Viaggiare

Francia 2023. Occitania, Camargue, Provenza e Côte d’Azur

E alla fine ce l’abbiamo fatta. Nonostante problemi di salute, preoccupazioni familiari e altre cosette che vi risparmio, anche quest’anno siamo riusciti a ritagliarci il tempo per un viaggetto a due. Meta, ancora una volta la Francia: il Grand Tour dello scorso anno ci aveva decisamente lasciato voglia di tornare!

A questo giro abbiamo scelto un itinerario più breve (“appena” 3000 km) e un periodo molto più favorevole: giugno si è rivelato davvero perfetto, per temperature e soprattutto assenza di quel caos che – almeno a me – rende indigesti anche i posti più belli.

Come lo scorso anno, vi riepilogo a seguire le tappe dei nostri nove giorni, con indicazione di dove abbiamo mangiato e alloggiato. Quest’anno niente agenzie di viaggio e niente alberghi: ho selezionato personalmente delle Chambre d’Hôtes (ovvero dei b&b) che aggiungessero fascino al viaggio e – spoiler! – ci sono riuscita! Certo, la medaglia ha il suo rovescio: sono case private quindi non hanno quasi mai ascensore e spesso nemmeno parcheggio, ma il loro charme se lo fa davvero perdonare.

1° giorno. Verona-Grenoble

La meta finale, l’Occitania (regione della Francia che confina con la Spagna) era molto lontana, e così per spezzare il viaggio abbiamo scelto di fermarci a Grenoble, dopo oltre 500 km di strada, per circa sei ore di viaggio. La città, lo dico subito, non è per niente affascinante ma conserva un meraviglioso museo d’arte che ci siamo divertiti a visitare “a ritroso”, cioè partendo dall’epoca contemporanea e poi andando all’indietro. Un po’ stravagante, ma per spezzare la noia dopo tante ore di auto ci voleva proprio!

Abbiamo quindi pernottato nel fascinoso Le Chateau des Arènes: camera grande (anche troppo per una sola notte), e tutto lo charme di una vecchia e sonnacchiosa dimora di campagna. Da segnalare che all’interno del giardino c’è anche un buon ristorante, dove abbiamo cenato per concludere la giornata.  

2° giorno. Grenoble – Nîmes – Carcassonne

Sveglia presto, colazione veloce e via, altro lungo trasferimento in auto per raggiungere il cuore del nostro viaggio, cioè la cittadella fortificata di Carcassonne. Per spezzare le quasi cinque ore di auto ci siamo fermati a visitare Nîmes, con la sua Arena romana, la Maison Carrè pure di epoca romana e il meraviglioso Jardin de la Fontaine con una sontuosa struttura all’italiana impreziosita, oltre che dalla fontana che gli dà il nome, anche dalle rovine di un antico tempio dedicato a Diana.

Per il pranzo, ci siamo incamminati oltre le zone super turistiche; bastano davvero due passi per trovare piccoli bistrot molto interessanti. Purtroppo non ricordo il nome del “nostro” ma proponeva una versione elegante e fresca della cucina libanese: un pranzo leggero e gustoso che ci è piaciuto moltissimo! 

La giornata si è conclusa con l’arrivo al Carcassonne B&B du Palais, appunto a Carcassonne, dove abbiamo alloggiato quattro giorni: una piccola perla nascosta che merita assolutamente! I gestori, due signori inglesi, sono di una gentilezza squisita, il posto una bomboniera, la piccola piscina e il giardino una delizia e le colazioni davvero strepitose: insomma, molto più di quello che normalmente ci si aspetta da un B&B! Unica pecca, non ha parcheggio: per fortuna si trova facilmente posto nei paraggi, e la sosta è gratuita.

Al tramonto, dopo un veloce spuntino abbiamo fatto un giro della Carcassonne medievale. Oggi molto turistica, durante il giorno è piuttosto caotica ma recupera tutto il suo fascino a negozi chiusi, senza confusione e immersa nella luce dorata della sera.  Da vedere!

3° giorno. Castelli di Peyrepertuse e di Quéribus

In teoria avrebbe dovuto essere giornata dedicata al relax. Ma siccome non sappiamo stare fermi, eccoci di nuovo in auto direzione rovine di due dei più famosi castelli catari. I Catari, per dirla in due parole, erano una corrente religiosa che nel XII secolo sosteneva il ritorno del cristianesimo alla povertà evangelica. Le loro idee scomode, unite a un’interpretazione decisamente originale delle scritture e al tentativo di organizzare una chiesa alternativa a quella di Roma fecero sì che il papa chiamasse contro di loro addirittura una crociata. L’invito fu prontamente accolto dai signorotti francesi del nord della Francia che non vedevano l’ora di mettere le mani sul lussureggiante sud del paese. La crociata, culminata nel massacro degli abitanti della città di Albi (la famosa frase “uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi” è probabilmente un falso storico ma rende bene lo spirito che animava i crociati), si prolungò proprio perché gli ultimi Catari si arroccarono in alcuni castelli costruiti in luoghi davvero impervi. Camminando attraverso le loro rovine (si raggiungono solo a piedi, con buone gambe e un buon fiato), si capisce perché, per espugnarli, i crociati abbiano dovuto ricorrere a pratiche particolarmente crudeli, senza comunque ottenerne la resa. Ed è una visita che tocca il cuore, se pensiamo che in fondo queste persone non cercavano di imporre la loro fede al prossimo, ma volevano semplicemente essere lasciati liberi di viverla. 

Per rinfrancarci dopo una giornata così impegnativa, al ritorno a Carcassonne ci siamo rifrescati nella piscina del B&B (riscaldata il giusto) e poi una bella cena da La Table d’Alaïs: cucina ricercata senza esagerare, piatti veramente buoni e anche bellissimi da vedere: cosa volere di più?

4° giorno.  Albi

Impossibile non visitare la città-simbolo della crociata contro i Catari, che sorge a circa un’ora di auto da Carcassonne. Certo, il suo volto è oggi ben diverso ma camminare per il suo centro fa comunque un certo effetto. Abbiamo visitato la spettacolare cattedrale di Santa Cecilia, camminato lungo il fiume grazie al belvedere dei giardini del Palazzo della Berbie, guardato da lontano il Pont Vieux che in questo periodo è oggetto di restauro e non si può attraversare. Soprattutto, abbiamo visitato il museo dedicato al suo più illustre cittadino, il celebre pittore della Belle Epoque Henri de Toulouse-Lautrec. Nelle sue sale si alternano opere del maestro e di altri artisti suoi contemporanei, in un tripudio di meraviglie che meritano assolutamente la visita. 

Sulla strada del ritorno abbiamo fatto una breve sosta a Mirepoix, delizioso paesino dal cuore medievale: minuscolo e super turistico, ma le sue colorate case a graticcio valevano il passaggio. 

Per inciso, nell’andare ad Albi siamo incappati in un Vide-Grenier (l’equivalente francese dei nostri svuota-cantine di piazza) dove ho recuperato, con grande soddisfazione, un piatto e un corpo di fontana lavamani transferware davvero belli a cifre ridicole. Decisamente una giornata produttiva!

5° giorno. Tolosa

Il programma prevedeva di dirigersi a sud per avvicinarsi al confine con la Spagna, visitando la cittadina costiera di Perpignan. Poi ci siamo sentiti in colpa per aver trascurato il centro più grande della regione, Tolosa, e così abbiamo cambiato programma e ci siamo andati. Ecco, non lo rifaremmo. Bella, per carità, ma non valeva le quasi due ore di auto per andare e le altrettante per tornare. L’abbiamo girata un po’ a sentimento, passando dall’architettura medievale delle zone storiche a stravaganti giardini in stile giapponese nella parte più moderna. 

Tornati a Carcassonne, ci siamo consolati con una bella cena questa volta nella parte moderna della città, alla Brasserie à 4 Temps, dove abbiamo mangiato davvero benissimo: altro bonus per il B&B, essere situato in posizione molto strategica, e infatti ci siamo mossi a piedi sia verso la rocca che verso la parte bassa. 

6° giorno. Carcassonne – Aigues Mortes – Arles 

Tempo di lasciare (a malincuore) l’Occitania per iniziare a riavvicinarsi all’Italia. Dopo l’ultima colazione by Mike e Peter, eccoci di nuovo in auto alla volta di Arles. Abbiamo spezzato le quasi tre ore di viaggio con una visita ad un’altra cittadella fortificata, Aigues Mortes. Anche qui, turisti e negozi di souvenir a gogò. Anche qui, basta uscire di due passi dalle vie principali e si trova una bellezza più autentica: il che, ovviamente, non impedisce di fare acquisti, nel nostro caso scegliendo qualche regalino, ovvero biscotti di vario genere e una bella tovaglia in stile provenzale.

Ancora qualche chilometro, ed eccoci ad Arles. Città romana al pari di Nîmes, ha come la sua “gemella” una Arena ben conservata e deliziose stradine tra cui perdersi. Tutta un saliscendi, alterna architetture tipicamente francesi a tocchi più esotici. Qui, lo ricordo, è nato Vincent Van Gogh, e proprio la strana bellezza di Arles è ritratta in alcuni dei suoi dipinti più famosi. Stanchi ma motivati, ci siamo poi spostati (sempre rigorosamente a piedi) nella zona meno centrale, per visitare i famosi Alychamps, antico cimitero romano collocato lungo una delle strade di uscita dalla città: le aspettative erano di una passeggiata tra piante e fiori, tra le quali avrebbero fatto capolino con sarcofagi in pietra e antiche lapidi. La realtà è stata ritrovarsi a camminare tra due file di pietre (pure bruttine, perché le più belle sono state riutilizzate o musealizzate) in un contesto decisamente brullo: non era senza fascino, intendiamoci, solo… molto diverso dalle attese!

Dopo quest’ultima tappa e un panino veloce, abbiamo lasciato la città e raggiunto, a pochi chilometri di distanza, la nostra “casetta” per le tre notti successive: si chiama Le Mas d’Aymard ed è ricavato da una tipica abitazione provenzale. Bello e tranquillo, con un’unica pecca: le zanzare! D’altronde eravamo alle porte della Camargue, che è pur sempre una zona paludosa: abbiamo fatto scorta di repellente, e abbiamo risolto il problema.

7° giorno. Camargue

La Camargue altro non è che la regione attorno al delta del Rodano, uno dei principali fiumi francesi. Un po’ come il delta del nostro Po, è una riserva naturale dove terra, acqua e sale si rincorrono a perdita d’occhio. L’abbiamo girata prevalentemente in auto, fermandoci per delle brevi passeggiate che sono state tuttavia sufficienti per farci ammirare le saline, i piccoli fari, i maestosi stagni popolati di fenicotteri, i prati dove crescono liberi i tipici cavalli bianchi e i famosi tori allevati – ahimè – anche per le corride. Da notare che la Camargue è una delle patrie del popolo gitano, che qui si raduna – precisamente nel paesino costiero di Les Saintes Maries de la Mer – per la festa della sua protettrice, Santa Sara, in un grande appuntamento annuale ricco di storia, tradizione e… confusione! Se non apprezzate il genere, evitate di visitare la zona alla fine di maggio. Negli altri periodi dell’anno siate comunque pronti a incontrare un po’ ovunque signore che si offriranno di leggervi la mano o vendervi amuleti portafortuna: non prendono benissimo i rifiuti, va detto, ma se non siete superstiziosi la cosa finisce lì. 

E’ stato anche il giorno del famoso picnic che avete visto su Instagram. Perdute le luculliane colazioni di Carcassonne che ci permettevano di saltare serenamente il pranzo (e un paio di volte anche la cena), e non volendo perdere ore per pranzare abbiamo optato per il fai da te: baguette, formaggi, frutta, una bottiglia di vino rosso e un piccolo set di stoviglie infrangibili (sigh) con cui il marito mi ha imposto di corredare stabilmente l’auto et voilà, il pranzo invista campagna è stato servito!

8° giorno. Montpellier

Un giorno natura, un giorno città. Dopo la giornata in Camargue, dunque, di nuovo un’oretta di auto ed eccoci a Montpellier. Nonostante mille cantieri che la interessano in attesa di presentarsi al meglio come capitale europea della cultura nel 2027, la città non perde il suo fascino. Piazze, palazzi, fontante, giardini… tutto il meglio dello stile francese! Abbiamo camminato parecchio (con un bel po’ di saliscendi), mangiato in un bel chioschetto lungo l’Esplanade Charles de Gaulle e rinunciato alla visita di un museo d’arte che sembrava molto interessante: ma era il penultimo giorno di vacanza, e non avevamo voglia di passarlo al chiuso.

Sulla strada di “casa”, un fuori programma: un cartello alle porte di Arles indicava una antica abbazia, e ci siamo detti “Perché no?”. Il primo impatto non è stato dei migliori: un sotterraneo stretto e spoglio con un modellino in legno che puzzava tanto da trappola acchiappaturisti. Ma eravamo in ballo e abbiamo continuato a ballare: e per fortuna, perché l’abbazia di Montmajour si è rivelata un piccolo gioiello. Un susseguirsi di edifici in stili diversi, a testimoniare i lunghi secoli della sua storia, ci ha catturati facendoci ben presto pentire di essere entrati a filo dell’orario di chiusura. Abbiamo salito letteralmente di corsa i 115 gradini che portavano in cima alla torre abbaziale, da cui si godeva un panorama meraviglioso su Arles e sulla campagna circostante. Fatti scendere da un solerte omino che perlustrava il sito alla ricerca di turisti sperduti da non chiudere dentro per sbaglio, abbiamo attraversato gli ultimi ambienti con un discreto rimpianto. Dovessimo tornare da quelle parti, non mancheremo di replicare la visita con più calma! 

9° giorno. Arles – altipiano di Valensole – Cagnes sur Mer

In teoria, avremmo dovuto metterci in macchina, dirigere verso sud, guidare tre ore sull’orrenda autostrada costiera e raggiungere la Costa Azzurra, dove dormire prima del rush finale che ci avrebbe riportati a casa. Ma nessuno dei due aveva voglia di autostrada, il cielo era coperto e la temperatura fresca, e in fondo non c’era gran motivo di correre. Così abbiamo scelto di avventurarci per strade statali guidando verso nord, e attraversando in questo modo il cuore della Provenza. L’avevamo già visitata, con la dovuta calma, quattro anni fa a inizio primavera: e pur sapendo che anche questa volta non avremmo trovato la lavanda in fiore, siamo andati lo stesso. Non ce ne siamo pentiti, anzi, è stato un giro bellissimo: abbiamo trovato una fioritura più avanti del previsto, ci siamo divertiti a farci foto instagrammabili (in ottima e numerosa compagnia), abbiamo ammirato campi di papaveri e di misteriosi fiori lilla, rivisto le spettacolari Gorges du Verdun e la selvaggia zona del Luberon, zone per cui vi rimando al diario della precedenta vacanza in Provenza, che trovate qui.

Arrivati infine a Cagnes su Mer, ecco l’ultima meta del nostro viaggio: la casa di Auguste Renoir, altro pittore francese che amo moltissimo. Lo ammetto: dopo aver visto, l’anno scorso, la casa di Claude Monet a Giverny con i suoi arredi colorati, il meraviglioso giardino e il leggendario stagno con le ninfee, le aspettative erano altissime. Ma Giverny è un unicum, e avrei dovuto immaginarlo: a confronto, la casa di Renoir mi è sembrata vuota e senz’anima, e il giardino mediterraneo triste e spoglio, nonostante i suoi olivi secolari. Decisamente, non si è accesa la scintilla!

Finita la visita, ci siamo sistemati nell’ultimo B&B, Le rêve bleu, caratterizzato da una stanza con bagno entrambi minuscoli ma curatissimi in ogni dettaglio, e da una proprietaria simpatica e accogliente. Tempo di regalarsi una cena in riva al mare nel delizioso La Table de Kamiya, con la sua cucina squisita cucina accesa da suggestioni orientali, e la vacanza era proprio finita. Dopo un buon sonno e una colazione in una tipica boulangerie/patisserie artigianale fronte spiaggia, ci siamo rimessi in auto e abbiamo preso la via di casa.

6 pensieri su “Francia 2023. Occitania, Camargue, Provenza e Côte d’Azur”

  1. Che tour meraviglioso.. come quello, che ho seguito, che hai fatto lo scorso anno…. e che, se convinco il marito a guidare x un po’, vorrei fare anche io! non so se me lo sono persa ma x caso hai anche l itinerario della normandia etc …. ??
    grazie x condividere con noi .. in abbraccio buona estate
    Massimiliana

  2. Sono la prima che commenta! Che piacere rileggerti! Un abbraccione (no su instagram non mi trovo bene, quindi ti leggo solo qui)

  3. Tutto bellissimo, grazie per aver condiviso il viaggio! Purtroppo non riesco più a trovare il suo profilo Instagram che seguivo on grande interesse, ha cambiato indirizzo?

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