“I viaggi moltiplicano le vite degli uomini” (Banana Yoshimoto)
Storie, colori e profumi di terre lontane. Paesaggi mozzafiato, uomini dai volti inconsueti, abbigliamenti strabilianti, animali strani, riti misteriosi. E poi pericoli e avventure di ogni sorta. Questo, fino a non troppi decenni fa, voleva dire viaggiare. Un privilegio di pochi, solo un sogno per molti, destinato purtroppo a non realizzarsi mai. Per fortuna però anche viaggiare con la fantasia può essere molto affascinante: oggi voglio quindi portarvi con me a spasso nel tempo e nello spazio, per celebrare un decoro meraviglioso nato dalla passione per una cultura lontana e da un geniale tocco di fantasia.
Sono certa che molte di voi avranno riconosciuto questo disegno, amatissimo e presente anche in tante case italiane. Si chiama Willow, e ha una storia davvero curiosa. Nacque infatti nel 1790 dalla fantasia del ceramista inglese Thomas Minton, che lo creò ispirandosi alle porcellane cinesi così in voga all’epoca. Per promuoverne la vendita, con una genialità degna dei nostri migliori esperti di marketing Minton inventò che il Willow gli era stato ispirato da una struggente leggenda cinese, l’infelice storia d’amore tra la figlia di un dignitario di corte e un ragazzo di umili origini. La bellezza del decoro e la drammaticità della storia fecero sì che questo pattern raggiungesse ben presto una fortuna straordinaria, capace di attraversare i secoli e arrivare fino a noi. Un motivo in più per portarlo in tavola, non credete?
Un decoro così ricco e intenso non può che richiedere una base chiara. Ho scelto quindi una delle mie tovaglie preferite, in lino bianco, ingentilita da sottopiatti a petali leggeri come nuvole. L’abbinamento sottolinea la raffinatezza del disegno, valorizzandone il blu intenso e la ricchezza di dettagli. Mi sono divertita a giocare un po’ abbinando un tovagliolo particolare, che aggiunge colore all’insieme mantenendone comunque l’armonia.
Un attento osservatore avrà notato che i piatti sono tutti diversi tra loro: già, perché il Willow venne ben presto prodotto da decine e decine di manifatture diverse, dentro e fuori l’Inghilterra. Non vi stupirà quindi sapere che, tra i piattini che potete trovare con questo decoro, non mancano esempi italiani e francesi.
In omaggio all’opulenza del periodo storico che lo ha visto nascere, ho abbinato il Willow a posate color oro, con una piccola licenza poetica sulle posatine da antipasto, che nonostante il manico in porcellana orientaleggiante sono tedesche.
Di provenienza sconosciuta invece i bicchieri in vetro serigrafato.
Il decoro ritorna anche sui complementi della tavola, come le posate da insalata, la coppia sale e pepe e il piccolo portauovo, qui promosso a ciotolina per la senape.
Una tavola così ricca non ha bisogno di molte decorazioni. Ho quindi deciso di limitarmi a un piccolo tocco floreale: un bouquet sui toni del bianco e blu accolto da una Ginger Jar ancora decorata con il Willow.
C’è decisamente profumo di primavera, su questa tavola sospesa tra Oriente e Occidente.
E ora, #pubblicitàaggratis.
Tovaglia in lino: CuNoBa
Tovaglioli: Zara Home, collezione di un paio di anni fa
Sottopiatti: presi in un outlet qualche anno fa
Piatti, posate da insalata, sale & pepe e portauovo: manifatture varie, “Willow”, vintage, presi in giro per mercatini
Ginger Jar: Mason’s per Twinings “Willow”, vintage, presa in un mercatino
Posate dorate: Exact modello WF944, prese su Amazon
Posatine da antipasto: marca ignota di produzione tedesca, prese in un mercatino
Bicchieri: no brand, vintage, presi in un mercatino
Sempre un piacere ammirare le tue tavole! 😉
Sempre uno spunto da copiare! 🙂
Buona Giornata, Fior ❤
Grazie 😘
This table is welcoming and beautiful, Donna!💙
Thank you, Pam: I’m always in love with blue & white !
I love your table Donna….and your thoughts.
Thank you Kari 😊!
Mi stai riconciliando con il Willow, che prima trovavo un po’ carico… qui è perfetto, smorzato dalle tinte neutre, fresco e primaverile. Quanto agli accessori, chapeau: sei un vero segugio! 😀
Un segugio fortunato, più che altro! Comunque anch’io ho un rapporto ambivalente con il Willow, è un po’ massiccio per i miei gusti. Mi sa che è per quello che non lo avevo ancora portato in tavola…