Mi capita sempre più spesso di ricevere commenti e messaggi privati in cui mi si chiede prezzo e disponibilità degli oggetti che posto. All’inizio non ci ho dato molto peso (non c’è scritto da nessuna parte che io sia una venditrice, anzi, a leggere i miei profili si capisce che non lo sono proprio), ma il fenomeno è in crescita e credo sia il caso di chiarire in modo netto l’equivoco. Prima però consentitemi un paio di riflessioni.
La prima è che, evidentemente, le persone sono talmente abituate a vedere utilizzare i social come vetrina commerciale da dare per scontato che chi posta oggetti lo faccia per venderli. Insomma, alla rete come spazio di condivisione gratuita ormai ci credono in pochi.
La seconda deriva invece da quel che succede quando rispondo che non sono una venditrice: le persone se va bene restano sorprese, se va male quasi si risentono perché insomma, cosa posto a fare se poi non vendo? La cosa, lo ammetto, mi dà da pensare: davvero la semplice condivisione di qualcosa di bello, senza secondi fini di nessun genere, è evento così stravagante?
Quindi niente, mentre medito tra me e me su queste due questioni, a scanso di ulteriori equivoci ripeto a chi mi segue da poco o passa di qui per caso che no, non vendo niente: se proprio, sono più il tipo che compra, se pure in modo molto meditato e con criteri di scelta tutt’altro che impulsivi. La mia presenza sui social è decisamente vecchio stile: ho una grande passione per la ceramica e l’arte della tavola e le condivido on line a beneficio di tutte le persone interessate. Se qualcuno me lo chiede, dico volentieri dove ho preso gli oggetti che utilizzo per le mie tavole (sul blog c’è addirittura un’apposita sezione in fondo ai post, che sempre a scanso di equivoci si chiama #pubblicitàaggratis) e condivido senza problemi il nome dei miei fornitori.
Però lo ripeto: no, non vendo niente. A dire il vero, ogni tanto penso che dovrei fare un bel decluttering (o disbrigo, come avrebbe detto mia nonna) per fare un po’ di spazio in casa, ma al momento non ce la faccio: ogni pezzo, ogni oggetto, è un pezzettino di me che non sono pronta a lasciare andare.
Credo che la nostra generazione, quella nata senza internet, non sia adatta ai social, si ok, molti di noi si sono inseriti più che bene ma restiamo di “un altro mondo” e questa velocità non ci è così consona, ormai è tutto compra, usa e getta pure qui e se non vendi o non ti vendi non sei nessuno, non era meglio allora quando il “diario” che scrivevamo era davvero segreto?
Me lo chiedo spesso anch’io… ma siccome credo ancora nel piacere della chiacchiera e della condivisione, al momento tengo botta. Non ti nascondo però che i momenti in cui mi domando se tutto questo abbia ancora un senso sono sempre più frequenti
Si ma una volta si chiacchierava e condivideva col vicino o con le amicizie, adesso snobbiamo quel tipo di persona per cercare quelle virtuali che prima o poi faranno la stessa fine…oh come sono negativa oggi…
Su questo mi sento di essere più ottimista: non sempre la vicinanza fisica è anche sintonia personale, e trovare in rete qualcuno con cui condividere passioni che magari gli amici “fisici” non hanno (tipo la mia per la tavola) è comunque bello e stimolante. Ovviamente non sostituisce le amicizie “reali”, ma può in parte integrarle e questo a me pare positivo
Così la penso anch’io . . . m’è capitato di trovare molta più affinità con alcune amicizie “virtuali” che con quelle più vicine e “reali”! 🙂
Persone che, nell’ambito del territorio in cui vivo non avrei mai potuto incontrare! 🙂
Ciao, F
A parte il fatto che non ci vuole un intelletto sopraffino per capire che non vendi nulla, e questo lo si evince da ogni dico ogni articolo che posti, se vogliamo un pochino discolpare quelle sventate che ti scrivono ci sono specialmente su facebook tantissime pagine di persone che espongono questo o quello, tutto fai da te, e l’intento è di vendere. Per eludere l’interesse della guardia di finanza non mettono i prezzi, scrivono solo che se si è interessati si può scrivergli privatamente. Poi se vai a vedere nei commenti c’è chi ha comprato da loro e lo scrive, dando quindi conferma che tutte queste belle fotografie servono a vendere.
Infatti. E siccome non voglio che qualcuno pensi che faccio la furbetta, preferisco scriverlo nero su bianco.
Seguo da poco questo spazio, ma mai mi è neppure sfiorata l idea che sia una vetrina di vendita, è chiarissimo a mio avviso, anche perché i vari elementi vengono elencati a fondo articolo con tanto di brand e provenienza…..come potresti vendere tu dei tovaglioli che sono esempio di Zara?!!! Sai cosa, me la spiego così, non sono certi che tu venda, ma ci provano e sai perché? Perché non vogliono neppure fare la fatica di cercare, di scegliere, di combinare, abbinare, inventare, creare….che è la parte più bella… Che desolazione
All’idea del “tutto compreso ” non avevo pensato. Ipotesi interessante
Purtroppo si perde sempre più il piacere della condivisione delle proprie passioni…😢
Quanto è vero! Proviamo a resistere?
Concordo con te la passione del condividere senza fini di lucro . . . ma (come già detto), pare che la gente non capisca più quello che legge, ma legga e interpreti come gli fa più comodo! 😉
Ciao, Fior
Ma per forza, facciamo sempre tutto di corsa! Dobbiamo recuperare in lentezza, assolutamente!
Donna, what a stunning setting!
Thank you Pam! It was my arrangement for Chloe’s summer 2017 blog hop!
Da prof emerita suggerisco una desolante spiegazione, suffragata anche da indagini statistiche: molti non sanno più leggere, incapaci di andare al fondo di un post o anche di una sola proposizione senza smarrirsi o equivocare ( mi trattengo dall’entrare nell’argomento scuola, occuperei troppo spazio e devierei dal seminato ). Come seconda causa per me viene la progressiva autoreferenzialità delle nuove generazioni, specie gli individui più dipendenti da smartphone: se si passa il proprio tempo a smanettare col naso sul telefonino anche quando si è in compagnia di amici, è ovvio che il gusto della conversazione intelligente e dello scambio garbato di opinioni possa apparire un hobby da marziani… Detto ciò, fortunatamente per me esiste questo blog: non tutto il parentado condivide il mio amore per la bella tavola, e la frase che sento quasi sempre al pranzo di Natale è: “Non c’era bisogno di tutto questo ambaradan, avremmo potuto usare i piatti di carta, così non li avresti dovuti lavare! ” Sigh…
Mi è accaduta una cosa simile anche in ambito culinario : hai voglia di condividere passioni per nuovi cibi o nuovi ingredienti da usare, con le amicizie virtuali! ma poi in famiglia nessuno apprezza le novità e tutto torna “normale”….
Solidarizzo con entrambe… La frase sul piatto di carta l’ho sentita spesso tra amici, la questione “novità in cucina ” è stata un tabù per anni anche in famiglia. Ora per fortuna le cose vanno un pochino meglio, purché non si esca troppo dal seminato. Meglio che niente!