. E ho tagliato di nuovo, senza miti da inseguire questa volta. Non li ho più fatti ricrescere oltre le spalle,  e devo dire che non me ne sono mai pentita.

Scrivo questa storia dopo aver raccolto lo sfogo di una collega, disperata dopo un taglio troppo netto di cui si è pentita amaramente. Non che il taglio non le doni, anzi: ma si sente “un maschiaccio”, per usare le sue stesse parole. Sono convita che si tratti solo di un piccolo dispiacere iniziale, e che presto farà pace con i suoi nuovi capelli. La sua reazione però mi ha suscitato alcune considerazioni – strettamente personali, ovviamente – sul concetto dominante di femminilità.

A guardarsi intorno, sembra sia tutta una questione di chiome fluenti, forme generosamente esposte e trucchi elaborati. Il mito della donna-Barbie resiste ancora, quindi? Per qualcuno forse sì, e secondo me è un vero peccato.  Perché non è niente di tutto ciò a rendere o meno femminile una donna, se con questo termine intendiamo quel misterioso miscuglio di eleganza, grazia e personalità capace di incantare esponenti di entrambi i sessi. E’ piuttosto un insieme se vogliamo indefinibile di caratteristiche, che possono avere anche molto poco a che fare con l’aspetto fisico.

E’, ancora una volta, questione di personalità, del saper dire “eccomi, sono io, sono qui. E non ho paura di farmi vedere per quello che sono”. Anche un taglio di capelli sbagliato, a quel punto, diventa solo quello che è: un punto da cui ripartire, forti e intense come e più di prima.

6 pensieri su “Storie di un tempo passato. Di errori di percorso, luoghi comuni e nuove consapevolezze”

  1. Mai avuti capelli lunghi da piccola, ci pensava mia madre a tagliarli, un po’ perché aveva lavorato da una parrucchiera, un po’ perché erano più comodi, un po’ perché ogni tanto si era presentato anche qualche pidocchio fatto sta che me li ritrovavo senpre corti ma quando in età adolescenziale ho conosciuto mio marito che era attratto dai capelli lunghi e lisci ho fatto di tutto anch io per raggiungere lo.scopo.
    Ci son riuscita solo diversi anni dopo al momento della gravidanza accorgendomi.però che dei miei capelli non gliene importava niente, mai un complimento…forse perché non sono lisci…cosi li tagliai.
    Adesso sono di nuovo lunghini ma per comodità, almeno posso raccoglierli senza dover andare sempre dal parrucchiere e stranamente lui apprezza di più quando ho il viso “scoperto” quindi in.una maniera o nell’altra dipendiamo sempre dal giudizio dell’altro sesso, almeno nel mio caso.
    P.s. comunque i parrucchieri dovrebbero fare dei corsi di psicologia perché la maggior parte di loro non capisce mai cosa vuole una donna. 😦

  2. A proposito di femminilità vorrei raccontare un episodio molto particolare. Tutte noi abbiamo una parente o un ‘amica che veste sempre in jeans e scarpe da ginnastica, non si trucca e ha i capelli corti e che viene definita(specialmente in giovane età) un maschiaccio. Aveva appeno iniziato il tirocinio quando ho visto un caso di cambio di sesso.. una donna che voleva diventare uomo. Osservando la cliente ho visto la differenza tra i cd “maschiacci” ovvero donne con una femminilità sottesa e non molto evidente e una donna che invece si sente e si comporta come un maschio. Sono piccole cose, gesti, intonazioni e anche i capelli magari cortissimi su una donna sono femminili per una piega, un accessorio, un modo di toccarli (gesto femminile per eccellenza…) mentre su un uomo sono mascolini.
    Anche io da bambina avevo i capelli corti e lisci con il classico caschetto poi a nove anni (magie della preadolescenza) sono diventati una massa di ricci crespi …immagina lo shock e la difficoltà di riconciliarci con un’immagine così diversa poi con gli anni mi sono sentita molto fiera dei miei riccioli e ho cominciato a sentire la mia criniera come una corazza per affrontare il mondo

    1. Grazie per questa storia, che spiega molto bene come non bastino caratteristiche fisiche tutto sommato secondarie per rendere qualcuno femminile o mascolino, ci vuole ben di più.
      Sul secondo fronte, ho un’amica a cui è successa la stessa cosa: verso i sedici anni bum! capelli improvvisamente ricci. Però lei non si è mai rassegnata e ancora adesso li piastra scrupolosamente 😉

  3. Da piccola i miei capelli alternavano un lunghezza media (che mia madre raccoglieva o in 2 codini da più piccina o in una coda di cavallo alle elementari e per le occasioni speciali in una treccia) in inverno ad un più pratico caschetto in estate… non ricordo di essere mai andata a scuola da bambina con i capelli sciolti forse anche per la fobia di mia madre verso i pidocchi ( che grazie, forse, ai sui intrugli a base di aceto non presi mai)…al liceo capelli lunghi dritti raccolti spesso in una pratica coda o trattenuti da un cerchietto. poi…poi cortissimi lunghissimi ma sempre con la riga sulla destra e la frangetta…da quando sono arrivati gli anta rimango sul lungo ma la coda continua ad accompagnare la mia quotidianità lavorativa per ragioni di igiene…ora che ci penso mia madre racconta spesso che quando andò a parlare con i miei docenti delle medie le dissero…” ah si quella con la coda “… ecco sono passati tanti anni, tante mode e tanti chili… ma ora che ci penso sono ancora quella con la coda!!-) baci baci baci ale

    1. Ah i risciacqui con l’aceto… al netto della puzza terrificante lasciavano dei capelli meravigliosi.
      Comunque se tu sei quella con la coda io sono quella con la frangia: cambia forma e lunghezza ma sempre lì rimane 😊

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