Scrivo questo post al volo, ispirata da uno status su Facebook di Lorena Terenghi, food blogger con la passione per la bella tavola e collaboratrice di diverse riviste di lifestyle. Lorena è stata contattata dalla Rai per partecipare a una trasmissione di cucina, e si è chiesta come mai tutti propongano ricette e nessuno parli di arte della tavola. Una mia idea ce l’ho, l’ho scritta a Lorena e mi pareva interessante riportarla anche qui, per vedere come la pensate.
In sostanza, credo che molte persone (soprattutto se non troppo addentro al tema), confondano l’arte della tavola con il galateo. Di conseguenza, pensano che parlarne voglia dire portare in video qualche dama sussiegosa che ti dice dove va messo il tovagliolo, con che forchetta si mangiano le ostriche e altre cose che oscillano tra l’inutile (perché lo sanno tutti) e l’indisponente (perché rappresentano realtà nelle quali non si riconosce nessuno). Insomma, un tema che difficilmente può conquistare il grande pubblico, e quindi da evitare.
Ma l’arte della tavola non è questo: certo, apparecchiare ha delle regole che vanno conosciute perché – non mi stancherò mai di ricordarlo – servono a rendere più comoda e gradevole la fruizione del pasto. Poi però si va ben oltre: si parla di arte, appunto, perché lo scopo finale è fare della mensa qualcosa di veramente bello, una fonte di sensazioni che vadano a colpire in primo luogo vista e tatto, preparando così la strada ai sensi deputati a godere del buon cibo, l’odorato e il gusto.
Insegnare ad apparecchiare dunque non vuol dire solamente spiegare dove vanno messi i singoli pezzi, ma suggerire abbinamenti cromatici e di materiali, idee decorative, soluzioni strategiche per gestire al meglio gli spazi e tanto altro, con l’obiettivo finale di far accomodare i nostri ospiti attorno a tavole sempre più belle e accoglienti in modo da rendere ancora più gradevole l’esperienza gastronomica. E chi non lo capisce… non sa cosa si perde!
Grande! A tempo di record… Grazie per avermi menzionata e grazie per aver precisato la differenza tra galateo e arte della tavola.
Buona giornata, Lorena
Grazie a te per l’ispirazione ❤
Penso che la tavola debba emozionare già alla vista, non è questione di imposizioni, talvolta preferisco mise en place sbagliate, non secondo le regole, pur di notare che la persona in questione si sia prodigata con colori di tovaglia e piatti e abbia messo dei centrotavola carini, insomma, che ci abbia ” speso del tempo” e fatto una progettazione, è un gesto carino per l ospite. Talvolta non è apprezzato, a me è successo di passare per “quella che vuol fare la gara del miglior tavolo” e di ricevere commenti del tipo – ” ..eh …ma tu hai tempo..” ( torno alle otto di sera dal lavoro ) credo ci voglia un pizzico di tempo, ma soprattutto una buona dose di passione
Ah non sai quante me ne sono sentite io da certi amici… poi però si sono abituati: quando si viene trattati bene ci si adatta in fretta 😉!
In TV credo ci siano diversi problemi: i tempi televisivi strettissimi che non consentono grandi digressioni rispetto al focus ricetta/realizzazione e i crediti che si dovrebbero dare per ogni pezzo che sta a tavola, cioè tramutare il piatto svedese in sponsor. Inoltre temo non sia un argomento così interessante per il grande pubblico, né un tema da grandi spettacolarizzazioni psico/emotive, che anche nei programmi di cucina trovano spazio. Anni fa ne I menù di Benedetta era stata inserita una rubrica sulle tavole, ma risultava decisamente poco coinvolgente in tv. È un argomento più adatto a un contesto più descrittivo e da meditazione, quindi perfetto per un blog o al limite, in tv, per qualche canale di ultra nicchia dedicato al life style. Ciao Donna B.
È vero! Ricordo la rubrica all’ interno dei menù di Benedetta, però se posso permettermi….sembrava più “art Attack ” perché era tutto un lavoretto di colla, pennelli, costruzioni improbabili…( Mai fatti da lei ), non propriamente esempi eleganti, raffinati, simpatici .. di mise en place credibili e attuabili sul serio… Era mal sviluppato il tema e si percepivano benissimo lo scarso entusiasmo e la noia della conduttrice. Forse ci vorrebbe una rubrica in qualche canale specifico di cibo …talvolta vedo idee stupende in qualche serie americana sulla trasformazione case…la parte finale della puntata prevede anche i complementi di arredo e tavola apparecchiata…mi godo ogni istante! 😍
Rispondo qui sotto perché il mio discorso riguarda quanto detto sia da Paola che da Silvia. E’ vero, i tempi televisivi sono sicuramente inadatti a descrivere la costruzione di una apparecchiatura, ma non all’illustrazione di una tavola già pronta, o a piccole “monografie” su stili, tematiche, abbinamenti cromatici e materici, decorazioni. Pochi minuti, quanto il tempo dedicato a una ricetta, sarebbero più che sufficienti. Ovviamente parliamo di tavole semplici, fruibili e facilmente replicabili, e come osservava già Silvia, le tavole di Benedetta non erano niente di tutto ciò.
Quanto al fatto che alla gente l’arte della tavola non interessi, non sarei così sicura. I gusti del pubblico mutano, a volte in modo sorprendente. Per dire, avreste mai immaginato, qualche anno fa, questa ossessione per il cibo e la cucina? Io no. E siccome come tutte le ossessioni prima o poi stancherà (in parte, a mio avviso, ha già iniziato) non mi sorprenderebbe che ci si dirigesse sull’aspetto – collaterale ma non troppo – della tavola. Il proliferare, negli ultimi tempi, di gruppi e di figure social specificamente indirizzate verso questo settore (gente che ci vuole lavorare, non giocherelloni come la sottoscritta) qualche dubbio me lo fa venire…
Allestire la tavola diverte di più chi lo fa che chi ne gode. Al contrario del cibo, che può divertire molto meno chi cucina, ma far godere tantissimo i commensali. Il cibo poi può essere interpretato in tanto modi, tutti adatti alla TV: tradizionale, innovativo, casalingo, professionale, internazionale, stagionale, in chiave di competizione, campanilistico ed è un tema che accende gli animi, soprattutto qui in Italia: noi mentre mangiamo parliamo di cibo.
La tavola, per bella che sia, si limita a far da sottofondo a delle buone portate e credo sia giusto così. Dell’ottimo cibo potrà far passare in secondo piano una tavola un po’ sciatta, ma del cibo cattivo ma non potrà mai essere compensato da una magnifica tavola.
Quindi non credo che il tema table setting possa prendere davvero piede nei programmi tv dedicati al food.
Capisco il boom di pagine o profili professionali sui social, ambito perfetto per trattare, promuovere e sviluppare un tema attirando la nicchia di appassionati, ma non penso che in tv l’arte della tavola arriverà mai a trovare più di tanto spazio; non è abbastanza nazional-popolare.
Beh un programma intero certamente no, ma un piccolo spazio in una trasmissione di cucina ci potrebbe stare. Come dicevo, chi mai avrebbe pensato qualche anno fa che la cucina sarebbe passata da “roba da nonne” a attività superchic? Mai dire mai…