Devo a mio padre la mia passione per il collezionismo, inteso soprattutto come gusto per la ricerca nei posti meno scontati, e per la gioia della trouvaille. Lui cercava stampe e quadri, io – lo sapete – cocci e altri oggetti per la tavola. Lui era appassionato di arte classica, io amo il primo Novecento. Eppure ogni tanto capitava che le nostre rispettive passioni si incrociassero, finendo su terreni sorprendentemente condivisi. Uno di questi rari incontri riguardava il Futurismo, movimento culturale che attraversò i primi decenni del secolo scorso e che la critica degli ultimi anni sta finalmente rivalutando. Ve lo racconto perché è stata proprio una mostra dedicata a questa corrente artistica a portarmi di nuovo in Toscana, questa volta in una di quelle mete così ovvie che si rischia di vederle solo da bambini, per poi relegarle al ruolo di soggetti da cartolina: la città di Pisa.
Le abbiamo dedicato due giorni, in una fuga solitaria strappata ai giorni immediatamente dopo il Natale. Vi dico subito che ci ha sopresi, e parecchio. Certo, è una piccola realtà che ha nella Piazza dei Miracoli la quasi totalità del suo appeal, ma è soprattutto una città raccolta, accogliente, generosa. Lo abbiamo visto nella qualità dei suoi servizi e nella cortesia delle persone che abbiamo incontrato, entrambe per nulla scontate in un luogo così iconico che, diciamolo, attrarrebbe i turisti a prescindere.
Abbiamo scelto di alloggiare in un piccolo hotel alle spalle di piazza dei Miracoli, il Pisa Villa Tower Inn, ospitato da una villetta liberty che non ha perso quell’atmosfera retrò che tanto amo e cerco quando viaggio. Una sola notte, ma gradevolissima: camera ampia ed elegante, personale di una gentilezza squisita, ottima colazione. Mi sento di consigliarlo, ma anche di farvi presente due cose: l’ingresso del parcheggio è piuttosto stretto (mio marito è un mago nelle manovre ed è passato senza problemi, io probabilmente avrei fatto fuori almeno uno specchietto) ed essendo in un edificio d’epoca non c’è ascensore, cosa che non lo rende adatto a chi non può, o non desidera, fare le scale.
La prima giornata è trascorsa da perfetti turisti: piazza dei Miracoli, con visita al Battistero, alla Cattedrale, al Camposanto e – ovviamente – alla celeberrima Torre pendente. Assolutamente da prenotare con buon anticipo l’accesso alla torre, che comprende anche la visita (gratuita ma con biglietto) alla Cattedrale: noi abbiamo preso il biglietto on line sul sito ufficiale un paio di giorni prima, e abbiamo dovuto accontentarci degli orati ancora disponibili.
Una volta sul posto, bisogna presentarsi all’ingresso con circa dieci minuti di anticipo, dopo aver depositato borse e zaini al guardaroba (gratuito) che si trova negli edifici sulla sinistra della torre. Ah, tenete presente che sulla torre si sale solo a piedi, e sono 251 scalini piuttosto ripidi: se non siete in vena di faticare, limitatevi a godervela dal basso! Quanto agli altri monumenti, i biglietti si possono acquistare anche in loco nella biglietteria ufficiale che si trova a lato del Battistero, scegliendo cosa vedere.
Tra una visita e l’altra ci siamo concessi un pranzo veloce ma goloso in un delizioso localino scelto per il nome divertente, L’ostellino dei porci comodi, a circa 10 minuti a piedi dalla piazza: da quanto ci ha detto il simpaticissimo gestore, è l’ultimo nato di una serie di locali di street food alla toscana dove si possono scegliere panini gourmet o, come abbiamo fatto noi, un bel tagliere di affettati tipici con crostoni assortiti preparati al momento. Non mancano i dolci e, ovviamente, una scelta di ottimi vini.
Dopo la piazza, abbiamo voluto percorrere tutto il percorso delle mura: sono circa tre chilometri e mezzo, si sale da piazza dei Miracoli e si scende dalla parte opposta del centro. Il biglietto ha un costo poco più che simbolico ma, sinceramente, è un giro che non rifarei: esclusa la primissima parte che regala una visione strepitosa di Battistero, Cattedrale e Torre, secondo me non ne vale più di tanto la pena.
Inutile dire che tra il viaggio e tutto quel camminare siamo arrivati a sera abbastanza provati. Così abbiamo cenato a due passi dall’hotel, in un piccolo ma delizioso ristorante che si chiama La taverna di Emma: è stata un’esperienza davvero positiva, sia per l’ottima cucina toscana che per il servizio, informale ma impeccabile. Nel caso vogliate provarlo, sappiate che i tavoli sono pochi, quindi… meglio prenotare!
La mattina dopo, colazione e via verso la mostra, Futurismo, allestita presso Palazzo Blu, sul Lungarno. E’ stata, come immaginavo, un’esperienza dolceamara. Non per la mostra (curata da Ada Masoero e aperta fino al 9 febbraio 2020), che è bellissima, e accompagna con chiarezza anche il visitatore meno esperto alla scoperta di un movimento artistico che non è di immediata comprensione. Il fatto è che mentre ammiravo quei quadri immaginifici non ho potuto soffocare del tutto il dolore di non poter condividere con mio padre le emozioni che la visita mi ha lasciato addosso: e anche se la gratitudine per avermi insegnato ad apprezzare il bello, soprattutto quando non così scontato, alla fine ha prevalso, è stata comunque un’esperienza velata di malinconia.
In teoria, la nostra gita sarebbe finita lì, con un’ulteriore capatina alla Taverna di Emma, o meglio nel suo laboratorio, a pochi passi dal locale principale, dove abbiamo salutato Pisa assaporando uno squisito hamburger gourmet. Ma arrivati a due passi da Firenze abbiamo pensato che fosse un delitto non darle nemmeno un’occhiatina, e così abbiamo prenotato al volo una stanza fuori città e ci siamo regalati un pomeriggio di passeggiata lungo l’Arno, un’ultima cenetta toscana (ahimè, non ricordo il nome del ristorante) e la mattina dopo un’altra passeggiata per la città. Peccato che la giornata spettacolare abbia ben presto trasformato il centro storico in un totale delirio di folla. A quel punto abbiamo girato i tacchi, recuperato l’auto e preso la strada di casa.
Siamo tornati stanchi ma felici, con tante cose belle da raccontare ai nostri pigri figlioli e, soprattutto, un grande desiderio di ripartire. Per dove, però, ve lo racconterò tra qualche settimana…
Interessante viaggetto: hai ragione, ci ho portato le figlie in età scolare e poi basta! 🙄
Sempre vivace e preciso il tuo resoconto, fa venire voglia di scrollarsi di dosso la pigrizia e di andare a visitare le innumerevoli bellezze che abbiamo, appena girato l’angolo…
Il Futurismo non è tra le correnti artistiche e letterarie che prediligo, ma riconosco che ha anticipato molta dell’arte contemporanea: ricordo che a scuola i ragazzi si divertivano molto quando leggevamo le poesie di F. T. Marinetti, dal lessico “fumettoso” e in forma di calligrammi.
Quanto alla nostalgia, ti capisco bene: ho ereditato la casa di famiglia, e spesso mi capitano in mano oggetti che mi rammentano i miei genitori. Qualche mese fa ho mostrato ai nipotini i cartoni a tempera del loro bisnonno (allievo della prestigiosa Accademia Albertina di Torino) e mi sono rivista piccola a pasticciare con i vecchi tubetti di colore mentre mio padre dipingeva… Mi conforta pensare che lui e mia madre continuano in modo misterioso a partecipare alle nostre vite e che ci hanno trasmesso i loro gusti e le loro inclinazioni, formando i nostri…
È vero, partecipano ancora alle nostre vite: silenziosi, ma comunque pieni d’amore. È un bel lascito, alla fine quello che conta davvero.
Pisa è a 20′ da casa mia ma la trascuriamo spesso, anche noi abbiamo fatto i turisti da cartolina in passato, per portare le figlie a fare la classica foto di rito con a mano che regge la torre pendente ma una volta cresciute non siamo piu andati preferendo la vicina macchia di s. Rossore per fare qualche picnic o passeggiata per vedere i branchi di daini. Vedremo di riscoprirla attraverso il tuo racconto…ma….per la prossima tappa Toscana perché non provi a venire a vedere uno dei sei corsi mascherati del carnevale viareggino? Durerà tutto febbraio dal 1 al 29, pensaci.
A febbraio sarà difficile, ma ci sto seriamente pensando per la primavera-estate. Nel caso, hai posti imperdibili da suggerire?
Beh, una passeggiata sul lungomare o sul molo fino al faro dove su una foto panoramica posizionata strategicamente si possono vedere i nomi di ogni cima delle Alpi apuane sullo sfondo della Riviera, oppure una passeggiata nella pineta di Levante o di ponente, una visita alla villa Argentina dove un tempo si tenevano balli nella sala dorata, da poco restaurata è aperta al pubblico ma pure le stanze e gli abiti di Paolina Bonaparte al Museo Blanc dove con un entrata di soli 3€ puoi vedere anche un esposizione archeologica dei ritrovamenti di zona e molto altro, poi c è sempre la gita sul lago di Massaciuccoli con visita alla casa di Puccini o il museo dei Palombari sul lungomare con i reperti dell’Artiglio e poi merita senz’ altro una visita alla vicina città d’arte Pietrasanta dove trovi sempre una mostra o qualche esposizione anche nella piazza principale….e poi e poi….
Beh, una passeggiata sul lungomare o sul molo fino al faro dove su una foto panoramica posizionata strategicamente si possono vedere i nomi di ogni cima delle Alpi apuane sullo sfondo della Riviera, oppure una passeggiata nella pineta di Levante o di ponente, una visita alla villa Argentina dove un tempo si tenevano balli nella sala dorata, da poco restaurata è aperta al pubblico ma pure le stanze e gli abiti di Paolina Bonaparte al Museo Blanc dove con un entrata di soli 3€ puoi vedere anche un esposizione archeologica dei ritrovamenti di zona e molto altro, poi c è sempre la gita sul lago di Massaciuccoli con visita alla casa di Puccini o il museo dei Palombari sul lungomare con i reperti dell’Artiglio e poi merita senz’ altro una visita alla vicina città d’arte Pietrasanta dove trovi sempre una mostra o qualche esposizione anche nella piazza principale….e poi e poi….
E cmq anche se il carnevale sarà finito, merita senz’ altro una visita La cittadella del carnevale, all’uscita dell’autostrada, ilnostro “Colosseo” dove potrai vedere dentro gli appositi hngar, come vengono costruiti i grandi carri allegorici in cartapesta, ma puoi trovare tutto sul web 😋