Se monsignor Della Casa si può definire il padre della “letteratura del comportamento”, il secolo più produttivo per quanto riguarda questo genere letterario è stato senza dubbio l’Ottocento. Secondo Luisa Tasca, autrice del volume “Galatei. Buone maniere e cultura borghese nell’Italia dell’Ottocento”, solo in Italia nel corso del secolo vennero scritti almeno quattrocento libri dedicati alla buona educazione e all’etichetta. Un numero impressionante, segno evidente di quanto fosse sentita l’esigenza di una “guida” al ben porsi in società.
Tra tutti questi manuali ci limiteremo qui a raccontare del più famoso, “La gente per bene” della Marchesa Colombi, al secolo Maria Antonietta Torriani (1840-1920). Giornalista, scrittrice e fondatrice del movimento femminista italiano, la Torriani diede alle stampe questo manuale di galateo solo perché pressata dal suo editore, che la costrinse ad accettare l’incarico e a sottoporsi ad un vero e proprio tour de force per consegnare l’opera nei tempi stabiliti.
Donna brillante e di grande intelligenza, prese con spirito l’incombenza, tanto da scegliere come pseudonimo il nome del personaggio di una commedia brillante, la Marchesa Colombi appunto, un’aristocratica settecentesca boriosa e superficiale. Ciò nonostante, svolse con scrupolo il suo compito, dando alla luce un libro che, uscito per la prima volta nel 1877, ebbe una fortuna straordinaria, con la bellezza di ventisette edizioni successive.
Come lei stessa ci racconta, “La gente per bene” nasce in risposta alle mutate esigenze della società, profondamente cambiata con l’arrivo dei “nuovi tempi”: “nei galatei antichi – scrive infatti – non si troverà nulla sullo scambio delle carte di visita, sulle partecipazioni di matrimoni, nascite, morti, guarigioni; sulle strette di mano; sul contegno da tenere in viaggio, e tante altre cose che appartengono alle nostre usanze moderne.” Lo scopo è quindi di dare alle stampe “una specie di galateo moderno che, preso a studiare anche da una persona che abbia vissuto sempre in campagna, le insegnasse a condursi e a figurare bene in tutte le circostanze della vita”.
Rivolgendosi ad un pubblico rigorosamente femminile (con un unico, pungente capitoletto finale destinato ai signori uomini e non a caso intitolato “Parole al vento”), l’autrice elenca le buone norme di comportamento da tenere in ogni occasione e a tutte le età, dalle “pagine rosee” dedicate alla primissima infanzia fino alla sezione “capelli bianchi”, che chiude l’opera.
E’ un libro istruttivo e affascinante, perché pervaso di una brillante ironia ma anche portatore di un messaggio importante: come dimostrano i frequenti paragoni critici tra le abitudini italiane e quelle inglesi o francesi, il galateo della Marchesa Colombi vuole anche dare il suo contributo allo sforzo collettivo di “fare gli Italiani”, presentando uno spirito e un agire comuni che probabilmente erano più nelle intenzioni dell’autrice (e del suo editore) che nella realtà.
Tra un insegnamento e l’altro non mancano comunque parti divertenti, per noi ma – lo sospetto fortemente – anche per l’autrice e le sue lettrici, come quando si ironizza sulla fretta di certe giovinette nel trovare marito, o sui “raccoglitori” che si lanciano al saccheggio dei buffet. E’ una lettura che consiglio vivamente: certo, in molti punti le indicazioni offerte sono a dir poco anacronistiche, ma ci catapultano in un mondo dove ogni passo si doveva rivestire di eleganza, e ci propongono consigli e spunti di riflessione ancora molto attuali. Qualche esempio?
“I primi giudici della educazione dei padroni sono i servitori”.
“Si dice che In famiglia si deve trattarsi in libertà. In famiglia non si fanno complimenti. No. È in famiglia che passiamo la massima parte della nostra vita, ed è là più che altrove, che bisogna serbare inalterata quella reciprocità di riguardi, quella cortesia squisita di modi, che sono la sola e vera espressione dell’affetto, e senza di cui, non c’è gentilezza d’animo possibile”.
“L’ospite non deve mai dimenticare che l’ospitalità non consiste nell’offrir molto, ma nell’offrir quello che si ha”.
Una nota importante: nel galateo della Marchesa Colombi predominano le regole di comportamento sociale, mentre non compaiono praticamente mai notazioni pratiche relative alla gestione dalla casa, come ad esempio l’apparecchiatura e il servizio in tavola. Ne troviamo giusto pochi cenni, e sempre molto generali. Del resto, la cosa è ben comprensibile, dato che questo tipo di attività non spettava alle signore e alle signorine di casa, ma alla servitù, presente in ogni casa “di tono” (anche minimo). In tale contesto, la padrona doveva semplicemente disporre e sovrintendere, il resto era affare di chi si occupava materialmente dell’andamento della casa. Per questo motivo in un libro rivolto a signore e giovinette di buona famiglia non c’era bisogno di dire come andavano disposte le posate; questi, semmai, erano insegnamenti da dare alle servette, in modo che sapessero come soddisfare le aspettative della padrona di casa.
Tutto questo però cambierà in tempi relativamente brevi. Qualche decennio più tardi un’Italia completamente diversa andrà disperatamente alla ricerca di queste e di altre indicazioni analoghe, rivolgendosi alla più grande maestra di buone maniere dei tempi moderni: Donna Letizia. Ma di lei parleremo la prossima volta.
Aspetto allora il capitolo su Donna Letizia! In tempi non sospetti entrò in casa un suo volumetto… Ne ricordo ancora alcuni passi!
Donna Letizia è davvero una pietra miliare nella storia del Galateo! Irrinunciabile!
Sempre più interessante, questa storia…
A proposito del “fare gli Italiani”, penso che sarebbe urgente, visto l’andazzo incivile di taluni politici e molti cittadini, affiancare alle lezioni di educazione civica a scuola un breve ma intenso corso di basilari buone maniere: nel corso dei miei anni di insegnamento ho dovuto correggere millanta volte i modi dei miei alunni, nonché affrontare altrettanti genitori arroganti e presuntuosi… 🙁
La Marchesa Colombi ne sarebbe onorata e divertita 😊
(Comunque hai ragione, una bella infarinatura di educazione ci vorrebbe davvero! In giro si vedono cose che voi umani…)
Very interesting subject indeed! And timely! I remain curious about the reference to comparisons with the English and French and hope that will be the subject of another time. I shall look forward to Donna Letizia.
Thank you very much for sharing this!
Thank you Maria!