Indispensabili, Ricevere

La dispensa degli indispensabili, capitolo 1. Il caffè

Invitare qualcuno a fermarsi per un caffè è, tra gli inviti inattesi, la cosa più frequente che possa capitare, ed è anche – per fortuna – la più semplice da gestire. Praticamente in ogni casa c’è già quasi tutto quello che serve: basta davvero pochissimo per superare un’eventuale emergenza in modo veloce ma impeccabile. Insomma, è una situazione dove si vince facile!

Com’è a dir poco ovvio, la cosa fondamentale è la qualità del caffè, che deve essere eccellente. Sarà opportuno tenerne sempre in versione normale e decaffeinata, in modo che l’ospite possa scegliere quello che preferisce: ricordiamo che per molti il decaffeinato non è uno sfizio, ma una questione di salute! Se ne abbiamo la possibilità, chiederemo anche se è più gradito il caffè della moka o l’espresso, e lo prepareremo di conseguenza.

Quanto allo zucchero, se abbiamo in casa sia il tipo bianco che quello di canna li presenteremo entrambi, ovviamente ciascuno in un contenitore semplice ma curato. Se invece disponiamo di un solo tipo, poco male: parliamo di una casa privata, non di un ristorante, e quindi nessuno si aspetterà una scelta enciclopedica.

Molti il caffè lo bevono solo macchiato, quindi è d’obbligo avere del latte, da servire rigorosamente in una piccola lattiera. Per chi non utilizza abitualmente questo alimento, una possibile soluzione alternativa sono le monodosi di panna a lunga conservazione. Purtroppo non sono molto belle da vedere: basterà comunque versarne due-tre porzioni nella lattiera per risolvere il problema.

Non potrà poi mancare un tocco di dolce. Qui la cosa è più soggettiva: si tratta di individuare qualcosa di sfizioso e duraturo e… resistere alla tentazione di mangiarcelo! Per quanto mi riguarda, pur amando particolarmente l’abbinamento tra il caffè e la cioccolata, raramente ho in casa dei cioccolatini, perché appunto sparirebbero in un amen. Non mi manca invece mai (e guai a chi la tocca!) una stecca di cioccolato fondente, che uso per dolci, glasse e ganaches, e che in caso di emergenza rompo a quadretti e servo in una coppetta. Chi non ama la cioccolata (o non riuscirebbe a resistere alla tentazione) può tenere in dispensa un pacchetto di biscotti scelti nella nostra strepitosa tradizione gastronomica: tra lingue di gatto, canestrelli, cantucci, amaretti e compagnia, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Infine, il servizio. Preferibilmente, la preparazione va fatta lontano dagli occhi dell’ospite, che non si farà accomodare in cucina. Se però questo non è possibile, pazienza: l’informalità della situazione consente tranquillamente di preparare anche in sua presenza. Come si è detto nel post precedente non c’è nessun problema ad utilizzare le cose di tutti i giorni, purché un minimo coordinate e soprattutto in ordine: bando perciò a tazzine troppo sciupate e a zuccheriere che non si abbinano minimamente al resto della tavola. Non devono mancare inoltre piccoli tovaglioli, anche di carta, purché anch’essi coerenti con quanto abbiamo preparato: la cura del dettaglio fa sempre la differenza!

16 pensieri su “La dispensa degli indispensabili, capitolo 1. Il caffè”

  1. Come ho già detto , il rito del caffè per me è molto importante, molto più di quello del tè che in genere apprezzo solo in compagnia e in occasioni speciali. Facendo largo uso di caffè “posato” (del giorno prima) per le nostre colazioni (siamo in 4) e considerando che in casa sono l’unica che lo beve ai pasti e fuori pasto, acquisto caffè più economico ma tengo in casa una busta di caffè più buono cosi da offrirlo senza imbarazzi, – che poi ognuno è abituato al suo caffè e basta cambiare casa che senti comunque la differenza -una cosa che mi piace chiedere e alla quale non tutti danno importanza, è se viene preferito in tazza o nel bicchiere, gli uomini in genere lo preferiscono nel vetro – forse per la correzione! – perciò se lo ricordo, lo porto nel bicchierino con il manico di ferro a chi lo vuole così, una cosa che invece non sopporto è che mi venga offerto il caffè già con lo zucchero o il latte dentro!!! ma dico?!? solo io so quale è la dose che mi piace! come ti permetti di fare a tuo piacimento??? Questa cosa succede spesso a casa di alcuni parenti che si ostinano a ripetere il solito errore nonostante il mio disappunto….Per ciò che riguarda le dolcezze da offrire, bè se è un caffè pomeridiano un biscottino c’è sempre in casa per l’occasione, per la sera invece ho adottato le meringhette Csabine che al contrario di ciò che dicono le ricette si conservano moooolto più a lungo di 1 settimana! 😉 (immagino che dopo aver pubblicato questo commento mi renderò conto di aver scritto un po’ troppo….scusate)

    1. scusata 😉
      anzi! è piacevole leggere e scambiarsi idee e pensieri… fa ridere pure a me la gente che zucchera a priori il caffè … il top è quando lo fanno già nella moka!! da primo premio!!!!
      katia mi potresti postare il link di queste meringhette di csaba, se sono pubblicate?
      grazie!!!! claudia

      1. Ti do le dosi :pesi 2 albumi, mescoli a parte uguale peso di zucchero semolato fine e uguale peso di zucchero a velo,monti gli albumi con 2/3 degli zuccheri a neve ferma con la stessa consistenza della schiuma da barba (come dice Csaba) poi aggiungi a mano il terzo rimasto, metti in una sac a poche ( o fai con un cucchiaino) e fai dei mucchietti piccoli che cuocerai a 105° per 75′ su carta forno.

  2. Ecco, quella dello zucchero direttamente nella moka mi mancava proprio 😯 . Comunque avete ragionissima, non esiste che si serva un caffè già zuccherato, e men che meno macchiato: sono questioni così soggettive che ognuno deve fare da sé.
    Sul fronte meringhe, vi segnalo che aggiungendo una punta di maizena al mix di zuccheri la meringa rimane ancora più soda. Quanto alla cottura, dopo molti esperimenti (e qualche fiasco) mi sono aggiustata su forno riscaldato a 100° ma abbassato a 80° al momento di infornare, ventilato, per circa 2 ore. Non so se sia il mio forno, ma con la temperatura più alta le meringhe ingialliscono un po’ ai bordi, hanno un fondo di caramello e dentro restano morbide, cosa che sinceramente non mi fa impazzire: le preferisco candide e croccanti.

    1. bene, ho fatto il pieno di consigli e allora domani faccio le meringhette e vi faró sapere… nel frattempo ho sempre la torina al rosmarino 😀

        1. olio extra vergine 200 ml; si scalda in padella 3-4 minuti a fuoco basso con 2 cucchiaiate di aghi di rosmarino, e si lascia intiepidire dipo aver tolto e conservato gli aghi; latte 180 ml (acqua per me che sono allergica) 3 uova- questi ingredienti si sbattono con una frusta a mano giusto per amalgamarli.
          in un’altra ciotola
          200 gr di farina
          80 gr di farina di farro
          120 gr zucchero di canna o normale
          2 cucchiaini scarsi di lievito e un pizzico di sale
          mescolare gli ingredienti liquidi in quelli secchi, aggiungere 150 gr di gocce di cioccolato, metà del rosmarino soffritto priam e infornare 180′ per 45 minuti
          viene bellissima anche nella teglia da muffins!!

          vale la pena è facilissima e buonissima e non avendo busogno di frullatori o impastatori è anche silenziosa, la faccio sempre dopo ce il piccolo dorme… profuma tutta la casa 🙂

  3. da doamani sarò giusto giusto in ferie… ma le meringhette sono la base per le famose pavlove? non sono ancora riuscita a capire come si facciano….per il caffè concordo su tutto aggiungerie solo l’opzione dolcificante per amiche perennemente in dieta….baci baci baci

    1. alessia credo che la pavlova sia una meringona riempita al centro con qualcosa . ma come avrai capito non sono proprio esperta di meringhe 😦

      1. si, la pavlova è una grande meringa accompagnata da crema pasticcera/panna/gelato (anche non tutto insieme!) e frutta. all’interno deve restare un po’ tipo marshmallow.

        1. Infatti la meringa per la pavlova va cotta per meno tempo a temperatura leggermente più alta proprio perché dentro resti umida. Francamente a me in versione torta non piace molto, mi convince molto di più in versione mignon da accompagnare a un caffè “organizzato”. Ci torneremo su…

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