L’estate volge dolcemente al termine: certo, il caldo si fa ancora sentire, ma le giornate si accorciano, la luce si fa più dorata, e inizia a fare capolino la voglia di nuovi colori e di nuove atmosfere. L’unica cosa cui non voglio rinunciare, almeno finché ne avrò la possibilità, è cenare all’aperto. Ecco perché, nel minuscolo spazio del nostro balconcino di città, ho voluto apparecchiare una tavola che abbia la dolcezza e i colori di un tramonto di fine estate.
Sul solito runner di lino chiaro ho steso a mò di tovaglietta due tovaglioli pure in lino a fondo color corda, con un disegno rosa antico dal gusto decisamente liberty. Tovaglioli rosa completano la parte tessile.
Per i piatti, un accostamento di quelli che si fanno da soli. Li accomunano non solo la palette di colori, ma anche la provenienza (indovinate un po’? Inghilterra!) e l’età, dato che sono entrambi più che centenari. Si sono ritrovati qui per caso e per destino: i piatti transferware mi hanno infatti trovata durante il mio recente giro nelle Cotswolds, mentre i due piattini piccoli con gli iris facevano capolino, un po’ dimenticati, in un cestone in quel di Modena.
Non potrebbero stare meglio assieme, non trovate anche voi?
Spendo due parole anche sulle posate, pure inglesi, non ho ancora capito – non l’ho proprio cercato, a dire la verità – se di sheffield o silver plated. Le ho trovate in un mercatino e me ne sono innamorata seduta stante: sono da pesce, alimento che noi mangiamo tantissimo, e le ho davvero adorate, con quelle righe da distinto signore di inizio secolo e l’imperioso leone che le decora.
Vintage anche i bicchieri, con i loro leggeri ghirigori incisi nel vetro.
E’ decisamente misteriosa l’origine del vasetto, forse francese, sicuramente orfano del suo coperchio, che ne faceva probabilmente un contenitore per le spezie o la mostarda. Ne ho fatto la culla di un minuscolo bouquet di dalie color ruggine, fiori di carotilla e piccole margherite.
Le mini dalie ritornano sui segnaposto, direi il dettaglio più divertente di tutta la tavola: dei piccoli bassotti, in teoria poggiacoltelli, che mi sono divertita a ingentilire con un fiocco verde di tulle e appunto un bocciolo di dalia.
Basta così poco, a volte, per rendere speciale una tavola!
Tranquilli, non ho dimenticato la #pubblicitàaggratis!
Runner in lino: no brand, preso on line
Tovagliette: Zanotto Nives
Tovaglioli rosa: Coin
Piatti grandi: Ford & Sons “Brampton”, primo Novecento, presi in un charity shop in Inghilterra
Piatti piccoli: Aynsley, vintage, presi da Enjoy coffee and more
Bicchieri: vintage, presi in un mercatino
Posate: età ignota (primo Novecento?), prese in un mercatino
Vasetto centrotavola: vintage, non marcato (credo francese) preso in un mercatino
Bassotto segnaposto: Silver-Collection, vintage, presi in un mercatino
come sempre stupenda
Grazie ❤
Meravigliosa
Come si distinguono le forchette da pesce dalle altre
Entrambe le forchette che hai messo sono da pesce
Mi piacerebbe acquistare delle posate da pesce che possano accordarsi sia ad un servizio importante che a quello più semplice cosa mi consigli?
Sono entrambe da pesce perché 1) il servizio ha solo quelle e 2) quando mangiamo pesce lo usiamo come ingrediente sia del primo/antipasto che del secondo/piatto unico. La forchetta da pesce in realtà non è così diversa da quella “normale”, spesso – ma non sempre – ha lo scanso centrale tra i rebbi più profondo e le piccole scanalature che vedi anche qui ai due lati. Più caratteristica la forma del coltello, che come noto non serve per tagliare ma per pulire il pesce da lischette & affini.
Vasco Rossi cantava “odio il lunedì” ,io invece lo adoro… perché arrivano le tue tavole sullo schermo del mio tablet 😄. Che dire di questa? I fiori ruggine perfetti , le tonalità dicono “finire di agosto” , piatti superbi, bicchieri e posate pure e il tutto danza insieme meravigliosamente.
Intanto grazie infinite per le bellissime parole, poi cosa dire, l’idea rallegrare il lunedì a qualcuno mi tende davvero strafelice e quindi… rallegra anche il mio! Grazie ancora@
Concordo, anch’io aspetto impaziente il lunedì per vedere che cosa tiri fuori dal cappello magico per allietare l’inizio della settimana! Tavola incantevole, toni perfetti per il caldo che si smorza dolcemente… Con quei toni bruno-rosati vedrei bene un dessert di pesche, magari un po’ rétro, come le pesche ripiene amaretti e cacao che preparava mia nonna in questo periodo…
Imtanto grazie, mi fa tanto piacere vedere che i miei esperimenti vi piacciono! E poi devo dirti che le pesche al forno con gli amaretti e il cacao sono una proposta davvero indovinata, dato che rientrano a pieno titolo nelle ricette storiche di famiglia: anche da noi le faceva la nonna, ora l’addetta è mia sorella e ogni volta che le prepara è un tuffo nell’infanzia ❤