Lunedì, complice la splendida giornata di sole, mi sono vestita in un modo che mi sembrava deliziosamente primaverile: maglia a righe bianche e blu, gonna blu a corolla, Mary Jane blu e golfino rosso. Un piccolo foulard rosso per raccogliere i capelli, un tocco di rossetto in tinta et voilà, un – per me – perfetto look di inizio aprile. Bene, arrivata in ufficio un collega simpaticone mi guarda, ridacchia e mi fa: “Si va in gita a Venezia, stamattina?”
Dopo averlo preso elegantemente a pedate negli stinchi, ho pensato che la battuta, per quanto innocua e divertente – ci si prende spesso bonariamente in giro, tra colleghi – meritava qualche riflessione. Non per il riferimento ai gondolieri (per chi non avesse presente, la loro “divisa” prevede appunto maglia a righe e cappello di paglia con nastro coordinato), ma per il concetto di “travestirsi” secondo uno stile stereotipato.
E dunque mi sono chiesta: si possono davvero portare in modo disinvolto capi molto legati a un personaggio o a uno stile definito (maglie da marinaio ma anche baschetto da pittore, tartan scozzese, pantaloni capri etc) o si rischia comunque di scivolare nella caricatura?
La mia risposta è che sì, si può. Perché per quanto molto caratterizzati, certi capi – e certi stili – sono ormai divenuti iconici, e dunque si possono considerare dei grandi classici, che in quanto tali sono “patrimonio” di tutti.
L’attenzione, se mai, sta nel non esagerare. Insomma, non è che se si va in vacanza in Costa Azzurra bisogna per forza vestirsi come una Brigitte Bardot ventenne, o se ci si trova a Parigi ci si deve trasformare in una sosia di Audrey Hepburn in Sabrina. Si può fare se ci piace e lo sentiamo nostro, perché si adatta alla nostra personalità e al nostro stile e ce lo fa portare in modo naturale e disinvolto.
In caso contrario, nulla ci vieta comunque di cogliere piccoli spunti da inserire nel nostro abbigliamento per darci quel tocco “in più” che fa sempre la differenza. E se nonostante questo qualche spiritoso farà qualche battutina… pazienza! Vorrà dire che, oltre a vestirci come ci piace e ci fa sentire bene, ci saremo anche fatte una bella risata!
Credo che conoscere questi stili classici sia importante, in ogni caso, sia che li vogliamo seguire e replicare fedelmente, sia che, come dici tu, decidiamo di inserire nel nostro outfit solo qualche piccolo spunto. Perché questi stili ormai classici ci aiutano anche a comprendere e interpretare meglio la moda, nei suoi corsi e ricorsi!
Assolutamente d’accordo!
Condivido il tuo pensiero e adoro, letteralmente, questa foto di Audrey Hepburn.
E’ anche una delle mie preferite ❤
Bell’articolo 😍! Ti auguro una buona giornata 🍀
Grazie, e buona giornata anche a te 🙂
😂 Incredibile, quello zuzzurellone del tuo collega! Sarà che non sono del Nord-Est, ma ai gondolieri non avrei mai pensato! Invece, mentre leggevo il post, mi è tornata alla mente la moda bon ton anni ’60, di quando primavera/estate significava per me bambina e per mia madre il trinomio bianco-rosso-blu, oltre ai classici pastelli ed ai fiori. Del resto, ogni anno la triade ritorna in vetrina, più o meno evidenziata…
Quanto al resto, concordo con te, questi generi d’abbigliamento da tempo sono classici; basta dosarli e adeguarli al nostro stile e al nostro fisico (infatti certi capi genere Hepburn me li sogno 🙁); l’importante è che ci facciano sentire belle e a nostro agio.
Eh, mi sa che ce li sogniamo tutte… ma poco importa, la cosa essenziale è appunto che sono comunque di ispirazione!
Io preferisco dosare, ma c’è chi fa bene ad osare, penso dipenda dal momento, dal luogo, da noi…dai colleghi eheheh!
Sui colleghi mi taccio: sappia solo lo spiritosone che appena possibile restituirò con gli interessi 😀 😀 😀
Brava!