Galateo

Finalmente venerdì! Di lusso, buona educazione e trasparenza

Non è proprio il tipico argomento da venerdì, ma oggi vorrei sintetizzare qui il mio pensiero su un tema che ho affrontato nei giorni scorsi sulle mie Instagram stories. Come sapete, sto studiando la storia del galateo e questo, unito a una polemica scoppiata sotto un post di Csaba dalla Zorza, mi ha fatto fare delle riflessioni che volevo esporre in modo più ordinato e completo di quel che consente il poco spazio messo a disposizione da IG.

Tutto nasce da una vicenda che vi riassumo in due parole: Csaba è stata a Parigi ospite di alcuni alberghi di altissimo livello di cui ha decantato i servizi in una serie di post su Instagram. Questo non è piaciuto a molti lettori che l’hanno accusata, nell’ordine: di proporre sempre e solo prodotti lussuosi, in barba a chi fatica ad arrivare a fine mese; di ostentare ricchezza, in contrasto con quel che ne dice il galateo; di non dichiarare apertamente che si tratta di post pubblicitari, ingannando i lettori meno scafati.

Ne abbiamo discusso on line, avete risposto ai miei sondaggi in merito e ora mi sento di dire due parole su ciascuno dei tre punti, intendendo ovviamente il ragionamento in senso generale: la vicenda in sé ha offerto solo uno spunto di riflessione, perché i temi in questione riguardano – va detto chiaramente – la maggioranza degli influencer.

Iniziamo dal primo. Capisco che vedere tanto benessere sia fonte di amarezza per molte persone, ma purtroppo i ricchi vivono da ricchi, e c’è poco da fare. Del resto, in tutta onestà vi dico che apprezzo di più chi manifesta stili di vita coerenti con il proprio censo che non gli ipocriti che fanno “la gente comune” quando di comune – è evidente – non hanno proprio nulla.

Più delicato il secondo punto. Ostentare ricchezza è cafone, su questo non ci piove, e può essere sconcertante che a farlo sia chi di lavoro fa il maestro di buona educazione. Purtroppo, però, quando si fa il testimonial pubblicitario ci si deve anche piegare al volere dello sponsor. E se lo sponsor chiede che si sottolineino i dettagli più costosi del prodotto, lo si fa. A questo punto, sta allo spettatore decidere se si tratta di un “peccato” perdonabile oppure no. Nel secondo caso, però, vietatissimo offendere: togliere silenziosamente il “segui” darà all’influencer un messaggio più che chiaro.​ ​

Terzo punto, quello che personalmente mi sta più a cuore, la trasparenza. E’ vero, per la legge italiana la nota “ad” o “adv” (ovvero “advertising”, cioè pubblicità) va messa obbligatoriamente solo se c’è un compenso. Molte aziende ci giocano chiedendo agli influencer di non dichiarare esplicitamente che prodotti e/o servizi sono stati ricevuti in regalo, perché sanno che un “consiglio spassionato” fa più presa sul pubblico di un post sponsorizzato. A me, l’ho già detto tante volte, questo non piace per nulla. Trovo che logica e onestà intellettuale dovrebbero far indicare in modo inequivocabile (usando​ “supplied by” o “gifted”) che un oggetto o un’esperienza sono stati ricevuti in regalo. Perché parliamoci chiaro, è questione di credibilità del consiglio: come è ovvio, chi riceve un omaggio non potrà che parlarne bene, perché se non lo facesse nessuna azienda lo cercherebbe più. Per questo credo che sia doveroso essere molto trasparenti, lasciando – di nuovo – al lettore la libertà di decidere se continuare o meno a seguire chi posta questo tipo di contenuti.​

Ecco, queste sono le mie riflessioni. E voi, come vedete la questione?​

6 pensieri su “Finalmente venerdì! Di lusso, buona educazione e trasparenza”

  1. ciao Bianca penso, come ho già scritto sul mio blog, che essere maleducati è una forma di vendetta assai sciocca. Se non ti piace quello che leggi non lo fare più . Più semplice di così… Ognuno sceglie quello che ritiene più opportuno per la propria carriera lavorativa. Csaba comunque lo fa con il suo solito stile che può piacere o meno ma è sempre garbato. Non so se hai letto il post ma i commenti che ho ricevuto sono interessanti. Buon fine settimana

    1. A me fa sorridere chi usa la maleducazione per dire a qualcuno che si sta comportando da maleducato: “da che pulpito”, davvero!
      (Non ho letto, sono giorni infernali è un miracolo se riesco a tenere in piedi il blog: ora vado ad aggiornarmi!)

  2. Saro sintetica perché ormai per me è una causa persa…negli anni ’70 i Buggles cantavano Video killed the radio star, adesso secondo me poteebberi cantare Social killed the video star.

  3. Non sono iscritta ad Instagram, quindi non ho seguito il dibattito, ho solo visto le foto in questione: devo dire che sono rimasta un po’ sconcertata (sarà che Torino è la capitale dell’understatement, che siamo geneticamente avversi allo “spatuss” = sfarzo, sfoggio, esibizione di lusso…). CdZ avrà avuto i suoi buoni motivi professionali, non spetta a me giudicare; diciamo che la preferivo prima, quando non sceglieva sponsor extralusso, anche se comunque si propone sempre in modo garbato. Spetta a noi decidere semplicemente se i contenuti ci soddisfano o no: nel secondo caso, come dice DB, basta passare ad altro.

    1. Sono anch’io teorica dell’understatement, e onestamente trovo che alcune trovate degli alberghi superlusso facciano un po’ ridere. Poi appunto, chi decide di farne comunque da testimonial ci avrà pensato bene e avrà valutato che i pro valgono qualche commento negativo e qualche follower in meno. Sono scelte. Se non piacciono, si passa oltre e ciao

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