Oggi per chiudere la settimana vi racconto una piccola storia che riguarda, se pure di striscio, la casa in collina. La zona dove sorge non è per nulla prestigiosa, anzi. Da vedere è bellissima, così libera e selvaggia, ma è una bellezza che i suoi storici abitanti hanno pagato caro. La terra non è generosa, l’allevamento non dà più alcuna sicurezza e il turismo non si sa nemmeno cosa sia. Per questo i giovani se ne sono andati quasi tutti, lasciando pochi anziani ostinati e vecchie case di contrada che rivivono giusto per il tempo di brevi vacanze lontano dal caos e dallo smog della città.
Eppure c’è stato un tempo in cui le contrade erano vive e vitali, e queste colline, ora quasi tutte a prato e a bosco (persino il grande business del vino attecchisce a fatica), in primavera si coloravano di viola. Era il periodo in cui fiorivano gli iris, Iris germanica, per essere precisi, gli stessi che spesso crescono spontaneamente lungo vecchi muri e in luoghi rocciosi, unico dono di terreni asciutti e sassosi che mal si prestano ad altri tipi di coltivazione.
Proprio per il suo terreno argilloso, in questa zona fino agli anni Quaranta del Novecento fioriva – è proprio il caso di dirlo – la coltivazione degli iris, destinati al lussuoso mercato della profumeria. In estate si raccoglievano le radici di piante vecchie almeno di tre anni, che venivano spellate e quindi fatte essiccare appese alle finestre. L’attività impegnava soprattutto le donne e i bambini, e garantiva una fonte di reddito non disprezzabile per le famiglie.
Le radici essiccate venivano vendute a commercianti specializzati in appositi mercati che si tenevano agli inizi di settembre: gli acquirenti erano soprattutto laboratori milanesi, che a loro volta rivendevano buona parte del prodotto alle grandi profumerie francesi. La radice dell’iris era infatti ampiamente utilizzata nella cosmesi, per produrre non solo oli essenziali e profumi ma anche ciprie e pomate.
Oggi, nell’ambito di una rinnovata sensibilità verso il territorio e di una ricerca che punta al recupero delle colture tradizionali, c’è chi scommette su un ritorno dell’iris. Una piccola prova l’avete vista nelle foto: un’intera collina ricoperta di questi fiori meravigliosamente regali e dal profumo inebriante. Sarà un primo passo verso un ritorno alle colline tinte di viola? Non lo so, ma lo spero sinceramente.
Che meraviglia!!, Trovo che puntare al recupero delle culture tradizionali porterà il nostro paese nelle direzione giusta per un futuro migliore.
Anche secondo me. Certo è necessario che il risvolto economico sia interessante, ma a volte le produzioni di nicchia danno ottimi risultati in questo senso
Sarebbe possibile sapere di che zona si tratta?
Veneto, al confine tra le province di Vicenza e Verona (più o meno)
Io abito fra Vicenza e Verona.
Ma dai! Allora sicuramente conoscevi già questa storia! Hai notizie da aggiungere? Io non sono di quella zona e so solo quello che mi hanno raccontato ma mi piacerebbe saperne di più
No, ne sono all’oscuro, non conosco questa meraviglia di posto.